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Tramontato il monopolio della Siae? Per il tribunale di Milano sembra di sì

Una sentenza del Tribunale di Milano che farà discutere, a favore di Soundreef, sembra di fatto determinare la fine del monopolio della storica Siae

Tramontato il monopolio della Siae? Per il tribunale di Milano sembra di sì
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16 Ottobre 2014 - 10.32


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di Piero Montanari

Poche ore fa, una sentenza che farà discutere, pronunciata in provvedimento cautelare dal Tribunale di Milano a favore di Soundreef, una giovane società italiana concorrente di Siae ma con sede a Londra, sembra di fatto determinare la fine del monopolio della storica Siae.

Soundreef è una start up di diritti che si rivolge soprattutto ai ‘live’ e alle musiche di sottofondo dei centri commerciali. Viene scelta in massima parte da giovani autori che non vogliono passare per Siae, per la gestione di diritti di musiche di feste private, matrimoni, compleanni, nei quali, da qualche tempo, i brani eseguiti non venivano lavorati “analiticamente” dalla nostra Società Autori ed Editori.

“Non vi sono allo stato sufficienti elementi – cita la sentenza – per ritenere che la diffusione da parte di Soundreef nel territorio italiano sia illecita in forza della riserva concessa alla SIAE dall’articolo 180 L. aut. né sembra infatti potersi affermare che la musica […] gestita da Soundreef e da questa diffusa in Italia in centri commerciali GDO e simili, debba obbligatoriamente essere affidata all’intermediazione di SIAE. Una simile pretesa entrerebbe in conflitto con i principi del mercato in ambito comunitario e con i fondamentali principi della libera concorrenza”

Non saprei dire se di fatto questa sentenza, che sembra solo dare pieno titolo a Soundreef di operare sul territorio, faccia cadere il monopolio giuridico della Siae, sta di certo che segna un passaggio di riconoscimento della possibilità, per altre società di collecting, di operare in Italia. In che modo?

Questo ancora non è possibile determinarlo, perchè i grandi produttori (parlo di Rai, Mediaset, Sky, altri network radiofonici e televisivi importanti etc) continuano a rivolgersi a Siae da decenni perchè la maggior parte degli autori italiani importanti sono iscritti alla Siae e perchè Siae ha un controllo capillare sul tutto il territorio ed un “know how” centenario dal quale, credo, non si possa prescindere. Farà comunque bene la concorrenza, soprattutto in un momento in cui la Siae sta avendo un serio momento di oscurantismo, e sembra precipitare in una discesa agli inferi senza ritorno, con una politica che di certo non ha giovato alla sua immagine.

Prova ne è l’aumento delle quote associative (davvero eccessivo ed incomprensibile, tanto da far scaturire in tutti noi retropensieri negativi, come fosse un disincentivo nei confronti di chi si affaccia al lavoro dell’autore in questo momento storico) ed il gesto sprezzante della cesura dell’assegno di professionalità e dell’assicurazione ospedaliera ai suoi “vecchi” autori, quelli che, in buona sostanza, hanno fatto la storia culturale ed economica di Siae.

Sarà bene correre ai ripari, anche se credo che chiunque si immetta nel mercato dei diritti nel nostro Paese, non potrà prescindere da ciò che Siae ha rappresentato e rappresenta per tutti gli Autori italiani.

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