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Abete: il tax credit rilancerà Cinecittà world

Il presidente degli studios parla del futuro del parco tematico e annuncia Cinecittà natura.

Abete: il tax credit rilancerà Cinecittà world
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30 Giugno 2014 - 23.10


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di Marco Spagnoli Il Presidente di Cinecittà Studios commenta favorevolmente le scelte del Ministro Dario Franceschini di innalzare il limite del Tax Credit a dieci milioni di Euro aiutando così non solo la produzione italiana, ma l’intero sistema produttivo e – in particolare – l’operatività degli Studios sulla via Tuscolana in grado, così, di dialogare nuovamente con Hollywood e con il cinema mondiale interessato a produrre in Italia. L’apertura di Cinecittà World a luglio è un passaggio ulteriore verso la nascita di una grande Entertainment Company italiana con sede a Roma.

“E’ un provvedimento molto importante per il futuro di Cinecittà, soprattutto perché questa norma consente il recupero a più soggetti che investono in una sola produzione.” Osserva Luigi Abete “Una situazione che ci permette di colmare lo svantaggio fiscale nei confronti dei competitor come gli studi di Pinewood a Londra e di Babelsberg in Germania. Se prima potevamo confrontarci solo con produzioni venti milioni di Euro che in Italia potevano avere al massimo il 25% di quanto spendevano, oggi, possiamo aspirare ad attirare progetti ancora più costosi. Del resto siamo sempre stati convinti che Cinecittà per sopravvivere debba avere un ruolo importante sul mercato internazionale: le produzioni italiane che sono benvenute e cui facciamo prezzi più bassi, infatti, non bastano per sostenere il nostro lavoro. Dobbiamo essere sempre capaci di attirare gli stranieri, perché quello è il nostro core business. O Cinecittà continua a sviluppare una sua dimensione internazionale oppure non ha alcuna possibilità di stare in piedi.”

Perché?

Se un film italiano di buone dimensioni spende a Cinecittà intorno ai due – trecentomila Euro questa cifra moltiplicata per diversi titoli, comunque, non basta per rendere sostenibile il nostro business. Noi paghiamo allo Stato ogni anno tre milioni di affitto e abbiamo circa due milioni di Euro di spese tra pulizie ed energia elettrica. E’ evidente che non basterebbe tutto il cinema italiano anche solo per coprire queste spese di base, senza andare nemmeno a parlare degli stipendi.

Quindi?

Cinecittà ‘regge’ se, ogni anno, vengono almeno due grandi produzioni internazionali e la nostra previsione è che, nei prossimi mesi, dopo l’aumento del Tax Credit torneremo ad essere oggetto di interesse da parte dei produttori mondiali. Non più, però, solo per film da venti milioni, ma anche da parte di produzioni da budget molto più ampi. Il combinato disposto di film stranieri e cinema italiano, può davvero rilanciare gli Studios in una maniera molto importante. Siamo reduci da un periodo difficile con le produzioni internazionali che si sono rarefatte per via della crisi, così come quelle televisive. Una volta si diceva che Cinecittà era “occupata” dalla televisione. Non era vero: andati via i programmi Tv, i film per il cinema non sono tornati a riempire gli Studios.

Parliamo dell’ampliamento degli Studios…

Oltre all’albergo da duecento camere per le troupe ed un parcheggio, vogliamo costruire un nuovo teatro di posa grande come il numero 5, perché abbiamo bisogno di potere ospitare più produzioni in contemporanea. Se vogliamo essere dei competitor sul piano internazionale dobbiamo avere la possibilità di ospitare diverse produzioni con teatri grandi. Non posso rischiare che se c’è un ritardo da parte di una produzione, impedire ad un’altra di partire nelle date fissate. L’unico modo che ho per prendere più produzioni in sequenza è avere ‘backup’ e servizi a disposizione da offrire.
Del resto noi affittiamo gli Studios, ma abbiamo acquistato il ramo d’azienda dallo Stato e così dopo avergli chiesto di ristrutturare i teatri (così come qualsiasi affittuario chiede la manutenzione al proprio padrone di casa) abbiamo pensato di ammodernare i servizi offerti da Cinecittà, rendendoli competitivi con quelli dei nostri concorrenti. Il nostro operato così come le nostre intenzioni sono state largamente malintese. Come potevamo fare una ‘speculazione edilizia’ su un terreno che, alla fine, resta di proprietà di qualcun altro e – come in questo caso – dello Stato?
Quando ci siamo offerti di fare tutto questo nello spazio che all’epoca doveva ospitare la Multisala della Warner, pensavamo di incontrare le simpatie di chi notava che anziché stabilire un’attività commerciale, noi andavamo a consolidare una serie di servizi per la produzione cinematografica.
L’albergo a quattro stelle serve per le troupe che, altrimenti, vengono mandati lontano dall’area di Cinecittà e della Tuscolana dove non ci sono alberghi adeguati, mentre gli attori e il regista se ne vanno comodamente in Centro.

