Con la “Teoria del tutto”, il regista James Marsch porta sul grande schermo la vita di Stephen Hawking (Eddie Redmayne), il celebre scienziato affetto da atrofia muscolare progressiva. Il film, uscito nelle sale italiane il 15 gennaio 2015, più che essere un’agiografia di Hawking è una summa delle pià pure emozioni umane e di quanto sia necessario per ogni individuo – anche per uno dei più brillanti scienziati dell’umanità – l’amore. Drammatico e volutamente melenso, “La teoria del tutto” ragiona infatti sull’eterna lotta tra cuore e cervello, ragione e sentimento, con la vittoria senz’appello di quest’ultimo.
Il film è tratto proprio dall’autobiografia “Travelling to Infinity: My Life With Stephen”, scritta da Jane Hawking, ex-moglie del fisico, il film non ha la pretesa di raccontare in profondità il personaggio di Hawking. La vera protagonista della pellicola è infatti Jane Hawking: così come il libro, anche il lavoro di Marsch è costruito dal punto di vista della donna, colei che tra gioie e mille difficoltà ha scelto di stare al fianco dello scienziato.
Tacciato di superficialità proprio perché evita di raccontare (o tediare lo spettatore con) le grandi scoperte scientifiche del fisico, è lo stesso attore protagonista, Eddie Redmayne, fresco vincitore dell’Oscar 2015 come Miglior Attore protagonista, che ha spiegato, presentando “La teoria del tutto” al Torino Film Festival 2014, come va interpretato il film: “Questo non è un biopic e non ho dubbi quando lo affermo. Quando ho letto la sceneggiatura del film l’ho trovata piuttosto uno studio sull’amore e la possibilità che l’uomo ha di amare in tutte le forme: amore per la scienza, per la famiglia, per la poesia, ecc.”