La televisione accesa e lui lì davanti, seduto in poltrona, la testa reclinata, gli occhiali sul naso, vestito ancora di tutto punto. Lo trovarono così, Walter Chiari, passato, dal sonno alla morte quasi senza accorgersene per un infarto, venticinque anni fa. E se non fosse stato per la sveglia che quotidianamente gli davano dalla portineria, forse sarebbero passati giorni prima che qualcuno fosse andato alla stanza 508 a vedere perchè non rispondeva al telefono di quel miniappartamento di quaranta metri quadri coi mobili in serie e le tende alle finestre, dove risiedeva quando era a Milano.
Solo davanti al televisore che sparava a tutto volume suoni e diffondeva immagini in libertà. Come un anziano insonne. Una fine incredibile per uno come lui che la vita l’aveva vissuta intensamente e sempre di corsa nei posti più belli e con le compagnie più affascinanti e da copertina. Una fine da pensionato che vive in triste solitudine, fotografia drammatica di una parabola umana amara e senza l’happy end consolatorio e che forse neanche avrebbe gradito.
Con Ava GardnerPerchè lui era uno che dava la carica e non si piangeva addosso, ma si rimboccava le maniche e ripartiva anche contro vento, solare come era, spericolato e libero come pochi altri. Generoso con tutti, comico per vocazione ma anche attore importante con Visconti (“Bellissima”) e Dino Risi (“Il giovedì”), è stato il primo divo tricolore esportato all’estero in qualità di gettonato rubacuori, due nomi fra i tanti: Lucia Bosè ed Ava Gardner.
Popolarissimo nell’Italia del boom economico, teneva incollati milioni di spettatori davanti al piccolo schermo con monologhi, scenette e barzellette interminabili a “Studio Uno” e “Canzonissima” in quella tv elegante e in bianco e nero fatta da grandi professionisti, era un personaggio da copertina insomma, richiesto e acclamato ovunque, ma in fondo era rimasto quello di sempre. Il Peter Pan spavaldo della beata incoscienza giovanile e delle scelte sbagliate ma in buonafede.
Il ragazzone che faceva ridere gli amici e che tra una seduta in palestra a tirar di boxe e una partita a biliardo in un fumoso bar sui Navigli, studiava il variegato mondo che lo circondava come ogni attore che si rispetti.
Un talento naturale, che nell’improvvisazione dava il meglio. Grande affabulatore, ti inchiodava davanti la tv o in platea con le sue chiacchiere mai banali ma sempre travolgenti. La sua arte era nello sguardo, la sua bravura era nel sorriso. Un capacità unica nell’intrattenimento che lo fece debuttare nel varietà con la esuberante Marisa Maresca e che poi lo proiettò alla ribalta nazionale in coppia con Carlo Campanini per riproporre i mitici fratelli De Rege col tormentone “vieni avanti cretino” e per proporre scenette entrate nella leggenda come quella del Sarchiapone.
Irresistibile Walter, indimenticabile Walter, intramontabile Walter, grande anche quando finito nel vortice di uno scandalo ingigantito dai media e dalla stampa dell’epoca, per la “neve” che consumava, seppe dignitosamente rimanere ai margini di un mondo, quello dello spettacolo, che aveva dominato a lungo con una mano sola e non disperarsi più di tanto se il telefono non squillava più o squillava molto meno di prima.
Con Anna MagnaniFiero però ed orgoglioso di ruggire ancora (“Romance” di Massimo Mazzucco e “Finale di partita” di Samuel Beckett) come un vecchio leone ferito ma non domo, nel momento che qualcuno si ricordava ancora di lui.
Venticinque anni fa poi, il sipario in un “teatrino” di periferia privo del calore del suo amato pubblico. E da allora siamo orfani di un talento puro che non ha uguali, di un gigante del mondo dello spettacolo la cui statura artistica si nota ancora di più adesso che siamo circondati da tanti improvvisati che fanno questo mestiere. Ecco perché lo ricordiamo con tanta nostalgia. Indimenticabile Walter…
Chiari rincorso da un paparazzo