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Sanremo, l'amatriciana con l'aglio

Il commento puntuale, perfido e spietato della prima serata del Festival di Sanremo. [Stefano Torossi]

Sanremo, l'amatriciana con l'aglio
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11 Febbraio 2015 - 09.05


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di Stefano Torossi

Sì, perché l’ultima notizia del TG 1 riferiva la secca smentita del Consiglio Comunale di Amatrice al completo, con in testa il sindaco: “No, nel sugo all’amatriciana non ci vuole l’aglio!” Questo per controbattere la blasfema dichiarazione di senso opposto dello chef Cracco, che aveva creato non poche preoccupazioni fra i buongustai italiani.

Chiarito questo punto fondamentale, passiamo al sessantacinquesimo Festival di Sanremo che inizia con una breve intervista a un barbiere in ghingheri e panama e a una pingue matrona: Al Bano e Romina.

Poi, interrotta da un indecente numero di annunci pubblicitari, attacca l’Anteprima Sanremo. Scenetta parrocchiale fra Lucio Caizzi e Carlo Conti, sui contenuti e sui modi della quale sorvoleremo per carità cristiana.
Segue una carrellata (finalmente un montaggio veloce e moderno) sui personaggi del festival. Ci hanno colpito i denti ferrati di Malika Ayane e una bella patacca di grasso sulla camicia di Platinette. Ma non fa niente. I personaggi sono, ognuno per il suo verso, abbastanza robusti da reggere queste piccolezze.
Comincia lo spettacolo. Come da tradizione si ripetono i tempi lenti e imprecisi, le pause lunghe, gli attacchi in ritardo; il presentatore che chiama a un certo punto un rullo di tamburo, e il batterista chissà a cosa stava pensando perché non risponde, e lui, veloce: “Ma ce le hai le bacchette?” Insomma le solite cose all’italiana.

Conti, bisogna dirlo, a parte il vezzo, che a un certo punto diventa fastidioso, di ripetere mille volte “meraviglioso”, è bravo, prontissimo e per niente volgare.

E siamo al primo momento di estasi nonché a un’altra botta di oratorio parrocchiale.

Appare sul palco la famiglia Anania di Catanzaro: marito, moglie e sedici figli. Alle prevedibili domande sul perché di una famiglia di quelle dimensioni, il paterfamilias ringrazia Dio e dichiara che la sua figliolanza la deve allo Spirito Santo. A questo punto ci è venuto il sospetto che i coniugi Anania non abbiano chiara la differenza fra generazione naturale e intervento divino.
Tiziano Ferro, in impeccabile papillon, canta con il suo simpatico sorriso, mentre dietro di lui torreggia una specie di Mastrolindo gigantesco con un violino fra le braccia e addosso dei jeans da barbone. Come mai uno in smoking e l’altro in stracci?

Ma arriviamo al vero momento di abiezione. L’entrata in scena di un personaggio obbrobrioso; il classico servo insolente della commedia dell’arte, il guitto che ridacchia dopo aver detto la battuta, che sfotte i compagni di lavoro per far ridere il pubblico insultandoli, forte della protezione del microfono che ha in mano.

Per prima cosa offende un bambino grasso chiedendogli come riesce a entrare nel sedile. Poi insiste coi musicisti dell’orchestra pelati o troppo robusti, comunque puntando sempre sul difetto fisico: un classico. Infine scivola nella vera volgarità quando, verso la chiusura del suo troppo lungo intervento (12’), la butta sul patetico, cambia registro, si mette a piagnucolare e a chi manda il suo pensiero nell’alto dei cieli? Ma a Pino Daniele, naturalmente! Applausi lacrimosi.

Non vorremmo che vi sfuggisse il nome di costui: Alessandro Siani.
Avanti tutta. Cantano Romina e Al Bano. A Conti non riesce la progettata rappacificazione fra i coniugi litigati. La figura della zitella stizzosa comunque la fa Al Bano, mentre alla paffuta Romina sembra che non gliene importi gran che.

Siamo in chiusura. Ma non prima di aver registrato un terzo momento di schietto livello parrocchiale: il numero dei tre giornalisti finti che fanno le domante. Proprio squallido.

E finalmente, per chiudere davvero, arriva per bocca di Conti un annuncio che non ci saremmo mai aspettati perché supera ogni immaginazione: Alessandro Siani devolverà il compenso per la sua prestazione a due ospedali pediatrici, uno di Roma, ci pare, e uno di Napoli.
Eh? L’avesse fatto sapere prima forse avrebbe avuto un po’ della nostra stima, ma detto a fine trasmissione, dopo che probabilmente qualcuno gli avrà fatto notare la sua cafonaggine, fa l’effetto di una bella toppa piazzata su uno strappa irrimediabile.

Quando uno è guitto, guitto rimane, non c’è niente da fare.

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