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Sacco e Vanzetti avrebbero pagato il canone a questa Rai?

Uccisi perché italiani, ossia migranti. Per evitare 'rogne' è stato silenziato il Novantesimo anniversario della morte dei due anarchici

Sacco e Vanzetti avrebbero pagato il canone a questa Rai?
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25 Agosto 2017 - 18.47


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di Adelmina Meier

 

“Sono nato davanti alla “pianura liquida”. Con i miei amici passavo ore a guardare le navi che partivano. Se uscivano dal porto andando a destra per noi si recavano sempre a New York anche se, forse, si fermavano a Marsiglia.
Se dirigevano la prua a sinistra ecco che partivano per la Cina, anche se, forse, si fermavano a Livorno o a Napoli.” Così Giuliano Montaldo, ha ricordato la sua infanzia a Genova, ‘schiacciato’ da quella montagna che lo ha ‘obbligato’ a partire, a viaggiare.
“Sono stato in tutto il mondo.” Dice “Non c’è continente che non abbia visitato o dove non abbia lavorato”.
Per i 90 anni dall’esecuzione della condanna a morte di Sacco e Vanzetti, Globalist ha proposto questa testimonianza del regista dell’indimenticabile film sulla sorte dei due emigrati italiani.
Intervista di Marco Spagnoli (qui), unitamente ad altri articoli per ricordare quando a partire e morire eravamo noi.
Sarebbe stata una grande occasione per il servizio pubblico, per la Rai, riproporre il film di Montaldo e attorno a quel toccante film tessere una serata sul tema del nostro tempo, scompostamente, dominato da tanta ignoranza e da poca memoria.
Non è stato fatto, per scarsa sensibilità, o per calcolo, non è dato di sapere.
Certo non è stato fatto, forse per non registrare le urla scomposte di un Salvini che se la prende pure col Papa, pur di rispondere alla pancia del suo elettorato.
Il servizio pubblico avrebbe dovuto correre questo “rischio”, proporre il film, organizzare un confronto ( non un salotto tra politici ) fare collegamenti con quegli angoli del Paese dove l’immigrazione più che un tema di divisione politica è dramma vissuto quotidianamente; dramma di chi è accolto, dramma di chi accoglie.
Ed ha avuto ragione Michele Anzaldi, parlamentare PD della Commissione di Vigilanza, a sottolineare la mancanza della Rai. Anzaldi spesso è accusato di parlare sempre e tanto, gli si dia atto che questa volta ha notato un buco, perché no, scandaloso, della Rai.
Peraltro, i palinsesti estivi, sempre poveri e discutibili, ne avrebbero tratto sicuramente beneficio.
Ci avremmo guadagnato ricordando, avremmo potuto raccontare ai più giovani una parte della nostra Storia, fatta di povertà, di lavoro, di ingiustizie, di riscatto. Il servizio pubblico avrebbe potuto aiutare a rimuovere il tanto di ignoranza che circonda questi temi.
“Il film è legato ad uno dei momenti più commoventi della mia vita – ha detto Montaldo nell’intervista a Globalist – Quando i due sono stati riabilitati, vedere il pronipote di Sacco che mi abbracciava a Boston dinanzi al governatore del Massachussets mi ha profondamente toccato”.
E poi, la storia di una censura: “Al film è legato anche un episodio curioso. Nel master televisivo fu eliminata al missaggio audio la battuta finale di Vanzetti che sussurrava “Viva l’anarchia!”. Che, però, al cinema c’era. Scrissi all’epoca una lettera durissima contro la Rai per capire cosa fosse accaduto…”. Censure, buffe, di ieri, censura gravissima di un anniversario, oggi.
“Una storia drammatica ma bella di emigrazione,lavoro, lotta per i diritti, una storia di due eroi italiani – ricorda Anzaldi, puntando l’indice accusatore verso la Rai disattenta – Una storia raccontata e fatta conoscere alla nostra generazione da tutti i giornali del mondo ma che grazie all’eccellenza della musica di Ennio Morricone e John Baez e al film di Giuliano Montaldo è stata conosciuta nel mondo”.
Film indimenticabile – fatta eccezione della smarrita Rai – con “Here’s to you” composta con la musica di Ennio Morricone e con il testo scritto da Joan Baez.
Canzone che riprende le parole finali di un discorso di Bartolomeo Vanzetti, canzone che è entrata nella storia della musica internazionale. Dice:”Se non fosse stato per queste cose, io avrei vissuto la mia vita là fuori, parlando agli angoli delle strade con degli uomini disprezzati. Io sarei morto trascurato, sconosciuto, un fallimento.
Ora noi non siamo un fallimento. Questa è la nostra carriera e il nostro trionfo.
Mai nella nostra intera vita avremmo mai potuto sperare di compiere un tale lavoro in favore alla Tolleranza, alla Giustizia, alla Comprensione che ha un Uomo di un altro Uomo come ora noi facciamo per caso.
Le nostre Parole – le nostre Vite – le nostre Pene – non hanno fatto niente. La presa delle nostre Vite – vite di un buon calzolaio e di un povero pescivendolo – ha fatto tutto! Questo ultimo momento appartiene a noi – questa Agonia è il nostro Trionfo!”. Indimenticabile ( fatta eccezione sempre per la Rai ), il monologo di Gian Maria Volontè che nel film interpreta Bartolomeo Vanzetti. “Una storia piena di bei valori – ha ricordato Anzaldi alla distratta Rai – che farebbe bene a tutti conoscere eppure né ieri, né oggi, né domani la ricchissima Rai -Servizio Pubblico, che elargisce ad alcuni noti stipendi per 2 milioni800 mila euro l’anno- ha previsto un dibattito, uno speciale neanche la semplice riprogrammazione del film di Montaldo.
Eppure sarebbe utile per la nostra società in piena emergenza “generazione Neet”…Sarebbe stato utile e opportuno che, in piena emergenza profughi, in piena emergenza jus soli, e per tanti altri motivi culturali, che tutte queste occasioni di approfondimento e conoscenza venissero utilizzate ed invece, nulla”.
Per la Rai, dunque, l’ennesima occasione mancata ed un ennesimo spreco dei soldi canone.
La Re giornali, stampati e on line come Globalist, hanno gratuitamente supplito alla ricca Rai. Poi, la domanda finale di Anzaldi:” Ma, Sacco e Vanzetti sarebbero contenti di questo servizio pubblico? Avrebbero pagato il canone a questa Rai?”.

 

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