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'Potere massonico': l'inchiesta di Ferruccio Pinotti sui poteri nascosti d'Italia

L'intervista di Giuseppe Costigliola al giornalista e scrittore Ferruccio Pinotti, autore del libro 'Poteri Forti', porta alla luce verità inconfessabili sulla massoneria e sulla storia recente d’Italia.

'Potere massonico': l'inchiesta di Ferruccio Pinotti sui poteri nascosti d'Italia
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

18 Ottobre 2021 - 14.17


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In occasione dell’uscita del libro Potere massonico, inchiesta che porta alla luce la forza e la pervasività della massoneria in Italia, abbiamo intervistato l’autore, il giornalista e scrittore Ferruccio Pinotti.

 

Cosa ti ha spinto a intraprendere questa indagine complessa, articolata e scottante?

Seguo il tema della massoneria da molti anni e ho iniziato a incontrarlo nel 2005 quando scrissi per Rizzoli Poteri forti dedicato alla vicenda Calvi-Ambrosiana, nella quale la presenza della massoneria era molto rilevante. Di lì, attraverso lo studio degli atti giudiziari e delle testimonianze dei collaboratori di giustizia sentiti dal Magistrato Luca Tescaroli, iniziai a comprendere quanto sia profondo il livello di interrelazione tra la massoneria deviata, la finanza, la politica e tanti poteri criminali. Me ne sono poi occupato consistentemente nel libro scritto con lo stesso pubblico ministero Tescaroli intitolato Colletti sporchi, che parla di borghesia mafiosa e di rapporti tra Stato, mafia e imprenditoria. Di lì è nato il mio primo grande libro sulla massoneria intitolato Fratelli d’Italia, uscito nel 2007. Poi mi sono occupato della massoneria in un’altra chiave attraverso un libro scritto con il collega vaticanista Giacomo Galeazzi della “Stampa” di Torino intitolato Vaticano Massone, un altro libro difficile e complesso. Come naturale evoluzione è venuto l’ultimo, Potere massonico, che ha coinciso con un nuovo interesse per il fenomeno determinato anche dalla inchiesta sulla Loggia Ungheria e dall’inchiesta sui rapporti tra ambienti della destra estrema e la massoneria in ambito milanese.

Il tuo libro porta alla luce verità inconfessabili sulla massoneria e sulla storia recente d’Italia. Com’è stato accolto? Ha prodotto dei risultati?

Il libro è stato accolto molto bene ed è ormai alla terza edizione, prosegue la sua strada in quanto essendo dotato di un ricco apparato di note, oltre che di un vasto indice dei nomi, è sicuramente un reference bookper chi vuole comprendere questa complessa materia. Produrrà spero anche dei risultati perché in sede di Commissione Antimafia, della quale sono consulente, cercheremo di affrontare il nodo della massoneria per produrre proposte di legge e provvedimenti specifici.

Dalle tue ricerche esce fuori un quadro ben grave sullo stato di salute della democrazia e sul grado di civiltà del nostro Paese. Realisticamente, credi che si possa intervenire in modo davvero incisivo per portare finalmente l’Italia nell’alveo di una corretta e civile gestione della politica e del potere?

La domanda è molto importante e pertinente e la risposta è complessa. La mia sensazione, dopo molte inchieste scomode, sia che l’Italia resti un Paese ancora fortemente arretrato in termini di democrazia, di qualità, di rappresentanza dei partiti, e anche in termini di informazione. Non a caso l’Italia si situa molto in basso nei rankingsinternazionali relativi alla libertà di stampa. Il lavoro da compiere e quindi ancora enorme per consentire alle nuove generazioni di vivere in un Paese più democratico, più aperto e più ricco di opportunità.

I dati presenti nel tuo libro parlano chiaro: la massoneria in Italia non è mai stata così florida, le richieste di adesione alle varie logge sono in aumento, anche da parte di categorie generalmente escluse, come i giovani e gli appartenenti a classi sociali medio e piccolo borghesi. Cosa spinge tanti giovani ad affidarsi alle fratellanze?

La spinta continua e crescente ad affiliarsi alla massoneria e a logge più o meno pulite deriva proprio dal fatto che in Italia mancano ascensori sociali, manca il mercato, manca una meritocrazia che consenta ai giovani più validi e intelligenti di farsi strada come avviene nelle economie e nelle democrazie veramente compiute. Un Paese nel quale è necessario affidarsi alla massoneria o ad altre consorterie non è un Paese che offre veramente delle chances.

