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Laura Delli Colli: i documentari oggi scrivono la storia del nostro Paese

Intervista alla presidente del sindacato dei giornalisti cinematografici italiani. Stasera, 3 marzo 2015, saranno assegnati a Roma i Nastri d'argento per i documentari.

Laura Delli Colli: i documentari oggi scrivono la storia del nostro Paese
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3 Marzo 2015 - 17.11


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di Davide Monastra

Saranno assegnati questa sera, 3 marzo 2015, alla Casa del Cinema di Roma i Nastri d’Argento per i documentari. Costanza Quatriglio, che fa il bis con “Triangle” dopo “Terramatta”, e Giorgio Treves, autore del film dedicato a Gian Luigi Rondi, “Vita cinema passione”: sono questi i premi ai migliori documentari nelle sezioni ‘cinema del reale’ e ‘cinema e spettacolo’ per la giuria del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani (Sngci) che completa così il suo palmarès sui documentari dell’ultima stagione. I premi ai migliori film del 2014 si aggiungono ai tre Nastri dell’anno, già annunciati, che saranno ritirati da Gianni Amelio, Gabriele Salvatores e Walter Veltroni per “Felice chi è diverso”, “Italy in a Day”, “Quando c’era Berlinguer”. Premi speciali, dai giornalisti cinematografici, sono stati assegnati anche al film di Jacopo Quadri “La scuola d’estate”, a “La zuppa del demonio” di Davide Ferrario, a “Giulio Andreotti: Il cinema visto da vicino” di Tatti Sanguineti e al documentario di Giancarlo Soldi “Nessuno siamo perfetti”, su Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog. Nastro d’Argento speciale, infine, a Marco Spagnoli, direttore del Giornale dello Spettacolo ed editorialista di [url”Globalist.it”]www.globalist.it[/url], autore negli ultimi cinque anni di una decina di titoli tra cui i documentari “Sophia racconta la Loren”, “Walt Disney in Italia” e soprattutto “Enrico Lucherini: Ne ho fatte di tutti i colori”.

“I documentari hanno avuto sempre da parte del Sngci un’attenzione particolare e crescente – ha spiegato Laura Delli Colli, presidente del sindacato -. Intanto, perché siamo giornalisti e quindi tutto ciò che riguarda l’attualità lo osserviamo con un occhio di riguardo. Il documentario – ha aggiunto – è un mezzo straordinario che abbiamo per rileggere la storia dei personaggi che spesso un servizio o uno speciale giornalistico non riescono a raccontare e approfondire. Si possono scrivere così pagine importanti sulla nostra memoria collettiva e sulla storia stessa del cinema”.

Proprio per mettere in risalto di più i documentari è stato deciso di dedicare loro una serata speciale e unica: “Abbiamo pensato di mantenere i palmares separati per i documentari, così come avviene con i premi che il sindacato assegna ai cortometraggi, perché ci dispiaceva vedere l’attenzione limitata e assorbita dal verdetto dei Nastri d’Argento sui lungometraggi, che sono assegnati a Taormina” ha sottolineato Laura Delli Colli.

I Nastri d’argento infatti puntano a mettere in risalto e a far conoscere questo modo di fare cinema.

Negli ultimi anni abbiamo a poco a poco lavorato per far crescere la conoscenza del documentario, tra l’altro istituendo ad esempio l’anno scorso un Nastro ah hoc per il miglior documentario sul cinema e sullo spettacolo che all’inizio era solo una targa e poi è diventato dal 2014 un Nastro istituzionale vero e proprio. Diciamo che abbiamo cercato di dare ai documentari, così come ai cortometraggi, due palmares specifici, facendoli crescere anche perché abbiamo notato che il mondo stesso del cinema se sta occupando sempre di più.
Lo scorso anno, ad esempio, abbiamo avuto un incontro con una rappresentanza dell’associazione documentaristi italiani, Doc/it, e con i 100autori che hanno posto ai Nastri d’Argento, così come ai David Di Donatello e a tutti gli altri grandi premi di cinema, il problema di far crescere questa attenzione verso il documentario. Devo dire che i rappresentanti di questa piccola delegazione sono rimasti loro stessi colpiti dal fatto che per noi del sindacato era fondamentale dare importanza e maggiore visibilità a un fenomeno che avevamo già sotto gli occhi. Ci chiedevano una cosa che noi avevamo già fatto: era un richiesta già esaudita. Ci hanno anche chiesto di portare il documentario nel palmares principale dei Nastri d’Argento, quello diciamo che gestiamo tra Roma e Taormina, ma abbiamo spiegato che noi preferiamo mantenere le due cose separate perché il problema non è tanto di contenitore ma di contenuto. La selezione di quest’anno ne è la dimostrazione, perché abbiamo avuto negli ultimi giorni, centellinando le notizie sui premi che abbiamo assegnato, un’attenzione molto forte da parte di tutti i media. Credo che per la prima volta il documentario sia riuscito ad ottenere una visibilità molto forte anche tra i colleghi giornalisti. Credo che l’attenzione sia ciò che più interessa agli autori di documentari, perché molte volte si sentono spesso in una sorta di corsia parallela, mai gratificata dal mondo dei red carpet.

Come si può spiegare l’incremento esponenziale nella produzione di documentari in Italia?

