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Quei geniacci della Pixar: intervista a Pete Docter

Marco Spagnoli ha intervistato in anteprima il regista di 'Inside Out', film Disney/Pixar che sarà nei cinema italiani dal 16 settembre 2015.

Quei geniacci della Pixar: intervista a Pete Docter
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13 Settembre 2015 - 11.43


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di Marco Spagnoli*

Con tre lungometraggi alle spalle, Pete Docter, nato e cresciuto nel mondo Pixar, è senza dubbio uno dei grandi talenti dell’animazione moderna. Un erede ideale della visionarietà di Walt Disney che grazie al genio del fondatore della società d’animazione, John Lasseter ha potuto dare il meglio attraverso film sorprendenti. Proprio come il prossimo Inside Out in uscita a settembre in Italia in cui Docter mostra ancora una volta la sua capacità di lavorare su storie insolite ed originali. In questo caso, infatti, sono le emozioni di un’adolescente ad essere le vere protagoniste del film: Riley è, infatti, sradicata dalla sua vita nel Midwest quando suo padre inizia un nuovo lavoro a San Francisco. La ragazza è guidata dalle sue emozioni: Gioia, Rabbia, Disgusto, Tristezza e Paura chevivono nel “Quartier Generale”, la centrale di controllo dentro la mente di Riley, dove la aiutano – a modo loro – attraverso la vita di ogni giorno…

Come nasce lo studio dei caratteri rispetto ad una storia?

La sfida è risolvere tutti i problemi cercando di mantenere l’aspetto spettacolare della trama. In genere la tecnologia è un aspetto secondario rispetto alla qualità della storia che vogliamo raccontare.

Come scegliete le storie su cui lavorare?
Siamo molto fortunati, perché alla Pixar scegliamo i
soggetti per quello che pensiamo possano raccontare e non in base a motivazioni di marketing o di qualsiasi altro genere non inerente alla possibilità del racconto. Il nostro desiderio è quello, ogni volta, di alzare il livello della sfida e di provare a fare cose sempre diverse. Un sentimento che unisce tutti coloro che lavorano alla Pixar è quello di migliorare sempre il nostro lavoro e quello che facciamo da ogni punto di vista. Il nostro cinema comunque riguarda soprattutto le storie e non tanto le tecnologie che usiamo per raccontarle.

Farete mai un film muto come i primi venti minuti di Wall-E?
Ci piacerebbe, ma, forse, non sarà mai possibile: i nostri cortometraggi sono tutti muti. Questo, perché lì si trova il nostro cuore: con le pantomine di Charlie Chaplin e Buster Keaton. I grandi geni cui ci ispiriamo ogni giorno con il nostro lavoro.

Parliamo di John Lasseter?
Sono entrato alla Pixar nel 1990 e lavoro con lui da venticinque anni: è un autore straordinario che ama ripetere quanto ci dobbiamo tutti quanti divertire mentre lavoriamo alle storie che desideriamo raccontare. La nostra è una collaborazione molto aperta con tutti e quindi ogni cosa diventa più facile se la si affronta come team.


*Questo articolo è stato pubblicato sul Giornale dello spettacolo [url”anno 70, n.2 del 2015″]http://giornaledellospettacolo.globalist.it/Detail_News_Display?ID=81630&typeb=0&Tomorrowland-un-futuro-verde-per-il-pianeta[/url]

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