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Il suo nome è Bond... James Bond

Da Sean Connery a Daniel Craig: la storia, i film, le Bond girls e le colonne sonore dei film dell'agente segreto 007.

Il suo nome è Bond... James Bond
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5 Novembre 2015 - 14.13


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di Francesco Troncarelli

E’ arrivato sui nostri schermi “Spectre” l’attesissimo film con Daniel Craig diretto da Sam Mendes girato anche a Roma. Prima di andare al cinema, ecco cosa c’è da sapere sull’agente segreto più famoso del mondo, giunto all’episodio numero 24 della sua saga.

Le origini

“James Bond era un ornitologo, ho preso in prestito la sua identità perché volevo un nome comune e mi sono ricordato di un libro, “Uccelli delle Indie Occidentali” dell’ornitologo James Bond”.

Jan Fleming il padre del celebre agente segreto, racconta così la nascita di un mito: un nome banale per un uomo eccezionale.
La prima apparizione in scena di Bond è alla settima riga del romanzo “Casino Royale”, scritto da Fleming nel 1952 in sei settimane, ed è l’ avventura d’esordio di 007, laddove il doppio 0 è il codice di chi sa uccidere a sangue freddo e quindi ne ha la licenza.

Suoi genitori sono una coppia borghese, scozzese il padre, svizzera la madre. Grazie al padre James entra nel Ministero della Difesa britannico dove diventerà l’agente 7777 e poi 007.

Il suo mondo

Bond ama la bella vita, veste in smoking, porta al polso un Rolex o un Omega Submarine, si muove con un Aston Martin, gioca a golf, frequenta i casinò, dorme nei migliori hotel, beve Martini “agitato non mescolato”, fuma come un turco e seduce col suo fascino implacabilmente. Oltre alla fidata rivoltella Walther PKK, nelle sue missioni in location sempre esotiche si avvale di gadget e armi incredibili che gli sono fornite da Q con la solita frase: “La prego di riconsegnare intatto l’equipaggiamento al termine della missione”. Nella fattispecie sigarette razzo, duplicatori delle voci con algoritmi da pc, bastoncini da sci che sparano, penne Montblanc all’acido nitrico, sveglie esplosive, anelli che scattano fotografie, carte Visa apriporte, zaini minijet, portasigarette ai raggi x eccetera eccetera.

Sean Connery

E’ stato il primo 007 sullo schermo, per questo è il più amato e rimpianto dai fan. Sconosciuto al grande pubblico, venne scoperto dalla moglie di Saltzman che lo aveva visto in un film della Disney e che lo segnalò al marito.
Sette i film in cui ha interpretato l’agente segreto: 1962 Licenza d’uccidere; 1963 “Dalla Russia con amore”; 1964 “Missione Goldfinger”; 1965 “Operazione tuono”; 1967 “Si vive solo due volte”; 1971 “Una cascata di diamanti” e 1983 con il remake di “Operazione tuono” intitolato “Mai dire mai”, considerato non ufficiale della saga perché non prodotto dalla storica EON di Broccoli.
Curiosità. Per dire la famosa battuta “Il mio nome è Bond, James Bond” ci vollero tre ciack e il supporto di due cognac: “Non riusciva a spiccicare parola, era bloccato”, come ha rivelato Eunice Gayson, affascinante antagonista di Bond nella prima pellicola. La sua voce italiana, calda e profonda, era quella del mitico doppiatore Pino Locchi.

George Lazenby

Australiano, ex venditore di automobili e modello per la pubblicità, ha ballato una sola estate. E’ stato infatti re per una notte nel 1969 con Al servizio segreto di Sua Maestà. Amen.

Roger Moore

Dall’eleganza di Connery (sua la scelta di abbandonare il personaggio) a partire dal 1973 si è passati all’ironia di Roger Moore che ha interpretato Bond in ben sette occasioni: da «Vivi e lascia morire» di Guy Hamilton, per proseguire con “L’uomo dalla pistola d’oro”, “La spia che mi amava”, “Operazione Spazio”, “Solo per i tuoi occhi”, “Operazione Piovra”, fino all’ultimo «Bersaglio mobile» di John Glen del 1985. Curiosità. Moore, era stato già scelto per “Licenza d’uccidere”, ma era impegnato col fortunato serial televisivo “Il Santo” e non potè accettare la proposta. Si rifece comunque più tardi ampiamente, diventando con questi film un divo di caratura internazionale.

Timothy Dalton

“Occhi verdi”, attore gallese che viene dalla Reale Scuola di Arte Drammatica, è stato Bond per due volte: 1987 “Zona pericolo” e “Vendetta privata” del 1989. Non ha lasciato eccessivi rimpianti né fra gli addetti ai lavori né tra i fedelissimi dell’agente al servizio di Sua Maestà, mai i film erano in ogni caso all’altezza della situazione.

