”Non mi sono mai lamentato per essere considerato un buonista. L’ho sempre trovata una definizione fessa e in ogni caso un essere umano è più complesso di un -ismo”. Walter Veltroni si è raccontato così a Boris Solazzo, co-direttore artistico dell’Ischia Film Festival, dove ieri sera ha accompagnato il suo nuovo documentario ‘Indizi di felicità’. Al pubblico del Castello Aragonese, l’ex segretariod el Pd, ha spiegato la genesi del film e raccontato un po’ della sua vita politica e dopo la politica.
E proprio su quello che venne definito il suo ‘buonismo’, ha aggiunto: “Per me significava solo avere dei valori e proteggerli e al tempo stesso combattere l’arte di distruggere, che è quella che principalmente si esercita nel nostro paese e che ha fatto tanto male a questo paese incredibile in cui viviamo. Siamo specialisti a farci del male e a farci lo sgambetto, in particolare a chi ha successo e magari in giovane età”.
Sul nuovo documentario Veltroni ha spiegato: ”La ricerca della felicità è un viaggio, ed è quello che ho cercato di fare incontrando le persone che vedete nel film e rivolgendo a tutti loro la stessa domanda, ovvero quale fosse stato il momento più felice della loro vita”. (segue)
Anche Veltroni ha avuto un suo momento di felicità, vedendo la location straordinaria in cui è stato proiettato il film. ”Ringrazio chi mantiene intatta questa meraviglia che è il Castello Aragonese e chi ha avuto l’idea di fare un festival di cinema qui. La bellezza dell’Italia è tutta qui, cultura, bellezza, talento, in questo festival c’è una grande dimostrazione della nostra identità”.
Facendo un bilancio della sua attività politica, Veltroni non ha rimpianti. ”Mio padre è morto a 37 anni per una malattia che oggi è curabile, mio nonno è stato torturato dai nazisti a Via Tasso. Ho il diritto di lamentarmi? Sinceramente no. Ho diretto un grande quotidiano, sono stato segretario del mio partito, vice-presidente del consiglio, sindaco di Roma, ho scritto romanzi e giro film. Ho smesso di avere potere, non di avere passione politica, e continuo il mio impegno civile scrivendo e facendo film. E non sento nessuna contrapposizione tra queste due fasi della mia vita, le vedo come un progetto unitario e quando chiuderò gli occhi saprò che avrò fatto quello che sognavo di fare da ragazzo. Volevo cambiare il mondo e fare cinema. La prima cosa non so se ci sono riuscito, anche se qualche cosa spero di averla contribuita a cambiare, fare cinema ci sono riuscito. Non ho di che lamentarmi”.