Il dolore del ‘giovane Werther’ è l’impossibilità di raggiungere la felicità, che per lui significa amore e famiglia, idealizzata fino a un’immagine da Mulino Bianco. È il cuore del melodramma tardo-ottocentesco di Jules Massenet, ispirato al capolavoro di Johann Wolfgang von Goethe I dolori del giovane Werther, appunto, in scena al teatro dell’Opera di Roma con repliche – dopo il debutto di domenica 18 gennaio – il 21, il 23, il 27, il 25 e il 29 del mese in corso. Sul palcoscenico protagonista Francesco Meli, diretto dallo spagnolo Jesus Lopez-Cobos per la regia del tedesco Willy Decker.
Un ruolo faticoso. L’immagine in un certo senso azzardata del Mulino Bianco, è suggerita dallo stesso Meli, per far ben capire l’essenza dell’opera di Massenet. “Werther è un outsider, un asociale – spiega il 35enne tenore genovese amato in tutto il mondo – Mi fa pensare a certi giovani problematici e incapaci d’interagire coi coetanei”. Un impegno faticoso per Meli perché il personaggio principale, Werther appunto, “resta sempre in scena”. Un ruolo “magnifico e vibrante. Ma ha un’impervia tessitura acuta”, che richiede un impegno fisico e interpretativo di altissimo livello.