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Riina, i vertici Rai: nessun negazionismo ma intervista da mafioso

Scontro tra Bindi e Dall'Orto in commissione, la Maggioni invece precisa: nel risentire il racconto di Riina jr molte cose sono insopportabili. Non rinnega la storia del padre.

Riina, i vertici Rai: nessun negazionismo ma intervista da mafioso
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7 Aprile 2016 - 17.42


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Presa di posizione del dg e della presidente della Rai Antonio Campo Dall’Orto e Monica Maggioni dopo le polemiche per l’intervista di Bruno Vespa. “Da noi nessun negazionismo”, ha detto la Maggioni che ha però evidenziato che Riina jr ha dato in sostanza un’intervista da mafioso. Intanto il direttore ha fatto sapere che dal primo settembre ci sarà una supervisione giornalistica.

“La liberatoria” dell’intervista a Salvo Riina è stata firmata alla fine. Ma le domande sono state fatte in libertà dal giornalista”, ha risposto il direttore generale Rai Antonio Campo Dall’Orto in commissione antimafia.

La presidente Rosy Bindi ha replicato: “Direttore io non sono giornalista. Ma di fronte a mancate risposte, di fronte a domande fondamentali che Vespa ha posto ma Riina non ha mai risposto, l’intervista poteva finire lì. Quando per la terza volta Riina non ha risposto alla domanda su che giudizio dà di suo padre, è chiaro che la partita la conduceva lui”. Per Bindi Riina “firma dopo perché quello che gli interessava era capire se gli si consentiva dire quello che voleva dire. Intervistare un’attrice non è la stessa cosa che intervistare un mafioso”. Dall’Orto chiosa: “Lo so. Vi sto solo dicendo quanto abbiamo raccolto”.

“Questa è una fase di transizione – ha detto Campo Dall’Orto – prima abbiamo deciso di occuparci della informazione giornalistica in senso stretto, cioè delle testate, e poi dal primo settembre bisognerà riuscire ad avere una supervisione che lavori sui contenuti giornalistici ovunque essi siano. Da quel momento si dovrà decidere insieme”. Lo dice il dg Rai Antonio Campo Dall’Orto in Commissione Antimafia rispondendo a domande sull’ intervista di Riina jr ieri sera a Porta a Porta. Un punto sul quale arriva la secca replica del sindacato: “La chiusura della vicenda “Porta a Porta” non può consistere nell’invenzione della figura di un supervisore a priori dei contenuti giornalistici, in chiara violazione della legge e del contratto collettivo di lavoro”. Lo affermano in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani.

“Nella storia della Rai – ha puntualizzato la Maggioni – non c’è nessun negazionismo, da giornalista capisco l’attrazione per questa storia ma c’è il contenuto e ci sono anche le responsabilità. Nel Paese la ferita della mafia non e’ una ferita del passato, ma di oggi. E per questo serve attenzione al contesto. Intervenire a priori rimanda all’idea di censura ed e’ difficile accettare l’idea di censura, nei confronti di un collega con una lunga storia professionale. Su certi temi vale la pena dilatare il confronto sul come si dicono le cose che resta fondamentale”. “Nel risentire il racconto di Riina jr – ha detto ancora la Maggioni – molte cose sono insopportabili. Non rinnegare la storia del padre, ad esempio. In sostanza Riina dà una intervista da mafioso. La Rai non è però appiattibile su un’intervista, perché racconta giorno per giorno le storie delle vittime della mafia”.

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