In un intervento pubblicato sul quotidiano Le Monde, quindici dipendenti sono tornati a reclamare uno statuto di “azionisti salariati” secondo una suddivisione equa del pacchetto azionario, rifiutando che “un pugno di individui prenda il controllo” del settimanale. Tra questi, Patrick Pelloux, il vignettista Luz e il giornalista Laurent Léger. Per loro, Charlie Hebdo è “un bene comune”. I 15 puntano il dito contro quello che definiscono il “veleno dei milioni”. Il giornale ha raccolto 30 milioni di euro di donazioni, aiuti e abbonamenti dopo l’attentato.
E i dipendenti contestatori temono che il giornale sia ora “diventato una preda succulenta, di fronte alle manipolazioni politiche e/o finanziarie”. Una dichiarazione che mette in discussione, senza nominarli, i dirigenti: il vignettista Riss, il direttore generale Éric Portheault, il caporedattore Gérard Biard e l’avvocato del giornale Richard Malka. Charlie Hebdo appartiene attualmente per il 40% ai familiari dell’ex direttore Charb, ucciso durante l’attacco del 7 gennaio. Un altro 40% è di Riss e il restante 20% di Eric Porheault.
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