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Marina Marzotto: La Macchinazione, un miracolo produttivo

La produttrice, founder e senior partner di Propaganda Italia, racconta come è nato e quali aspettative ci sono sul film di David Grieco, in sala dal 24 marzo.

Marina Marzotto: La Macchinazione, un miracolo produttivo
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11 Marzo 2016 - 09.47


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di Davide Monastra*

“La Macchinazione è un piccolo miracolo produttivo fatto di tanta caparbietà, molto amore e l’aiuto invisibile di Pasolini che davvero ci ha portato fortuna”. È così che la produttrice Marina Marzotto, founder e senior partner di Propaganda Italia, presenta il film di David Grieco, in uscita nelle sale italiane dal 24 marzo 2016. “Con Microcinema, che ha il merito di essere una delle rare distribuzioni italiane che davvero sostiene la produzione con investimenti concreti, uscirà un film fortemente voluto da ogni persona che ci ha lavorato e da altri ancora che vogliono la verità su Chi ha ucciso Pasolini”, ha aggiunto.

Come nasce, produttivamente, La Macchinazione?

In termini strettamente produttivi, ho avuto tre mesi per montare il film, finanziariamente. Grazie a Gabriele Pacitto, come organizzatore, Gianluca Venturi in amministrazione e con la grandissima esperienza di Fabrizio Castellani, come aiuto regista, siamo riusciti a mettere il film sul set il 30 giugno 2014 e il 13 agosto era già girato. Questo miracolo è stato reso possibile da un copione forte, che attratto al progetto attori come Massimo Ranieri, Libero De Rienzo, Matteo Taranto, Francois Xavier Demaison, Milena Vukotic, Roberto Citran e Toni Laudadio. La credibilità di David ci ha permesso di riunire un cast tecnico d’eccellenza: da Fabio Zamarion alla fotografia a Nicoletta Taranta ai costumi, professionisti che hanno lavorato con vera dedizione in condizioni alle volte davvero difficili sia per i tempi ristretti che per delle condizioni climatiche assurde. Queste eccellenze, uniti alla figura di Pasolini, hanno attratto gli investimenti: dalla co-produzione francese con To Be Continued alla produzione associata con Moutfluor Films, ma anche l’Interesse Culturale e il sostegno economico del MiBact, della Regione Lazio e degli stessi Pink Floyd che ci hanno concesso la suite Atom, Heart, Mother come colonna sonora. Il film ha concluso la post produzione a gennaio 2016 con vari stop and go dovuti anche ad un cash flow a rilento, spesso sostenuto dai mezzi propri della produzione.

Lei viene da una famiglia di imprenditori e ha un passato professionale nel mondo della moda e della pubblicità, perché scegliere di fare un film autoriale e politico invece di una commedia o un prodotto più commerciale?

In un certo senso è il film che ha scelto me. Avevo letto molte sceneggiature, ma mai una che mi avesse davvero convinto. Avevo l’idea di partire con un progetto in lingua inglese e rivolto al mercato internazionale, ma questa storia mi ha travolto e poteva solo essere raccontata in italiano. La Macchinazione è in fondo un film sul nostro Paese e sulla giustizia o piuttosto sull’assenza della stessa in Italia. Io vengo da 7 generazioni di imprenditori, ma vede, in un paese corrotto e senza giustizia non si può fare impresa, non si può far nulla se non il criceto sulla ruota. Siccome la corruzione che viviamo oggi si è radicata tra la fine degli anni ‘60 e i primi anni ’80, abbiamo il dovere di approfondire quel periodo storico per riflettere meglio su come si cambia verso a questo Paese. Inoltre, non è vero che i film autoriali e politici sono meno commerciali delle commedie: certamente Il Divo e La Grande Bellezza lo sono entrambi, così come molti film di Garrone, Lucchetti, e il documentario Fuocoammare di Rosi che ha appena vinto l’Orso d’Oro a Berlino.

La morte di Pasolini è ancora oggi avvolta nel mistero: depistaggi, errori, bugie. Qualcuno si è opposto al film?

A progetti come questo mi piacerebbe trovare qualcuno che si oppone apertamente ma è raro e difficile… l’onestà intellettuale non è moneta corrente. Ho trovato molti su internet che amano definire Pasolini un pederasta, un frocio, uno che molestava i ragazzini ed è morto perché se lo meritava… Abbiamo anche ricevuto qualche lettera anonima, mentre il film era sul set. Nulla di credibile, più opera di un mitomane che di un malvivente. Poi, per un certo periodo, tantissime telefonate anonime, alcune mute e altre il cui intento era di farci sapere che conoscevano il contenuto del film e disapprovavano. Poi hanno smesso dopo l’uscita del libro. Evidentemente hanno capito che non avevano effetto. Rimane il fatto che in questo Paese non si ferma un progetto così apertamente, piuttosto lo si fa, ignorandolo.

Secondo lei, come reagirà il pubblico?

Per utilizzare un claim pubblicitario coniato da Emanuele Pirella che per me è stato un faro assoluto: questo film è “per molti ma non per tutti”. E con questo intendo che difficilmente interesserà gli under 18, anche se ritengo che nei licei lo dovrebbero far vedere. Credo che troverà un largo pubblico tra tutti coloro che amano l’Italia e il suo heritage, che sognano davvero quell’Italia che c’è in ogni italiano e che Pasolini sapeva indirizzare così bene verso l’essenzialità e verso una modernità che ancor oggi non trova paragoni.


* Questo articolo è stato pubblicato sul [url”Giornale dello spettacolo”]http://giornaledellospettacolo.globalist.it/Detail_News_Display?ID=88984&typeb=0&speciale-matera-sfoglia-il-giornale-dello-spettacolo[/url] anno 72, n.1 del 2016
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