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La nuova stagione del Teatro di Roma: tra paesaggi umani e visioni

Per Argentina e India un 2016/2017 con 90 lavori complessivi tra spettacoli e progetti culturali. Raggi: “Roma deve rimettere la cultura al centro”

La nuova stagione del Teatro di Roma: tra paesaggi umani e visioni
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30 Giugno 2016 - 18.50


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di Nicole Jallin

Guarda agli attuali cambiamenti civili e sociali, la prossima stagione del Teatro di Roma presentata ieri all’Argentina. Guarda al nostro tempo, come ha commentato il direttore Antonio Calbi, al dramma di chi fugge da conflitti, violenze, morte: dalla perdita dei valori umani e identitari. Ci sarà una “Umanità in movimento” nel cartellone 2016/2017, che ripropone lo schema dei percorsi tematici (con 13 gruppi da Pasolini ai classici, dalla musica ai miti del presente, dalle comunità ai ragazzi) per 57 spettacoli, di cui 21 produzioni (8 nuove, 4 coproduzioni e 9 riprese) e 36 ospitalità, sui palchi dell’Argentina, culla di classici e contemporanei, e l’India, “quartiere di creatività” e commistione artistica: «Gli spazi – ha sottolineato il presidente Marino Sinibaldi – sono fondamentali per un teatro pubblico. Perciò non possiamo non pensare alla lunga e tormentata situazione del Valle che auspichiamo possa rapidamente diventare la terza sala del Teatro di Roma, e riprendere il suo storico cammino. Ridare il Valle a Roma è indispensabile per la vita di questa città».

E la riapertura del Valle è un impegno condiviso dalla Sindaca Virginia Raggi che parla di una cultura capitolina per troppo tempo “schiacciata”, e che ora deve necessariamente ritornare in primo piano nella vita romana: «I nostri teatri devono tornare al centro culturale. Roma ne ha bisogno. E ha bisogno che il teatro esca, arrivi a tutti, raggiunga anche e soprattutto le periferie e le nuove generazioni. È un impegno che voglio prendere, certa che collaboreremo al meglio per riportare la cultura alla portata e alla porta di tutti».
Si comincia quindi a settembre con le internazionalità raccolte in “Mondi in scena” e negli appuntamenti di Asiatica e Romaeruopa Festival, partnership riconfermate insieme a If festival, Short Theater, Garofano Verde, Dominio Pubblico, il Fast Forward Festival con il Teatro dell’Opera, la Filarmonica di Roma, più i nuovi sodalizi con l’Università Roma Tre, il Palladium e l’Auditorium Parco della Musica. A ottobre i “Ragazzi di vita” di Pasolini apriranno l’omaggio a PPP con la regia di Massimo Popolizio, che tornerà in scena accanto a Massimo De Francovich e Fabrizio Gifuni nell’ultima firma di Luca Ronconi “Lehman Trilogy” di Stefano Massini.

Rivedremo il “Natale in casa Cupiello” di Antonio Latella, che replicherà con “Ma” su testo di Linda Dalisi e corpo attoriale di Candida Nieri, per uno struggente pasoliniano dialogo materno. Seguiranno Franco Branciaroli con “Macbeth” e Roberto Herlitzka diretto da Roberto Andò nel “Minetti – Ritratto di un artista da vecchio” di Bernhard. Emma Dante guiderà Ulisse e (giovani) compagni in “Odissea a/r”, mentre Filippo Timi sarà protagonista ibseniano di “Una casa di bambola”, per adattamento e regia di Andrée Ruth Shammah. Arriveranno un “Faust” pechinese che filtra la tragedia goethiana con l’arte Jīngjù, nel progetto di Anna Peschke; l’ultima direzione e interpretazione di Luca De Filippo, “Non ti pago” di Eduardo; rimembranze infantili d’incontri speciali imputabili a Claudio Tolcachir, che dirigerà Giulia Lazzarini, Pia Lanciotti, Paolo Mazzarelli, Sergio Romano e Josafat Vagni in “Emilia”. Lella Costa e Marco Baliani, in primavera, con “Human”, indagheranno la presenza umana nella sua possibile negazione, prima che Mario Martone conduca il successo torinese di “Morte di Danton” di Büchner.

L’India sarà location ritrovata per l’oscuro “Lear di Edward Bond”, con regia di Lisa Ferlazzo Natoli; accoglierà le sonorità di Giovanna Marini in “Sono Pasolini”, la disperazione violenta di Sarah Kane catturata in “Crave” diretto da Pierpaolo Sepe, e si farà terra shakespeariana per Graziano Piazza alle prese con ”MisuraxMisura”. Intanto, Fanny & Alexander faranno i conti col prezzo dell’arte in “We Need Money!”, per regia di Luigi De Angelis; Fibre Parallele spingeranno Licia Lanera e Nina Martorana nell’”Orgia” del poeta corsaro, e la scrittura cilena di Roberto Bolaño troverà l’interpretazione di Maria Paiato e la regia di Riccardo Massai in “Amuleto”, ovvero un monologo femminile che dà voce a corpi di un’America Latina assetata di rivoluzione.
Quelle di Musella/Mazzarelli saranno “Strategie fatali” che, su ispirazione del Bardo e Baudrillard, focalizzano su tematiche quotidiane un intreccio di sette attori e sedici personaggi; mentre un intimo dialogo con la madre conterrà confidenze di gender nel “Masculu e fiammina” di Saverio La Ruina, Tiezzi entrerà nelle questioni parentali di Bernhard con “L’apparenza inganna”, e la visionarietà di Anagoor ci racconterà opere d’arte con “Rivelazione – sette meditazioni intorno a Giorgione”.

È previsto un poker scenico per Frosini/Timpano che andranno per terre africane (a cavallo dei nostri pregiudizi) con “Acqua di Colonia”; visiteranno l’immaginario collettivo all’epoca DC con “Aldo Morto”; scenderanno nei meandri della bulimia consumistica di “Digerseltz”; e aspetteranno l’arrivo di (noi) cadaveri viventi in “Zombietudine”. Stessa attenzione per Lucia Calamaro, il cui “Ritratto d’artista” annuncia “La vita fredda – Sguardi sul dolore del ricordo”, sul filo della memoria che unisce vivi e morti; “L’origine del mondo – Ritratto di un interno”, nel rapporto malmesso di madre e figlia; e “Tumore – Uno spettacolo desolato”, dentro il non-luogo della malattia.

Da non perdere poi la prima nazionale di “dEVERSIVO” che, nell’ebbrezza fortemente poetica di Eleonora Danco, ci porterà nella dimora fisica e mentale di un personaggio in lotta per la normalità; Massimiliano Civica affronterà la forza dello scrivere nell’incontro tra un docente e un ladro in “Un quaderno per l’inverno” di Armando Pirozzi; e il Teatro Valdoca ci attenderà (a fine maggio) con Mariangela Gualtieri e Stefano Battaglia in “Porpora – Rito sonoro per cielo e terra”, curato da Cesare Ronconi.

Foto di Ran Reuveni

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