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Riaprono i Teatri in Comune. Ma non tutti

Il Comune di Roma Capitale pubblica le graduatorie definitive per la gestione del Tor Bella Monaca e del Quarticciolo. Ora si attende per il Teatro Villa Pamphilj

Riaprono i Teatri in Comune. Ma non tutti
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3 Maggio 2016 - 16.16


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di Nicole Jallin

Finalmente. Finalmente i teatri di cintura romani tolgono i sigilli dopo quasi un anno di stop. Sì perché ieri, lunedì 2 maggio, sul sito del Dipartimento Attività Culturali e Turismo del Comune di Roma Capitale, è arrivata l’ufficialità. Finalmente, almeno per il Teatro Tor Bella Monaca e il Teatro-Biblioteca Quarticciolo l’assurda, prorogata attesa imposta dalla burocrazia è terminata con l’assegnazione del primo spazio ai Seven Cults, La casa dei racconti e Teatro Potlach, con Alessandro Benvenuti direttore artistico; mentre il secondo vede vincitori la Fabbrica di Ascanio Celestini, e le compagnie TeatroViola e Veronica Cruciani, che ne cura la direzione artistica. E il Teatro Scuderie Corsini di Villa Pamphilj? Lui, per ora, manca all’appello: si deve aspettare l’approvazione definitiva dal Campidoglio che, però, annuncia e reitera tempi rapidi nell’assegnazione del terzo “Lotto”.

Un importante giro di boa per un’odissea iniziata a luglio 2015, con la scadenza del precedente bando, i diversi solleciti dei direttori artistici all’Assessorato per la pubblicazione di un nuovo concorso che evitasse l’arresto dell’esercizio, e la protesta dei consiglieri di maggioranza del VI Municipio. Ma allora, nonostante programmazioni e appuntamenti prestabiliti, i cancelli si chiusero per “ritardo cronico” nella formulazione di un nuovo Avviso Pubblico: comunicato che fissava la decorrenza di concessione ai primi di gennaio 2016. Quattro mesi fa. Oggi, comunque, due teatri di periferia tornano a essere vitali centri d’identità culturale, sociale e civile – soprattutto per i giovani e giovanissimi -: poli di coesione fondamentali in aree cittadine particolarmente difficili e delicate come quelle della cintura romana. Ma bisogna anche fare i conti con i danni: quelli alle strutture, che oltre ai necessari interventi di manutenzione, ristrutturazione e modernizzazione degli impianti – che, si desume, faranno slittare in avanti l’apertura al pubblico -, comprendono quelli alle quali l’interruzione forzata ha inevitabilmente esposto (dalla mancanza di sorveglianza, alla reale minaccia di furti, atti vandalici e degrado). E bisogna pensare ai disagi artistici ed economici per gli stessi aggiudicatari – che nessuno rimborserà -, i cui spettacoli, incontri, laboratori e attività già previsti nei cartelloni, e continuamente posticipati o annullati, adesso vanno del tutto rivalutati.
Ancora un dettaglio: la concessione della rete “Teatri in Comune” scadrà il 30 giugno 2017. Si spera che nel frattempo l’amministrazione capitolina superi l’inerzia e la passività con le quali tende a rapportarsi alla cultura e all’arte, e abbandoni un abitudinario frettoloso agire in stato d’emergenza per impegnarsi preventivamente nella gerenza di questi spazi teatrali, scongiurandone una nuova, sempre dannosa – per tutti – chiusura.

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