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Il governo francese rinuncerà alla causa contro Erri De Luca?

In Francia, la società civile, e non solo, si mobilita in sostegno di De Luca, contro un processo che Oltralpe ha il sapore dell’attentato alla libertà d’espressione.

Il governo francese rinuncerà alla causa contro Erri De Luca?
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13 Ottobre 2015 - 20.46


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di Francesco Ditaranto

Mancano pochi giorni, ormai, alla sentenza del Tribunale di Torino nel processo contro Erri De Luca, accusato di aver istigato al sabotaggio della Torino-Lione. Lunedì 19 ottobre si saprà se lo scrittore napoletano sarà condannato a otto mesi di carcere come richiesto dal pubblico ministero, Antonio Rinaudo.

Intanto, in Francia, la società civile, e non solo, si mobilita in sostegno di De Luca, contro un processo che Oltralpe ha il sapore dell’attentato alla libertà d’espressione. Dopo le petizioni firmate da centinaia di intellettuali e semplici cittadini, ieri sera si è tenuta una serata di solidarietà al Centro Nazionale del Libro di Parigi. Oggi, il deputato ecologista Noël Mamère, nel corso del question time all’Assemblea Nazionale, ha chiesto al governo francese, azionista come quello italiano dell’azienda incaricata dei lavori di realizzazione della Tav, di rinunciare alla causa contro lo scrittore. Mamère ha sottolineato, davanti al parlamento francese e alla rappresentante del governo, Ségolène Royale, quanto insopportabile e pericoloso sia un processo alla libera espressione come quello che si sta tenendo a Torino. Il deputato verde ha ricordato come lo stesso generale De Gaulle, davanti all’invito di Jean Paul Sartre alla disobbedienza negli anni della guerra d’Algeria, rinunciò decisamente a promuovere azioni contro il filosofo francese, affermando che “non si può mettere un bavaglio a Voltaire”. Mamère è netto nelle sue constatazioni. “Mi rendo conto – ha detto- che da un secolo all’altro si assiste a una grande discesa agli inferi in termini di libertà d’espressione… Io chiedo dunque al governo francese, che è nelle condizioni di farlo, di ritirare la denuncia e di non venirci a dire che ha le mani legate con il pretesto che l’affare riguardi la giustizia italiana. Una risposta del genere significherebbe trattare i cittadini da imbecilli.” La risposta di Ségolène Royale, ministra dell’ecologia, è stata quantomeno vaga. Pur ricordando quanto importante sia la libertà d’espressione per il governo, la socialista ha affermato che l’esecutivo francese non è nelle condizioni di agire poiché il procedimento contro De Luca ha luogo per iniziativa di un pubblico ministero italiano e che non è il caso di commentare delle sentenze decise in Italia. Al tempo stesso, l’ex-moglie di François Hollande ha assicurato che “il governo francese farà tutto il necessario per garantire la libertà d’espressione dal momento che questa non porti ad atti perseguibili penalmente.” Difficile essere più evasivi, insomma.

Dal canto suo Erri De Luca, ospite nel pomeriggio ai microfoni della radio France Inter, ha ribadito quanto già sostenuto in altre occasioni, senza fare un passo indietro. “Questa mobilitazione –ha detto l’autore de La parola contraria, riferendosi alla solidarietà ricevuta in Francia- mi stupisce e mi dà forza. Mi sento molto più forte adesso di quando, due anni fa, ho cominciato a subire questa aggressione giudiziaria.” Per De Luca mettere in relazione le sue parole sul sabotaggio con eventuali atti conseguenti è un’esagerazione oltre a essere una falsità. “Quando al processo il giudice ha chiesto al capo della polizia se, dopo le mie dichiarazioni, gli atti di ostilità contro il cantiere (della Tav, ndr) fossero aumentati, questi ha risposto no. E’ quindi falso che le mie parole possano avere provocato un incremento della pressione o dell’ostilità ” si è difeso lo scrittore.

“Sono incriminato sulla base di un reato previsto da un articolo (del codice penale, ndr) che risale all’epoca fascista. E’ un articolo che non è mai stato applicato a uno scrittore e a un caso come il mio. Sono il primo. Il 19 ottobre voglio sapere se sarò anche l’ultimo o soltanto il primo di una lunga serie.” L’intellettuale ha confermato che non farà appello in caso di condanna perché sarebbe ridicolo ripetere le stesse cose già dette in primo grado, né, tantomeno, farà domanda di grazia. “Ci sono detenuti che meritano davvero la grazia, e non è il mio caso” ha concluso.

“… collusioni, corruzione, infiltrazioni mafiose. La Direzione Nazionale Antimafia ha degli elementi, ma non riesce ad aprire un procedimento giudiziario sulla realizzazione della tratta ferroviaria. Questo è il colmo se si guarda l’accanimento delle istituzioni contro Erri De Luca” considerava il giornalista Eric Valmir, dai microfoni dell’emittente radiofonica. Quasi a ribadire, questa sembra l’opinione più condivisa tra chi sostiene lo scrittore in Francia, come la macchina della giustizia non sia giusta, ma soltanto legale. E forse nemmeno quello, in questo caso.

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