di Gianni Cipriani*
E’ presto per fare i bilanci ed è anche presto per fare gli auguri per il nuovo anno. Ma per noi che abbiamo preso il testimone del Giornale dello Spettacolo
a giugno e che abbiamo realizzato cinque numeri praticamente in apnea è il momento di tirare il fiato e guardarci attorno, perché la nostra progettualità non venga schiacciata dalle quotidiane emergenze. Da quando siamo partiti la crisi del mondo dell’editoria non si è attenuata e anche il mondo dello spettacolo, nelle sue varie sfaccettature, continua a confrontarsi con grandi problemi. Eppure, mentre a nostra volta ci stiamo faticosamente arrampicando in attesa di guadagnare la pianura, pensiamo che sia giusto e doveroso guardare al futuro non con l’ottimismo degli sciocchi o, peggio, di coloro che credono all’imbonitore di turno ma, se è consentito, con il gramsciano ottimismo della volontà che non si ferma al pessimismo della ragione ma crede che nella prassi, nell’agire quotidiano, ogni cosa possa essere cambiata, o almeno proviamo a farlo.
Portare il Giornale dello Spettacolo all’interno di [url”Globalist “]www.globalist.it[/url] è stata una sfida un po’ folle. Ma dopo cinque mesi le risposte sono incoraggianti e noi abbiamo tutte le intenzioni di andare avanti e rendere questo progetto, sia sul cartaceo che nella versione digital, più strutturato e autorevole. Per questo, proprio in coerenza con il nostro credo al quale ho accennato prima, fin dal primo giorno abbiamo evitato scorciatoie demagogiche da Eco del lamento o piagnisteo.it.
I problemi sono tanti, ma non dobbiamo fermarci alla loro passiva contemplazione ma diventare, nel nostro piccolo e nei nostri limiti di giornalisti che raccontano, interlocutori seri e affidabili – possibilmente autorevoli – di tutti coloro che si rimboccano le maniche e vanno avanti; di tutti coloro che hanno idee; di tutti coloro che vogliono innovare e sanno come farlo.
Parlare di Hollywood sul Tevere è parte integrante di questa narrazione. Nessuna melensa nostalgia del passato, per quanto legittima, ma la consapevolezza che quel passato può tornare a essere “il presente” e perfino indicarci la via per il futuro. Il genio, la creatività, l’intuizione sono i beni immateriali che possono portarci fuori dalle attuali sabbie mobili, a condizione che non siano negati o mortificati. L’interessantissima intervista fatta da Marco Spagnoli a Enzo Sisti fa intravedere come scenari che si ritenevano storie di un bel passato che non sarebbe mai tornato in realtà
siano a portata di mano.
Ma non fermarsi alla rassegnata contemplazione dei problemi non significa negarne l’esistenza. Ha detto Carlo Verdone in una intervista fatta proprio al Giornale dello Spettacolo a settembre: “Dobbiamo fermare la chiusura delle sale
del centro, perché stiamo perdendo il pubblico che va al cinema: quello dai trenta in su. Se non facciamo nulla, consegneremo un’intera generazione alla visione su tablet e computer. L’emorragia di sale significa perdere il piacere della condivisione. Lo stesso vale per teatri e librerie. Dobbiamo proteggere i luoghi della cultura e difenderci anche dalla pirateria che, però, è un problema
mondiale”. Proteggere i luoghi della cultura che non possono sottostare alle bieche logiche speculative e alla deregulation del profitto immediato che poco alla volta uccide la nostra storia e la nostra memoria. In questa battaglia il Giornale dello Spettacolo c’è e vogliamo raccontare le tante storie di un paese capace di ribellarsi alla mercificazione e a difendere quell’ estro (armonico, possibilmente) che è il patrimonio del nostro Paese.
Per questo vogliamo guardare al futuro con ottimismo. Senza dimenticare che tra pochi mesi il Giornale dello Spettacolo – fondato nel 1945 – festeggerà i 70 anni e noi, che da così poco abbiamo ereditato una storia così prestigiosa, pensiamo che il miglior modo per rendere omaggio a coloro che il Giornale dello Spettacolo hanno fondato e fatto grande, sia quello di essere sempre più
la voce di chi il cinema e lo spettacolo lo fa e di chi lo ama. Una
sfida difficilissima, forse velleitaria, ma con l’aiuto di chi ci legge e
di chi vorrà sostenerci siamo pronti ad affrontare vento e bufera.
*Direttore responsabile del Giornale dello spettacolo