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Little Steven: prima Bruce Springstreen, poi tutto il resto

Intervista con Steven Van Zandt, noto per essere un musicisista della E-street, band di Stringsteen, e da qualche anno anche attore, nei Sopranos e in Lillyhammer.

Little Steven: prima Bruce Springstreen, poi tutto il resto
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15 Maggio 2015 - 10.32


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di Marco Spagnoli*

In esclusiva per Globalist e per il Giornale dello Spettacolo un incontro con Steven Van Zandt, noto per essere uno dei grandi musicisti della E-street leggendaria band di Bruce Springsteen, che da qualche anno ha intrapreso un’importante carriera di attore e produttore di serie televisive come Lillyhammer trasmessa in Italia da SkyAtlantic.

La sua interpretazione ne I Sopranos al fianco del compianto James Gandolfini aveva stupito tutti: Steven Van Zandt, una vera e propria icona della musica rock, grazie al suo lavoro da solista e al fianco del Boss, Bruce Springsteen è anche un attore carismatico così come ha dimostrato ancora in Lillyhammer la brillante serie televisiva prodotta da Netflix e trasmessa su Sky in cui interpreta un boss della criminalità Italo – Americana talmente pericoloso da essere mandato in un programma sottocopertura lontanissimo da casa nella Norvegia centrale. Rappresentato in Italia da Giovanni Tamberi, (in passato executive di Titanus, Lucky Red, Bim, Istituto Luce e CEO di Metacinema), Van Zandt, anche conosciuto come Little Steven è inoltre un autore importante di musica da film, che desidera guardare al cinema e alla televisione italiana per possibili collaborazioni.

“La terza stagione di Lillyhammer sarà, temo, purtroppo anche l’ultima”. Dice “Per me è stata un’esperienza indimenticabile e un’avventura senza precedenti quella di recitare in uno Show non Americano ed essere coautore, co-produttore e incidere tutta la sua musica a parte alcuni brani della prima stagione”.

Nonché regista di un episodio molto particolare…

E’ stato un grande onore e piacere dirigere Bruce Springsteen al suo debutto nell’episodio finale della serie.

Che cosa l’attirava di questa storia? Il suo humour ha pesato nella scelta?

La premessa di questa serie creata da marito e moglie, Elif Skodvind e Anne Bjornstad era irresistibile: un gangster che finisce in un programma di protezione per testimoni e sceglie Lillehammer in un paese come la Norvegia dove il crimine semplicemente non esiste. In realtà io non volevo che l’elemento di comedy fosse troppo spiccato e sono diventato il terzo autore della serie con l’intenzione di trasformarla in una sorta di “Dramedy”, ovvero uno show con momenti seri il cui humour venisse fuori dalle circostanze e dai personaggi anziché dal tentativo di essere divertenti.

Come è nato questo progetto?

Stavo producendo l’album di una band rock norvegese che si chiama The Cocktail Slippers per la mia casa discografica Wicked Cool e stavo facendo il mix finale a Bergen quando ho incontrato i due creatori che erano venuti a salutarmi. Quando hanno pronunciato la parola ‘gangster’ ho pensato che, forse, non avrei dovuto accettare la loro proposta dopo dieci anni e sette stagioni ne I Sopranos. Però, quando mi hanno chiesto aiuto per scriverla e coprodurla non ho potuto resistere.

Lei si è dichiarato pronto ad esportare il format: ha ricevuto già delle offerte per produrlo in altri paesi?

No, ma sarebbe una buona idea farlo. Il vero esperimento che ha funzionato in maniera incredibilmente buona negli Stati Uniti è quello di avere un protagonista che parla inglese, mentre tutti gli altri par- lavano norvevese con l’idea che lui capisse la lingua, ma non la parlasse. Questo assunto, abbastanza assurdo, ha permesso però che, per la prima volta, gli Stati Uniti, l’Australia e il Regno Unito trasmettessero uno show che fosse per la maggior parte sottotitolato prodotto da uno studio importante come Netflix.

La recitazione è diventata una parte sempre più importante della sua carriera: adesso lei è anche un produttore molto importante. Come guarda al futuro di questa parte delal sua carriera e in quali progetti vorrebbe essere coinvolto?

Mi piace fare molte cose, ma il lavoro al fianco di Bruce Springsteen sarà sempre la mia priorità. La cosa a cui sto lavorando è creare il mio show se non accetto nessuna delle offerte che mi stanno arrivando. Sto lavorando a diversi script e, come se non bastasse, oltre al cinema e alla televisione ogni anno cerco di produrre un po’ di musica.

Si dice che lei stia lavorando ad un progetto speciale…

La colonna sonora di Lillyhammer è disponibile in formato digitale sul mio sito [url”WickedCoolRecords.com”]www.wickedcoolrecords.com[/url], e sarà disponibile su supporto fisico a Settembre. Al momento resterò per un po’ qui a Los Angeles per terminare l’album di esordio di Darlene Love che uscirà subito dopo l’estate. Anche se ha 73 anni ha la voce di una ragazza di 23 e sembra averne 33. Credo che il pubblico finalmente potrà conoscerla e apprezzare il suo grande talento dopo averla vista nel documentario vincitore dell’Oscar 20 feet from Stardom o nella serie di Arma Letale. Il mio desiderio è fare capire al pubblico, perché è considerata la più grande cantante rock di tutti i tempi.

Come attore l’abbiamo vista nei panni del ‘mafioso’. Non teme di subire un po’ troppo il typecast e non vorrebbe vedere il suo talento espresso anche in altri ruoli?
Ne sono consapevole, ma – mi creda – anche in questo frangente ho molte sorprese in arrivo.

Qual è il suo rapporto con la patria dei suoi avi, l’Italia?

Ottimo e soprattutto adoro il cinema italiano. I miei preferiti sono Bertolucci, Fellini e Pasolini, come i pazzi b-movies di Dario Argento, Lamberto Bava e Lucio Fulci. Nel mio cuore, però, c’è un posto speciale per il grande maestro Sergio Leone.

Le piacerebbe lavorare in Italia come attore o come musicista?
Assolutamente. Fatemi un’offerta che non possa rifiutare. Un regista con cui le piacerebbe collaborare? Uno che abbia davvero il desiderio di lavorare con me.


*Questo articolo è stato pubblicato sul Giornale dello spettacolo [url”anno 70, n.3 del 2015″]http://giornaledellospettacolo.globalist.it/Detail_News_Display?ID=82217&typeb=0&Speciale-Cannes-sfoglia-il-Giornale-dello-Spettacolo[/url]

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