Massimo Ghini, attore dichiaratamente di sinistra, in un’intervista all’agenzia Agi confessa che gli sarebbe piaciuto presentare una volta il Concertone di piazza San Giovanni a Roma promosso da Cgil, Cisl e Uil, pensa che ne avrebbe avuto i titoli ma che, a 65 compiuti, per lui sia tardi. “Me lo sarei pure meritato, visto che sono stato tutta la vita nel sindacato e ho sempre dichiarato di essere di sinistra, pagandola pure… L’avrei visto come un riconoscimento, e avrei fatto felice anche mio padre”, ricordando Lorenzo Ghini, comunista finito nel campo di concentramento di Mauthausen, morto nel ’90.
L’attore si dice molto preoccupato per il lavoro delle migliaia di lavoratori dello spettacolo, dai colleghi ai tecnici, “tanti dei quali non hanno né Cig né alcun tipo di ammortizzatore sociale”. L’artista spera in un “protocollo che ci aiuti tutti a ripartire”. Ghini reputa però che anche le categorie dello spettacolo abbiano le loro responsabilità:
“Non abbiamo avuto mai abbastanza forza per opporci al fatto che la produzione artistica in Italia sia storicamente considerata qualcosa di superfluo ed effimero nonostante il nostro apporto al Pil – dice ad Antonella Piperno – Pensi che noi attori non abbiamo ancora un contratto nazionale per l’audiovisivo. E se finora molti sono sottopagati o non pagati affatto per mesi e mesi e io stesso devo ancora riscuotere delle voci di contratto relative a quattro film dell’anno scorso”.
Oltre ad aver recitato in film e fiction, l’attore romano è stato segretario e presidente fino del sindacato attori della Cgil, ha sostenuto la fondazione del Pd per il quale è stato responsabile della cultura, ha fatto il consigliere comunale con Francesco Rutelli sindaco di Roma.