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Lina Sastri: "L'arte è vocazione"

Intervista alla grande artista napoletana: attrice di prosa, di cinema e tv, cantate, scrittrice. [Claudia Sarritzu]

Lina Sastri: "L'arte è vocazione"
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20 Luglio 2016 - 12.36


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di Claudia Sarritzu

Mi dicono che non rilascia interviste da qualche tempo, quindi sento ancora più forte la responsabilità. Intervistare Lina Sastri è come intervistare l’arte stessa. Non è solo un’attrice come non è solo una cantante, ha recitato a teatro dove ha anche cantato, ma l’ha fatto anche al cinema, come in tv. Durante questa breve chiacchierata imparo che non è semplicemente ecletica ma anche severa, con se stessa intendo. Lo si capisce dal tono, è quello di una persona che ha trasformato le sue passioni in consapevolezza di sè e del suo talento.

Quando le chiedo come è diventata una delle più grandi artiste italiane di sempre mi ha risposto con la sua voce rocca inconfondibile e quella parlata veloce e sicura e sbrigativa che solo una donna concreta possiede: “La vocazione, la vocazione a comunicare un’emozione”. “Vede c’è la chiamata divina, spirituale e c’è quella artistica, io ho avuto questa, si tratta di un dono, non è una carriera come le altre in cui basta impegnarsi. Ero giovanissima e sono scappata di casa per diventare ciò che già ero, l’arte ce l’avevo dentro, si nasce. Non ho studiato musica come non ho studiato recitazione, ho fatto però la cantante e l’attrice, lo ero già, le ho coltivate entrambe con amore, questo sì”.

Le chiedo se è stata coraggiosa, mi risponde “Sì, come si può essere coraggiosi solo a 17 anni, dopo non ne avrei avuto la forza”. “Erano in tempi delle coopertive, fine anni “70, si credeva nella fantasia al potere, la mia generazione di artisti ha avuto la fortuna di vivere quel periodo ricco di passioni”.

Penso che sto chiacchierando con una donna che ha recitato per Eduardo De Filippo, le chiedo che ricordo ha di quella esperienza grandiosa: “Ero una ragazzina, ho avuto la fortuna di fare prima la comparsa poi le prime battute, e infine il privileggio e l’onore di avere la sua stima, la sua amicizia e il suo affetto, feci così Natale in casa Cupiello, poi lui morì. Vede, è stata una grande lezione che all’epoca ero troppo piccola per capire ma che ho apprezzato negli anni, maturando. Quando ho fatto Filumena, tre anni con il figlio Luca, ho messo in pratica la grande lezione di Eduardo. Per capire certe esperienze bisogna per forza diventare grandi”

L’occasione per questa chiacciherata parte dal premio Teatro che Taomoda le ha assegnato, l’ultimo di una lunga serie che hanno costellato una carriera importante. Ha vinto due David di Donatello come migliore attrice protagonista, per Mi manda Picone (1984) e per Segreti segreti (1985) e un David di Donatello per la migliore attrice non protagonista, per L’inchiesta. Le è stato assegnato anche un nastro d’Argento sempre per Mi manda Picone. Nel 2011 il Presidente della Repubblica Napolitano l’ha insignita del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Raccontarla è quasi impossibile. Nata nel quartiere di San Lorenzo a Napoli, Lina Sastri ha esordito nel cinema con La bella Otero; il primo ruolo importante è nel film Il prefetto di ferro(1977) di Pasquale Squitieri. Poi Ecce bombo di Nanni Moretti, Segreti segreti di Giuseppe Bertolucci, Mi manda Picone di Nanni Loy, L’inchiesta di Damiano Damiani e Vite strozzate di Ricky Tognazzi.

Come cantante ha pubblicato numerosi album principalmente in napoletano. Ha partecipato al Festival di Sanremo nel1992 con Femmene ‘e mare. Ha recitato nel film Li chiamarono… briganti! (1999) in cui ha anche cantato. Nel 2002 ha tenuto un concerto a Yokohama in Giappone. Da questa esibizione è stato prodotto l’album Live in Japan che contiene un brano interpretato in giapponese. Ha anche scritto un libro, bellissimo che è stato anche recitato in teatro “La casa di Ninetta” in cui parla di sua madre. “L’ho scritto di getto, senza correzioni, qualche tempo dopo la sua morte. In parte di ispirazione autobiografica, come tutti gli scritti di chi scrittore non è di professione, un tributo alla donna più bella e straordinaria che io abbia mai conosciuto, Anna, detta Ninetta”. Racconterà la malattia che la colpì, l’Alzheimer, una storia di vita vissuta immersa in una città bellissima e spietata come solo Napoli può essere.

Cosa pensa oggi della sua città? “Napoli sta vivendo in questi ultimi anni un riscatto”. E quando accenno alla serie Gomorra che molti napoletani hanno criticato perché fa emergere solo il marcio della loro terra, mi dice “La vera Napoli sta in mezzo, tra Gomorra e la serie Un posto al sole”.

Lina Sastri non ha un personaggio nella sua lunga carriera che ha amato di più. “Li ho amati tutti, nel bene e nel male, ogni personaggio che incontro e un pezzo di vita. Sono tutti momenti importanti, non sempre tutto ci soddisfa, conta anche l’incontro con il regista, gli altri attori. Ma non posso certo sceglierne uno, tutti hanno contribuito a rendermi quella che sono”.

A teatro la vedremo prossimamente in “Mi chiamo Lina Sastri” a Roma al Quirino dal 4 al 9 ottobre “Un titolo che dice tutto, dico: eccomi sono qui, sono io con quello che so fare”.

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