Una particolarità di alcune obbedienze massoniche contemporanee è l’apertura alle donne. Cosa potrebbe determinare, nel lungo periodo, l’allargamento trans-genere e a categorie sociali storicamente escluse dalla massoneria?

L’apertura della massoneria alle donne è un fenomeno crescente e lo dimostra il fatto che la più importante obbedienza di Francia, il Grande Oriente di Francia, ha di recente compiuto una scelta forte aprendo l’appartenenza alle donne, cosa che prima era ritenuto un tabù, in ossequio alla massoneria inglese che non prevede questo tipo di partecipazione. La scelta dei francesi pone quindi un problema importante al Grande Oriente d’Italia che resta chiuso su posizioni di esclusione delle donne. Ma la esperienza della Gran Loggia di Italia che racconta il mio libro con due testimonianze femminili indica che la voglia di appartenenza delle donne alla massoneria è in crescita, anche perché si tratta di uno dei pochi momenti di comprensione del potere che viene messo a disposizione delle donne.

Ti sei occupato di vicende e potentati oscuri, relative al Banco Ambrosiano e all’omicidio Calvi, all’Opus Dei, al passato misterioso di Berlusconi, alla stagione delle stragi, alle finanze vaticane e altro ancora. Credo che questa inchiesta sulla massoneria in qualche modo le contenga un po’ tutte. È così?

Sì, effettivamente è vero, in quanto la massoneria è una dimensione estremamente sottile, antica e profonda, quindi attraversa tutte queste tematiche e le ricomprende. Si tratta di una camera di compensazione del potere – come viene spiegato bene dalla ricercatrice Eleonora Salina – che svolge in molti Paesi una funzione di connessione tra realtà apparentemente lontane e che non dovrebbero provare momenti di dialogo, come lo Stato, la mafia, la politica e la finanza.

Il rimestare nei tanti misteri irrisolti della storia italiana ti ha procurato problemi di lavoro? Hai mai subito minacce dirette o velate?

Certamente è stato molto difficile occuparsi di questi temi e le conseguenze ci sono state sia a livello professionale che legale, nel senso che in Italia chi fa inchieste serie è costantemente sottoposto alla pressione di querele, di azioni civili e penali, così come di minacce più o meno velate. Vi è da dire, inoltre, che anche i grandi giornali fanno ormai fatica a produrre inchieste di ampio respiro e tendono a fermarsi sulla notizia del giorno, o ancor più spesso su notizie leggere e di scarso interesse.

Che ricordo conservi di una persona fosca e ambigua come Licio Gelli?

Ho incontrato a lungo Licio Gelli e l’ho intervistato per molte ore. La mia impressione è che fosse un convinto fascista riciclato con l’aiuto di ambienti americani in funzione anti/comunista, ma che possedesse entrature importanti anche in Vaticano e negli ambienti andreottiani. Detto questo, ho avuto l’impressione che ci un livello superiore e che lui fosse soprattutto uno strumento di gestione di trame e situazioni decise a livelli più alti, anche internazionali.

Nella tua lunga attività professionale hai incontrato personaggi che, in un modo o nell’altro, hanno fatto la storia. Ci sono delle interviste di cui vai particolarmente fiero?

Sicuramente è stato di grande interesse l’incontro per l’intervista con Francesco Cossiga contenuta in Fratelli d’Italia; l’uomo aveva una conoscenza spaventosa del potere e dei meccanismi occulti che regolano l’Italia ed era anche di una sincerità, di una apertura che mi hanno lasciato sinceramente sorpreso. Mi disse testualmente: “Sa, nei fatti Moro lo abbiamo ucciso noi e di questo non potrò mai perdonarmi”. Oltre a lui è stato di grande interesse il confronto con magistrati di valore come Luca Tescaroli, Nino Di Matteo, Gianfranco Donadio, Agostino Cordova. Devo però anche dire che umanamente sono stato molto colpito dalle interviste e dalle testimonianze umane di vittime di abusi e di manipolazione raccolte per il libro sull’Opus Dei o per quello su Comunione e liberazione, e quelle per il mio prossimo libro sul movimento dei focolarini, in uscita a novembre. Credo che il giornalismo d’inchiesta debba occuparsi, oltre che del potere, delle sue vittime. Solo così si pone veramente al servizio del cittadino.

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