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Il Teatro Antico, l’anima di Taormina che torna a vivere

Un'intervista a Ninni Panzera, segretario generale Tao Arte, in occasione della riapertura del teatro Antico di Taormina con due spettacoli di Gabriele Lavia

Il Teatro Antico, l’anima di Taormina che torna a vivere
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6 Agosto 2020 - 10.04


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di Giuseppe Cassarà 

Una storia professionale e affettiva lega Gabriele Lavia al Teatro Antico di Taormina: il regista ne fu direttore artistico all’inizio degli anni ’90 (1990-94) e fu in quel periodo che con Ninni Panzera, segretario generale Tao Arte, nacque anche una storia di amicizia che continua ancora oggi, a trent’anni di distanza. Non c’è da stupirsi quindi se, per la grande riapertura del Teatro Antico di Taormina del post-pandemia, sarà proprio Lavia a calcare le scene con due spettacoli, l’8 e il 9 agosto: il primo è una Medea di Euripide, e poi Il Sogno di un Uomo Ridicolo di Fedor Dostoevskji.

Dottor Panzera, è emozionante riavere Gabriele Lavia sul palco del Teatro Antico?

Certamente! Gli anni in cui fu direttore artistico furono travolgenti. Ci furono spettacoli memorabili come Amleto, Riccardo III, Il Duello…spettacoli che hanno fatto migliaia di spettatori al debutto. Poi in qualche modo le nostre strade si sono divise, anche se l’amicizia è rimasta. Dopo vari pellegrinaggi, io e Gabriele ci siamo rincontrati nel 2017, quando abbiamo realizzato dei lavori nell’ambito del progetto Anfiteatro Sicilia, che consisteva nell’allestire gli spettacoli in alcuni siti archeologici.

Poi è arrivata la pandemia, il lockdown. In quel periodo ci siamo sentiti, forse anche per farci coraggio a vicenda, e lui mi parlò di questa sua Medea, un adattamento della tragedia di Euripide ridotto a un dialogo tra i due personaggi principali, Medea, ovviamente, e Giasone. La cosa mi incuriosì e gli disse che quando avremo potuto riaprire, il luogo del suo debutto sarebbe stato il Teatro di Taormina. E dalle parole siamo passati ai fatti: debuttiamo l’8 agosto, in un Teatro certo provato dalla quarantena, ridotto a una capienza di soli mille posti per rispettare la distanza di sicurezza, ma comunque pronto a tornare a vivere.

Taormina è una città che vive di arte e teatro. Come si sta organizzando per rimettersi in piedi, dopo il lockdown?

Innanzitutto ci tengo a specificare che la strategia per rimettere in piedi la struttura è stata interamente realizzata dal personale di Taormina Arte: come primo atto, con le nostre maestranze, abbiamo realizzato il luogo dove si sarebbero svolti gli spettacoli. Poi siamo passati alla programmazione, che è anche molto intensa: è partita il 12 luglio con il Festival del Cinema, e andrà avanti fino al 30 settembre. Abbiamo stretto delle collaborazioni con l’Orchestra Sinfonica Siciliana e il Teatro Bellini di Catania. L’Orchestra ha prodotto un ciclo di Beethoven, mentre il Bellini una programmazione differenziata che è andata dalle colonne sonore di film americani, ai Carmina Burana, alla Traviata.

Ci sono tanti artisti con cui stiamo collaborando: oltre a Lavia, ovviamente, c’è per esempio la Compagnia de Les Italiens dell’Opera di Parigi, che si esibirà in vari balletti tenendo certamente conto delle norme di sicurezza, e a settembre avremo anche una coreografia eseguita da Eleonora Abbagnato.

Come sta reagendo il pubblico a un programma così ricco e variegato?

Complessivamente sta reagendo bene, abbiamo avuto 4 pienoni per il docufilm di Giuseppe Tornatore, per la serata finale del Festival del Cinema, per la Nona di beethoven e per il concerto sulle colonne sonore. Gli spettacoli magari durante la settimana hanno una resa minore, ma era previsto. D’altronde, la situazione è difficile per tutta la città, che vive di turismo e all’85% di turismo straniero. Quest’anno, ovviamente, gli stranieri non ci sono e ne risentiremo, ma sono orgoglioso di poter dire che Taormina si sta rialzando, sta tornando a vivere e lo sta facendo da quello che è il suo simbolo.

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