Sanremo 2015 ha un primo vincitore, è Nek, che si è imposto con il brano “Se telefonando” nella terza serata del festival, quella dedicata alle cover dei grandi brani della musica italiana. Il cantante emiliano ha battuto nella mance finale il gruppo del Volo che cantava “Ancora” di Edoardo De Crescenzo, Marco Masini che riproponeva il pezzo di Francesco Nuti “Sarà per te”, il rapper Moreno che rivisitava in chiave ragamuffin “Una carezza in pugno” di Celentano e i Dear Jack che hanno omaggiato il Sergio Endrigo di “Io che amo solo te”.
Scelta coraggiosa quella di Nek, all’anagrafe Filippo Neviani nato 42 anni fa a Sassuolo, per aver sfidato il fascino sedimentato dall’interpretazione da parte della più grande cantante italiana, di questo brano firmato da Ghigo De Chiara e Maurizio Costanzo su musica di Morricone nel 1966, ma una scelta riuscita molto bene grazie al suo piglio interpretativo particolare, supportato da un arrangiamento in versione Coldplay.
Scelta premiata due volte poi, perché è stata ottenuta grazie al televoto che anche in questa occasione si è confermato uno strumento per esprimere il proprio consenso, letteralmente nelle mani del pubblico giovanile, come testimoniano le preferenze confluite su Moreno, Dear Jack e il Volo, artisti provenienti dai talent. Ha battuto cioè anche loro che partono avvantaggiati. Al “vero” Sanremo che si concluderà sabato sera però, non sarà così perché a bilanciare il tutto ci saranno la giuria degli esperti e quella dei giornalisti.
Tornando alle cover e ai loro interpreti, bene Malika Ayane col suo particolare “Vivere” di Vasco, Chiara col “Volto della vita” della Caselli, Irene Grandi con “Se perdo te” di Patty Pravo e Anna Tatangelo con “Dio come ti amo” di Modugno che vinse con questo brano il festival nel ’66 insieme alla Cinquetti.
Male Raf, svociato e in difficoltà con una versione imbarazzante di “Rose rosse” di Ranieri, Alex Britti con una lentissima “Io mi fermo qui” dei Dik Dik, i Soliti idioti con una versione debolissima di “E la vita e la vita” di Cochi e Renato. Da dimenticare l’avanspettacolo di Platinette e Di Michele col sussurrato e colorato “Alghero” di Giuny Russo e la meno big dei big Bianca Atzei che ha massacrato “Ciao amore Ciao”, canzone difficile di per sé a cui bisogna accostarsi col carisma giusto, come ha dimostrato un paio di anni fa proprio all’Ariston Marco Mengoni.
Grande musica poi, finalmente, con i ritrovati Spandau Ballet che trent’anni dopo il loro boom mondiale e con qualche chilo di troppo, hanno rispolverato con grinta e nostalgia canaglia le loro hit, pezzi come “Gold” e “True” che ancora adesso fanno vibrare i cuori dei fan e soprattutto delle fan di ieri.
Due le sorprese della serata. La prima quella dell’ultima scoperta della Caselli, il giovane tenore-chitarrista Federico Paciotti, ex della band giovanile Gazosa, che ha galvanizzato la platea con una rivisitazione in chiave rock di “E lucean le stelle” e Nessun dorma”. La seconda, forse più significativa, è che a Sanremo si è finalmente riso.
Risate dopo gli imbarazzanti casi di Siani e Pintus, con l’ironia graffiante e politicamente scorretta di Luca e Paolo che hanno proposto una dissacrante canzone “Rip parade” che ridicolizza la morbosità dei media ed addetti ai lavori sulle scomparse dei cantanti (anche se molti sui social non hanno gradito per l’irriverenza nei confronti dei cari estinti della musica) e poi con un monologo sui matrimoni gay. Risate ancora di più però con Massimo Ferrero, er Viperetta, patron della Samp che con la sua verve naif e da “Semo gente de borgata”, ha riproposto gag da Bagaglino. Un concentrato di Bombolo, Maurizio Mattioli e Martufello alla massima potenza e con una piccola differenza. Non recitava, è così.
A chiudere il finto collegamento in diretta con Samanta Cristoforetti nello spazio. L’intervento dell’astronauta era stato registrato prima, lo ha scoperto e rivelato su Twitter Paolo Attivissimo, giornalista della Radio Svizzera: il video era stato postato da ore sul canale della Nasa di Youtube. Insomma una diretta taroccata della serie “Balle spaziali”.
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