Dare il meglio di sè, nel momento peggiore per tutti: è il compito del giornalista in tv quando arriva una notizia tragica. È successo domenica, con Jules Bianchi. Non c’erano immagini, nè spiegazioni o comunicati ufficiali. “Parlavano” solo le facce dei piloti. Ma parlavano con i loro silenzi, e chi lavora in tv non può permettersi il silenzio. Bisogna descrivere, raccontare, assecondare la curiosità (pure morbosa) e la preoccupazione (anche accorata) di chi sta casa. Il tutto, senza esagerare: nè col distacco professionale, nè con il coinvolgimento emotivo. Chi è in tv guida le reazioni degli spettatori: ne deve tener sempre conto, ancor più in certi momenti di attenzione e partecipazione.
Domenica dalla Formula 1 c’erano pochissime notizie. Arrivavano – attraverso i social – inviti alla preghiera. Li leggevo, li raccontavo. Ripensavo alle preghiere per Ballerini, Simoncelli, Morosini, Imbriani, Ciro Esposito: le morti raccontate in diretta da quando è nato Sky Sport 24. Non conoscevo personalmente nessuno di loro. E so di non avere le qualità di Sandro Ciotti, maestro di giornalismo che trent’anni fa, alla “Domenica Sportiva”, annunciò all’Italia la morte di Scirea. Improvvisò parole che milioni di spettatori condivisero davvero: col cuore, anziché con Facebook.
Anch’io mi chiamo Sandro. Ma non Ciotti. Più modestamente Sabatini. Un momento difficilissimo l’ho vissuto quest’estate, quando la morte di Ciro Esposito venne anticipata da siti e “rip” sparsi sui social. Invece il ragazzo era in condizioni disperate e per lui si poteva solo pregare. Ma non era ancora morto, e mi sembrò irreale la smania on line di diffondere la notizia. Non era bastata la lezione di Carmelo Imbriani, che morì due giorni dopo le condoglianze di web e tv.
In certi momenti bisogna rimanere freddi e bloccare le emozioni. Non è facile. Anche chi sta in tv vorrebbe arrabbiarsi o disperarsi. Rivolgere domande, anziché rispondere a quelle che arrivano dai telespettatori. Invece bisogna darsi forza. Partecipare e consolare, se possibile. Magari ripensando alla lezione di Sandro Ciotti. In diretta tv si racconta tutto nel migliore dei modi. Anche le notizie peggiori.