Dalla sedia a rotelle ai tessuti aerei: Lauren Watson, acrobata paraplegica | Giornale dello Spettacolo
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Dalla sedia a rotelle ai tessuti aerei: Lauren Watson, acrobata paraplegica

Nel 2000 un incidente le procurò una paralisi incompleta: dopo 10 anni di fisioterapia, ha deciso non solo di alzarsi, ma di volteggiare in aria, appesa ai tessuti.

Dalla sedia a rotelle ai tessuti aerei: Lauren Watson, acrobata paraplegica
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28 Ottobre 2015 - 12.26


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Chi potrebbe immaginare che quella donna che fluttua nell’aria, appesa ai tessuti, abbia un paralisi parziale e viva su una sedia a ruote? Probabilmente nessuno: anche se all’estero il suo volto e la sua storia iniziano ad essere noti, qui in Italia pochi conoscono Lauren Watson, 34 anni, australiana di nascita, grafica di professione, acrobata aerea per passione. Una passione che è nata proprio quando sembrava impossibile coltivarle, perché un incidente automobilistico aveva procurato gravi danni al corpo di Lauren: le fu riscontrata una “paraplegia incompleta”, il che significa che aveva perso la maggior parte della capacità sensoriale e motoria in entrambe le gambe.

Little Fox – Edits from Samuel Bright on Vimeo.

Aveva 19 anni, una vita davanti e troppi sogni da realizzare per rassegnarsi a vivere seduta. Così, dopo dieci anni di fisioterapia e lotta contro la rassegnazione, ha pensato di imparare a volteggiare in aria, attratta dai tessuti che aveva visto per la prima volta in una dimostrazione. Non è stato facile, come non lo sarebbe per nessuno di noi. Ma Lauren è stata tenace, ha cercato finché non ha trovato una società disposta ad aiutarla, a credere insieme a lei in quel sogno. E oggi, mentre le manca poco per diventare una “star”, con le prime apparizioni professionali in esibizioni, performance e videoclip, Lauren racconta la sua storia su Instagram, che si arricchiscono di ricordi e di immagini.

Una storia che inizia in un teatro, quando per la prima volta Lauren vide quei tessuti e se ne innamorò: si mise alla ricerca d una scuola di arte aerea che volesse accoglierla, incassò diversi rifiuti e finalmente approdò alla “Industry aerial arts”, dove apprese le prime tecniche. Per i primi sei mesi, non riusciva a far altro che trascinarsi in posizione eretta con una sola gamba. Il suo fisioterapista continuava a scoraggiarla, ritenendo che l’acrobatica aerea decisamente non fosse compatibile con le sue condizioni. Ma lei continuò a provare: lavorò sodo per due anni, cercando di conciliare i movimenti con la propria disabilità, riadattandoli alle proprie limitazioni. Alla fine, ha vinto lei: oggi si esibisce in circhi e teatri e ha avuto una parte anche in un video musicale. Ha creato un blog, per incoraggiare chi, come lei, vuole puntare “in alto”, anche quando tutto sembra impedirlo. “Sono molto dura con me stessa quando si tratta di formazione – racconta – Voglio imparare e stare al passo con il gruppo, ma a volte è proprio impossibile, il mio corpo non può fare le cose gli chiedo. Darti un limite è la cosa più difficile da fare quando sei una perfezionista e ancora di più quando hai un piccolo corpo spezzato come il mio. Voglio solo sembrare come tutti gli altri . Ma quando riguardo questo video, ogni volta resto sorpresa: quella sono, con i miei piedi malati, le caviglie fragili e la massa muscolare indebolita. E non mi importa se non sono perfetta, perché alla fine sono proprio io che sto facendo questo”. (cl)

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