Pierce Brosnam

L’irlandese Pierce, star del cinema statunitense, racconta di aver visto il primo film della sua vita a 11 anni: era “Goldfinger”. Bond quindi era nel suo destino e lo sarà per quattro volte. 1995 “Goldeneye”; “Il domani non muore mai” del 97; “Il mondo non basta” 99; “La morte può attendere” 2002. I “suoi” 007, rispetto ai precedenti più vicini al genere thriller che allo spy-movie, hanno avuto strepitosi incassi ai botteghini, ma la critica e i giudizi degli esperti sono stati via via sempre più freddi, a causa della formula narrativa stereotipata e ormai stantia che si portavano appresso.

Daniel Craig

A lui si deve l’operazione maquillage di 007. Che non è una pellicola della serie, ma l’auspicata svolta per rinverdire i fasti del Connery degli esordi. Rugbista, tifoso del Liverpool, secondo per la rivista People nella classifica degli “Uomini più sexy del mondo”, Craig con la sua recitazione ha rivoluzionato il personaggio Bond sia nell’aspetto fisico (i capelli biondi, mai avuti da altri 007 prima di lui) che nei modi più bruschi e certamente meno eleganti dei suoi predecessori. Nonostante diverse titubanze dei fan storici di 007, il suo “Casino Royale” prima pellicola in cui ha interpretato Bond, si è rivelato un prodotto di buona fattura, adeguato a quel nuovo corso di cui l’agente segreto più famoso del mondo aveva un grande bisogno. Si è ripetuto in “Quantum of Solace” ed ha superato tutti i record d’incassi al box office con “Skyfall”. Ora è alla sua quarta e forse ultima prova con “Spectre”, diretto nuovamente da Sam Mendes, il regista che ha contribuito notevolmente al recente boom planetario della serie, divenuta più introspettiva e meno ironica ma rimasta sempre altamente spettacolare.

Le Bond Girls

Valore aggiunto dei film di 007, sono state le cosidette Bond Girls, vere e proprie femme fatales presenti in tutti i titoli della serie. Dall’apparizione di Ursula Andress, che esce dall’acqua come la Venere di Botticelli in «Licenza di uccidere», le “ragazze di Bond” sono diventate immediatamente un mito nel mito: memorabili, tra le tante, Daniela Bianchi («Dalla Russia con amore»), Shirley Eaton ricoperta d’oro in «Missione Goldfinger», Lana Wood («Una cascata di diamanti»), Barbara Bach (moglie di Ringo Starr) “La spia che mi amava”, Carole Bouquet («Solo per i tuoi occhi» del 1981), Kim Basinger “Mai dire mai” 1983, Michelle Yeoh («Il domani non muore mai» del 1997), Halle Barry “La morte può attendere” 2002 e la coppia Eva Green – Caterina Murino in «Casino Royale». Il duro compito di non farle rimpiangere, in «Skyfall», è toccato all’attrice e modella francese Bérénice Marlohe e all’inglese Naomie Harris. Attesissima ora, la bellezza mediterranea Monica Bellucci, già soprannominata per via dei suoi splendidi 50 anni, Bond woman che insieme alla francese Lea Seydou musa di Riddley Scott e Quentin Tarantino, trent’anni a luglio, sarà in “Spectre” al centro dell’attenzioni del gelido ma pur sempre sciupafemmine James Bond.

Le colonne sonore

24 brani uno per film. Ma in tutti ce ne è uno che li lega indissolubilmente. Una sorta di marchio di fabbrica di 007, la sigla, quella che gli americani chiamano “signature song”. Si tratta del “James Bond Theme” eseguito da John Berry (5 Oscar in carriera e autore di 12 colonne sonore di 007) con la sua orchestra in cui a dare i tempi della musica è il celebre incalzante riff della chitarra elettrica suonata da Vick Flik. Poi, naturalmente ci sono le “altre” canzoni. Successi internazionali come ad esempio “Goldfinger” di Sherley Bassey, “We have all the time in the world” di Louis Armstrong, “Live and let die” di Paul Mc Catrney, “Nobody does it better” di Carly Simon, “”GoldenEye” di Tina Turner, “Die another day” di Madonna, sino al recente trionfale “Skyfall” con cui Adele ha vinto l’Oscar nel 2013. Al rampante Sam Smith interprete di un musical su Neil Sedaka e nuova leva del pop inglese, è stata affidata l’interpretazione di “Writing’s on the wall”, soundtrack di “Spectre”.

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