Lo Stefano Cucchi di Borghi: "non un santo, non un martire, ma una vittima dell'omertà e dell'indifferenza" | Giornale dello Spettacolo
Top

Lo Stefano Cucchi di Borghi: "non un santo, non un martire, ma una vittima dell'omertà e dell'indifferenza"

Parla l'attore che interpreta Cucchi: "ho dovuto mettere da parte la rabbia che provavo, per restituire un ritratto autentico. Ora sento tutta la responsabilità di questo film"

Lo Stefano Cucchi di Borghi: "non un santo, non un martire, ma una vittima dell'omertà e dell'indifferenza"
Preroll

GdS Modifica articolo

15 Settembre 2018 - 18.39


ATF

Parla Alessandro Borghi, che nel film Sulla Mia Pelle di Netflix, proiettato a Venezia e al centro della polemica tutta italiana sulla questione mai risolta del caso di Stefano Cucchi interpreta proprio lui, Stefano, che non è “caduto dalle scale”.

“Entri al cinema con quest’idea, ne esci con la stessa convinzione, solo più incazzato di prima” afferma Borghi, che per interpretare Cucchi ha perso 18 chili. Una trasformazione non solo fisica, ma necessariamente emotiva: “la cosa più importante per me era non fare un’imitazione di Stefano e non lasciarmi sopraffare dalla rabbia. Stefano non era un santo, e questo film non vuole rendere nessuno martire. Quel che il film vuole dire è che non meriti di morire così, morto ammazzato, anche se sei il peggiore”.

“Per questo ho dovuto rimuovere tutto quello che sapevo su Stefano” continua l’attore, “e sono partito dal suono della sua voce registrata, da un libro e da un documentario. Durante il film non pensavo a niente, senza relazionarmi in modo razionale e quando è finito il film oltre a essere estremamente felice ero molto più incazzato di prima”, dice Borghi. “Vi accorgerete di non sapere niente” sul caso Cucchi. La pellicola “aiuta a scandire tutti gli eventi che ci sono stati in quei sei giorni di prigionia di Stefano, quelli che poi lo hanno portato alla morte.

Sulla Mia Pelle è un fil diretto, mai retorico o morboso. “Sento una grandissima responsabilità nei confronti del film” spiega Borghi, “mentre lo facevo non ce l’avevo, ero incredibilmente tranquillo; adesso sento che questa responsabilità c’è perché vedo che c’è stata la risposta del pubblico che speravo ma non immaginavo”. Il film non indugia sulle ferite, ma il dolore di Stefano entra piano sottopelle. Le immagini lasciano storditi, in lacrime o senza parole, ma non indifferenti.

La potenza della pellicola sta nel realismo, nella disperazione di mamma Rita e papà Giovanni, nella sofferenza della sorella Ilaria interpretata da Jasmine Trinca, nella somiglianza inquietante tra l’attore e Stefano. La narrazione non fa sconti a nessuno: dai carabinieri che lo arrestarono ai medici che lo ebbero in consegna, dalla polizia penitenziaria alla vittima e alla sua famiglia. Dentro c’è una combinazione di omertà, indifferenza, incuria, incapacità di assolvere ai propri dovere. “

 

Native

Articoli correlati