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Shots from Othello: il palcoscenico come "misura alternativa" al carcere

Giunto alla terza edizione il progetto “I fiori blu: musicateatro” porta in scena uno spettacolo ispirato a Shakespeare.

Shots from Othello: il palcoscenico come "misura alternativa" al carcere
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27 Maggio 2016 - 15.53


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Un concerto-spettacolo costruito intorno all’Otello di William Shakespeare in cui le narrazioni degli attori si sovrappongono ai personaggi dell’opera, moltiplicandoli e generando un racconto a più voci i cui protagonisti rivelano il loro segreto: il desiderio che spinge l’uomo a sporgersi verso l’abisso. È “Shots from Othello” proposto dal progetto “I fiori blu: musicateatro” dell’associazione Gruppo Elettrogeno, giunto alla sua terza edizione e realizzato in collaborazione con l’Ufficio di esecuzione penale esterna di Bologna con il patrocinio del Comune di Bologna e del Quartiere Navile, sul cui territorio insiste il carcere, che ha fornito i locali per le prove. Lo spettacolo – realizzato in collaborazione con Paolo Fresu ed Etta Scollo e con la partecipazione del Coro Arcanto – è l’esito di un percorso di formazione teatrale e musicale iniziato a ottobre 2015 e rivolto a persone in misura alternativa alla detenzione, persone che fruiscono della sospensione del procedimento con messa alla prova e agli operatori sociali di enti e servizi che collaborano nella varie fasi dell’esecuzione penale esterna e interna.
Sono 27 le persone che hanno partecipato al laboratorio, tra persone in misura alternativa e messa alla prova, i loro familiari e persone che hanno terminato il percorso. “In totale sul palco ci saranno una settantina di persone tra partecipanti al laboratorio, attori e musicisti – ha raccontato Martina Palmieri di Gruppo Elettrogeno –: una comunità artistica che, con grande impegno e responsabilità, ha costruito lo spettacolo”. In tre edizioni sono circa un centinaio le persone in misura alternativa e messa alla prova che hanno attraversato il progetto: “Per noi – ha detto Antonio Amato, responsabile area servizio sociale Ufficio esecuzione penale esterna Bologna e Ferrara – il percorso è uno scambio fra utenti, operatori e artisti, che ha valenza formativa e informativa ma anche di sensibilizzazione dell’opinione pubblica”.

Sono 540 le persone che in Emilia-Romagna usufruiscono dell’istituto della messa in prova (dati al 15 maggio), mentre a livello nazionale a fine aprile erano circa 9 mila. Le persone in misura alternativa alla detenzione invece sono 1.846 in regione, 43 mila a livello nazionale. I detenuti sono circa 53 mila in Italia, poco più di 3 mila in Emilia-Romagna, 780 alla Dozza di Bologna. “Nel nostro Paese è in corso un cambiamento del sistema penale e sanzionatorio e noi come Uepe proviamo a fare la nostra parte perché si diffonda un’idea di giustizia possibile, laica, non punitiva – continua Amato – Il carcere è sempre al centro del sistema penale ma una reale alternativa è possibile, più sostenibile economicamente, non criminogena, più efficace e civile come ci chiede l’Europa”. Le persone maggiorenni con una condanna passata in giudicato e un residuo di pena di 4 anni o 6 nel caso di tossicodipendenti, possono chiedere una misura alternativa alla detenzione, mentre gli imputati maggiorenni per reati di minore allarme sociale possono chiedere la sospensione del processo e di essere messi alla prova. Il regime trattamentale viene stabilito dall’Uepe, approvato dal Tribunale e prevede lavori di pubblica utilità, risarcimento del danno e mediazione con la parte offesa quando possibile. “Stiamo andando verso un ampliamento delle misure alternative alle quali ricordo che si può accedere dallo stato di libertà, un dato importante nella prospettiva di una giustizia che non sia solo retributiva – ha affermato Amato – La messa in prova, già presente in Europa e per i minori anche in Italia, ha già numeri importanti. Credo che nei prossimi anni l’area penale esterna supererà i numeri di quella interna”.

Una scommessa artistica. La definisce così Martina Palmieri quella portata avanti in questo anno di laboratorio e che si concluderà con lo spettacolo di lunedì 30 maggio sul palco dell’Auditorium Teatro Manzoni di Bologna (ore 21 – biglietti su vivaticket.it, punti vendita dedicati, biglietteria teatro). “Abbiamo lavorato sulle identità artistiche delle persone – racconta – che, sul palco, non portano la propria biografia anche se può capitare che il loro vissuto combaci con quello del personaggio. È stato un percorso lungo e difficile perché siamo partiti da Shakespeare ma abbiamo fatto un lavoro di scrittura collettiva e non è facile cercare le parole quando non sono state scritte”. Nel progetto sono stati coinvolti diversi attori e musicisti tra cui Paolo Fresu, Etta Scollo, il Coro Arcanto, Salvatore Panu, Angela Albanese, Roberto Bolelli, Costantino Piantoni, Fabio Tricomi, Candace Smith, gli attori della formazione artistica Orbitateatro costituita da alcuni partecipanti che negli anni hanno attraversato i laboratori del Gruppo Elettrogeno rivolto a persone vedenti, cieche e ipovedenti. “Obiettivo del laboratorio musicale è stato quello di mettere insieme le diversità e la musica è un ottimo strumento, ma deve essere anche un progetto – ha detto Sebastiano Scollo di Gruppo Elettrogeno – Abbiamo lavorato sulla voce e su oggetti di uso quotidiano per arrivare a un arrangiamento dello spettacolo e poter accogliere un musicista come Paolo Fresu che non è mai stato solo un testimonial, ma si è integrato nel nostro lavoro”. (lp)

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