Nei testi dello scrittore e drammaturgo Giovanni Testori, ci si imbatte in una caratteristica e a dir poco originale commistione linguistica tra idiomi stranieri, come l’inglese e il francese, e l’italiano, o meglio il dialetto lombardo. Se si leggono poi le opere teatrali “L’Ambleto”, “Macbetto” ed “Edipus”, ovvero la Trilogia degli Scarrozzanti, composta negli anni Settanta, alla bizzarria della sperimentazione stilistica e agli originali shakespeariani e tragici antichi, si aggiungono connessioni linguistiche di tendenza espressionista.
Da stasera, mercoledì 9 marzo, e con repliche fino a domenica 20, l’ultimo dei tre titoli, l’Edipus, torna a Roma con la produzione di Pierfrancesco Pisani, Nidodi Ragno, Offrome, in collaborazione con Infinito s.r.l., per l’adattamento e la regia di Leo Muscato, e l’interpretazione di Eugenio Allegri. Il palco del Piccolo Eliseo ospiterà la compagnia di teatranti emarginati, respinti e derelitti, gli Scarrozzanti, appunto, dediti, tenacemente e instancabilmente, all’arte recitativa, esercitata perlopiù in spazi periferici e diroccati. Proseguono perseveranti le loro messinscena di opere importanti che, però, subiscono una rivisitazione, una rilettura, uno scorticamento quasi sacrale di riscrittura: «La Trilogia degli Scarrozzanti è probabilmente uno fra i più significativi ed emozionanti manifesti d’amore per il teatro che siano mai stati scritti», dice Leo Muscato. «Giovanni Testori – prosegue il regista – inventa una compagnia di guitti che bazzica teatri semivuoti e fatiscenti. Una compagnia di ultimi, di avanzi, di reietti dai partiti, dalle chiese e da una società che non vuol saperne nulla della loro arte. Ma loro non demordono: sono convinti che “el teatro existe e rexisterà contra de tutti e de tutto, infino alla finis delle finis”. Nel tentativo di avvicinarsi al popolo, s’inventano una lingua che il volgo può comprendere, un miscuglio di dialetti, latinismi e ridicole volgarità; un linguaggio che malgrado loro, si fa poesia struggente e disarmante».
E ci aspetta anche un sagace gioco metateatrale interno alla narrazione stessa, con la compagnia di attori ridotta all’osso – causa crisi -, cioè a un solo interprete: il Capocomico-Allegri. Sarà lui a portare avanti la rappresentazione, ricoprendo tutti i ruoli. Personaggi del mito sofocleo ridotti a tre e già associati a qualità di miserabili, come i loro attori: Laio, che trasgredendo la sua originale assenza, qui si fa tiranno spietato; Iocasta, che, dopo l’unione col figlio, più che orribilmente pentita, vive una gioia inedita, imprevista e irrinunciabile; ed Edipus, che si vendica contro i genitori per il destino infausto assegnatogli: «A recitare la tragica storia dell’Edipus – commenta Muscato -, è rimasto solo il Capocomico. E l’ostinazione con cui lo fa, dà l’impressione che potrebbe continuare a farlo anche davanti a delle poltrone vuote».
Piccolo Eliseo, via Nazionale 183, info 06–83510216 – [url”biglietteria@teatroeliseo.com”]biglietteria@teatroeliseo.com[/url]
Edipus – Foto di Manuela Giusto[/size=1]
EDIPUS[/size=4]
di Giovanni Testori
adattamento e regia Leo Muscato
con Eugenio Allegri
scene e costumi Barbara Bessi
disegno luci Alessandro Verazzi
assistente alla regia Elisa Benedetta Marinoni
produzione Pierfrancesco Pisani, Nidodi Ragno, Offrome, in collaborazione con Infinito s.r.l.