Io credo che ci sia stato un risveglio delle nuove generazioni, più interessate al fenomeno. Poi c’è un’area femminile molto attenta al documentario. Non è un caso per esempio che lo scorso anno per l’8 marzo abbiamo condiviso un’iniziativa con l’associazione stampa romana alla Casa del Cinema in cui si sono confrontate per la prima volta le donne autrici di documentari, con delle sorprese molto forti. Che ci siano donne registe interessate al documentario ne abbiamo avuto dimostrazione anche grazie alla sezione che Paolo Virzì ha promosso al Torino Film Festival, Diritti & Rovesci, da cui abbiamo pescato alcuni titoli che sono nel palmares dei Nastri d’Argento. Costanza Quatriglio, ad esempio, regista che seguiamo dall’inizio, ha avuto buone esperienze nel cinema di fiction, ma è anche al suo secondo Nastro d’Argento con il documentario che è un caso assolutamente unico. Siamo rimasti infatti molto colpiti dal lavoro che è riuscita a fare con “Triangle” perché è riuscita a dare un contenuto politico, facendo contemporaneamente cinema d’autore e giornalismo: questa è la cosa che colpisce e ci interessa di più. Quest’anno è stato significato aver scovato nei numerosi documentari realizzati, un piccolo film, “Qualcosa di noi” di Wilma Labate nel quale ci ha stupito la spontaneità e la leggerezza di Jana, che abbiamo premiato anche come miglior protagonista dei documentari, perché in effetti è un personaggio che si è messo in gioco: un personaggio molto singolare perché lei è un’autentica prostituta che ha tenuto dei corsi per degli studenti di una scuola di scrittura. La Labate è stata bravissima a trasformare questa donna in un’attrice naturale, che parlando agli studenti è riuscita a discutere di temi universali come il corpo, il denaro.

Che importanza hanno i documentari oggi?

Ecco il documentario tratta argomenti che fanno parte di un mosaico in cui il cinema del reale riesce a farci vedere che cosa accade in questo paese senza che tutto ciò sia bruciato dall’usa e getta del giornalismo, mentre il documentario può scrivere pagine importanti. Posso dire che ad esempio, secondo me, oggi sono più importanti i documentari sul cinema rispetto ai libri sul cinema, perché riescono ad essere uno strumento importante per capire e raccontare. In questo senso volevo citare il Nastro d’Argento speciale assegnato a Marco Spagnoli che, insieme ad altri giornalisti di cinema come Antonello Sarno, che è il capostipite di questa piccola scuola di autori tra giornalismo e documentario, sta costruendo davvero una memoria parallela che rimarrà un archivio per immagini di questo paese.

Nonostante sia importanti, i documentari trovano sempre grandi difficoltà ad essere distribuiti.

Sarebbe importante garantire ai documentari una pari visibilità, una par condicio, rispetto ai prodotti di finzione. Sappiamo bene che purtroppo la distribuzione già penalizza i film di fiction quindi è già tanto che per esempio ci siano delle iniziative che comincino a far circolare di più questi prodotti. Sono importanti proposte come quella del Nuovo Cinema Sacher di Nanni Moretti in collaborazione con l’Istituto Luce che a Roma ogni domenica mattina presenta un documentario, tra l’altro con un buon successo di pubblico. Bisognerebbe mettere in campo una nuova politica sui prezzi e una nuova politica di distribuzione su tutto il cinema di qualità, che non voglio definire banalmente solo d’essai, perché diventi uno strumento per fare cultura e intrattenere lo spettatore. Il documentario non può essere solo qualcosa che si conclude nella vendita di un dvd o nella messa in onda televisiva.

Quali saranno le future attività del Sngci?

Abbiamo un bel calendario. Intanto sui documentari ci saranno altre due iniziative. Nel pacchetto delle cinquine dei Nastri d’Argento ci sarà per il secondo anno questa particolare categoria del docu-film. Sono cinque titoli, che non abbiamo inserito volutamente nell’area dei documentari, perché sono dei film in qualche modo legati al documentario. Uno su tutti “Fango e Gloria” di Leonardo Tiberi che ha una parte fiction e una parte di ricostruzione d’archivio. Posso citare anche “The Show Mas Go On” sui magazzini Mas di Piazza Vittorio a Roma: altro esempio di un genere ormai nuovo, un’ibridazione tra la finzione e il documentaristico. Poi avremo un’iniziativa nel nome di Lello Bersani, che condividiamo con il Busto Arsizio Film Festival. Ripristiniamo così un premio che era stato dato solo una volta e il nuovo corso sarà inaugurato con Antonello Sarno.

L’appuntamento più vicino è la serata del 21 marzo 2015 in cui i Nastri parteciperanno a Cortinametraggio, dove assegneremo i premi per il web, vinti l’anno scorso da “Una mamma imperfetta” di Ivan Cotroneo. Sarà una serata un po’ particolare perché ricorderemo Virna Lisi, proiettando il film “Latin lover” di Cristina Comencini, ultima prova recitativa della grande attrice recentemente scomparsa.

Poi ovviamente abbiamo le scadenze rituali delle nostre attività. I Nastri d’Argento dei cortometraggi a metà aprile a Roma alla Casa del cinema, in collaborazione con Studio Universal e anche quest’anno da tre anni assegneremo il Cine Master, dando la possibilità al regista vincitore di recarsi a Los Angeles per uno stage di un mese full immersion. Una grande esperienza e opportunità per un cortista.

Poi il 29 maggio ci sarà la grande serata al Maxii dove saranno annunciate le cinquine e assegnati i Nastri alla carriera ad un mese esatto dal grande week end 26 al 28 giugno 2015 di Taormina dove saranno annunciati i vincitori al Teatro Antico. Infine ti do un’esclusiva: subito dopo il Festival di Cannes ci sarà un appuntamento a Villa Medici a Roma, il 27 maggio 2015, legato al Nastro d’argento europeo.

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