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Addio Giuseppina, l'ultima donna di Pier Paolo Pasolini

Giuseppina Sardegna era cuoca del Ristorante Biondo Tevere di via Ostiense a Roma, il ristorante dove cenò Pasolini con Pino Pelosi la sera del suo omicidio

Addio Giuseppina, l'ultima donna di Pier Paolo Pasolini
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David Grieco Modifica articolo

17 Maggio 2019 - 17.51


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Apprendo con dolore della scomparsa di Giuseppina Sardegna, cuoca e titolare del Ristorante Biondo Tevere di via Ostiense a Roma, che gestiva da più di 60 anni con suo marito Vincenzo Panzironi, scomparso anche lui parecchi anni fa.
Il Biondo Tevere non è un vecchio ristorante romano come tanti altri. È il luogo dove fu ambientata, nella grande sala vetrata che si affaccia sul greto del Tevere, la scena più importante tra Anna Magnani e Walter Chiari del film “Bellissima” di Luchino Visconti.
Il Biondo Tevere è anche il ristorante dove Pier Paolo Pasolini cenava abitualmente, aveva un conto aperto e lasciava ai coniugi Panzironi, di cui si fidava ciecamente, assegni in bianco da riempire.
Quasi 44 anni fa, nella tarda sera del 1 novembre del 1975, Pasolini si recò al Biondo Tevere in compagnia di Pino Pelosi per quella che si sarebbe poi rivelata la sua ultima cena. Poche ore dopo, infatti, il grande poeta, scrittore e cineasta venne massacrato all’Idroscalo da un vero e proprio squadrone della morte, sebbene la falsissima verità processuale indichi ancora il solo Pelosi quale autore materiale del crimine.
L’indomani, a caldo, Vincenzo Panzironi e Giuseppina Sardegna fornirono del ragazzo che accompagnava Pasolini quella notte una descrizione che non corrispondeva neanche un po’ a Pino Pelosi. Parlarono di un ragazzo biondo, dai capelli mossi e molto lunghi. Un identikit che corrispondeva piuttosto a quello di Johnny lo Zingaro, un assassino nato amico di Pelosi. Johnny lo Zingaro (al secolo Giuseppe Mastini) non venne mai inquisito per il Delitto Pasolini, si diede alla fuga quando il latitante Antonio Pinna lo indicò al volante dell’auto che passò più volte sul corpo di Pasolini, si fece acciuffare soltanto dopo la morte di Pino Pelosi ed è tuttora detenuto, ma risulta inavvicinabile, nel carcere di massima sicurezza di Sassari.
Al Biondo Tevere ho girato alcune scene del film “La Macchinazione”. Ho riabbracciato Giuseppina dopo 40 anni, perché dopo la morte di Pasolini non avevo mai trovato il coraggio di tornarci. Quando mi rivide, Giuseppina mi disse “solo tu lo puoi fare questo film” e quando glielo mostrai si emozionò molto perché le avevo chiesto anche di interpretare se stessa nel film, e sono felice che suo figlio Roberto, ora rimasto solo, potrà sempre rivederla.
Nei giorni delle riprese, e anche dopo, Giuseppina Sardegna non si dava pace perché lei sapeva benissimo che Pino Pelosi non era il ragazzo che accompagnava Pasolini e che aveva ordinato uno spaghetto cacio e pepe.
Giuseppina era molto amareggiata anche perché Pelosi continuava ad andare nel suo ristorante facendo di quel luogo, di quella notte, e di quell’omicidio il suo trofeo. Ci portava giornalisti, amici occasionali, persino gruppi di turisti ai quali spillava quattrini raccontando la sua versione dei fatti.
Giuseppina, per quello che vale, è almeno sopravvissuta a Pelosi.
Si era ammalata nel 2015, pensava di non sarebbe nemmeno riuscita a vedere “La Macchinazione” e ora a me piace ricordarla come la ricorderebbe Pasolini, che era innamorato della sua cucina genuina ma soprattutto della sua educazione, della sua riservatezza, della sua tolleranza e della sua saggezza popolare.
Come Laura Betti, Elsa Morante, Oriana Fallaci, Dacia Maraini, Maria Callas, anche Giuseppina Sardegna era a pieno titolo una delle grandi donne che si sono innamorate di quello straordinario “uomo vero” che era il poeta omosessuale Pier Paolo Pasolini.

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