Nella prima decade di luglio aprite sulla Pontina, il parco a tema Cinecittà World…

Abbiamo sempre pensato che al core business degli Studios andassero affiancati progetti legati al tempo libero come nel caso di un Parco a tema sul cinema o della riapertura del Luna Park dell’Eur che dovrebbe avvenire verso la metà dell’anno prossimo.
Abbiamo anche altri progetti: insieme a Filmaster, un grande operatore di eventi sportivi e corporate, e a Civita che organizza eventi museali vogliamo creare una sinergia per la realizzazione di grandi eventi culturali all’estero. Inoltre puntiamo ad una gemmazione di altre attività come il Museo del cinema e un al parco nel verde Cinecittà Natura, perché il nostro obiettivo è far nascere una grande entertainment company che abbia la sua anima nella fabbrica dei sogni. Questo per creare una grande sinergia intorno al nome di Cinecittà. Noi vogliamo valorizzare sempre di più questo marchio e sfruttare questo valore in tutte le nostre attività legate all’entertainment.

Ogni tanto qualcuno fa “confusione” tra il parco tematico e gli Studios…

Ci sono più di venti chilometri di distanza l’uno dall’altro, ma credo che ciò derivi anche dal fatto che originariamente, ai tempi di quando la Warner pensava di acquisire il pezzo del parco tra Parco Lamaro e Cinecittà 2 e costruirci una Multisala, si ipotizzò anche la creazione di un parco a tema, comunque, nelle adiacenze degli Studios. Noi, invece, dopo avere sondato venticinque zone nell’area metropolitana di Roma, abbiamo immediatamente pensato che la più idonea fossero gli ex Studios costruiti da Dino De Laurentiis ovvero la cosiddetta ex ‘Dinocittà’. Oltre la vocazione cinematografica, questi spazi erano collocati sulla direttrice Fiumicino – Mare, trovandosi, poi, a dieci chilometri dall’Eur e a venticinque da Cinecittà.

Questa diversificazione delle attività quali benefici porta dal punto di vista tecnico?

Avere diverse attività ci permette di compensare l’IVA attiva e passiva delle produzioni internazionali a livello di gruppo. Se qualche produttore straniero spende a Cinecittà l’IVA legata ad una serie di forniture che noi dobbiamo restituirgli, per noi è più facile restituirgli questo denaro. Più clienti abbiamo a Cinecittà World, più possiamo farci carico di lavorare con progetti ad alto budget negli Studios.

Torniamo al progetto dell’Entertainment Company…

Noi dobbiamo offrire al cittadino e ai turisti una piattaforma per il tempo libero. Roma è una delle capitali europee dove gli stranieri si fermano di meno e l’offerta è caratterizzata soprattutto sul piano museale e artistico. Basti pensare che se a Parigi ci si ferma per quattro giorni e mezzo, a Roma ci si ferma per due e mezzo.

Con Cinecittà World, il Luneur, il parco Natura con 75 ettari di verde, un museo legato al cinema e agli Studios, ancora altre attività, noi intendiamo diversificare sempre più l’offerta. Noi vogliamo creare un ‘sistema’ per valorizzare la città di Roma dando così la possibilità di visitare tanti luoghi legati a categorie di tempo libero differenti. Del resto questo è un modello di quanto accade in America dove accanto agli Studios sono state sviluppate una serie di attività differenti. In più vorrei dire a chi dice che noi ‘smantelliamo Cinecittà’ che in realtà noi costruiamo.

Si è parlato anche di portare il Festival di Roma a Cinecittà…

Personalmente sono affezionato all’Auditorium – Parco della Musica dove il Festival è stato collocato sin dalla sua nascita: un luogo unico per fare eventi del genere. Forse lì a via Guido Reni ci sono degli spazi per creare sale per il cinema senza usare in maniera succedanea quelle costruite per la musica. Delocalizzare il Festival di Roma a Cinecittà avrebbe senso a due condizioni: portare lì l’evento se riesci fare di Cinecittà una piccola Villette sul modello francese con – intorno agli Studios – un modello di cultura e una serie di eventi che durano tutto l’anno. L’altra condizione è che la struttura di decisione del Festival di Roma lavori tutto l’anno con una pianificazione adeguata e non ci si riduca sempre all’ultimo. Un modello di lavoro del genere depotenzia l’efficacia del Festival.

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