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Processo No Tav: assoluzione per De Luca

La motivazione: il fatto non sussiste. Lo scrittore era imputato per istigazione a delinquere perché aveva rivendicato il diritto di sabotare la Tav.

Processo No Tav: assoluzione per De Luca
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19 Ottobre 2015 - 13.27


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Erri De Luca è stato assolto perchè il fatto non sussiste. Assolto dall’accusa di istigazione a delinquere per le sue dichiaarzioni sulla vicenda No Tav.

Aveva detto questa mattina in aula: “Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”. Queste le parole chiare dello scrittore nella dichiarazione spontanea pronunciate prima che il giudice monocratico, Immacolata Iadeluca, si ritirasse in camera di consiglio per la sentenza. E ancora: “Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie.”

Oggi è la data dell’ultima udienza del processo allo scrittore napoletano accusato di istigazione a delinquere per le sue dichiarazioni pubbliche a sostegno del sabotaggio della Tav.

Entrando nell’aula del tribunale di Torino si è mostrato tranquillo e ha commentato la vicenda così: “I miei colleghi stranieri continuano a non capire il perché di questo processo, io sono tranquillo”.

Alle 13 ci sarà la sentenza. Otto mesi la pena chiesta dai pm.

De Luca ha parlato dell’aula come di un “avamposto affacciato sul presente immediato del nostro Paese”. Ha dichiarato di aver rinunciato a sollevare una eccezione di costituzionalità della legge per la quale è sotto processo per non trasferire nelle stanze “di una Corte sovraccarica di lavoro” la risposta alle accuse. “Ritengo inapplicabili al mio caso le attenuanti generiche. Se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo” ha detto. E ha concluso con: “La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato”.

Lo scrittore ha quindi detto di sentirsi “parte lesa” nei confronti “di ogni volontà di censura e sono in quest’aula per sapere se il capo d’accusa invaliderà l’articolo 21 della Costituzione”. “Cio’ che è costituzionale – ha proseguito – si decide e difende in luoghi pubblici come questo, come le scuole, le prigioni, i luoghi di lavoro, le frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Si decide al piano terra della società”.

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