God Bless Baseball al Tokyo Festival | Giornale dello Spettacolo
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God Bless Baseball al Tokyo Festival

Si è concluso domenica, 6 dicembre 2015, il Tokyo festival, kermesse teatrale che ha visto succedersi 15 compagnie nei vari spazi della città. [Chiara D'Ambros]

God Bless Baseball al Tokyo Festival
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9 Dicembre 2015 - 09.36


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di Chiara D’Ambros

Si è concluso domenica, 6 dicembre 2015, il Tokyo festival, kermesse teatrale che ha visto succedersi 15 compagnie in scena principalmente al Metropolitan Tokyo Theater ma anche in altri spazi teatrali della città. I biglietti per teatro (come per il cinema) sono piuttosto costosi in questa metropoli. Ciò che si risparmia è il tempo, al teatro si accede facilmente, impeccabili mezzi di trasporto, in questo caso in particolare la metropolitana, ti fanno arrivare direttamente nella sua pancia. Una scalinata, un corridoio un’altra piccola scalinata e sei nel Fuaiè del teatro.

Tokyo/Festival quest’anno come di consuetudine vede il coinvolgimento di compagnie provenienti da varie Prefetture (simili alle nostre province), ma spiccano soprattutto le collaborazione internazionali, in particolare tra drammaturghi giapponesi e coreani. Tanti quest’anno i temi trattati un Faust rivisitato tra telefonini e abiti contemporanei, Shakespeare con sogno di una notte di mezza estate, alcuni lungometraggi, una serie di conferenze per celebrare il centenario della nascita di Kantor con la proiezione delle registrazioni di tutti i suoi capolavori e incontri tra artisti e pubblico nipponico e rappresentanti della scuola di Wroclav. Conferenze in Polacco con tradizione in Giapponese.

Tra gli spettacoli non sono mancati quelli di impegno sociale tra i quali “God Bless Baseball” scritta e diretta dal giovane pluripremiato drammaturgo e regista di Yokohama, Tashiki Okada, e messa in scena dalla sua compagnia, di bravi attori e una delle più influenti del Giappone per quanto riguarda il teatro contemporaneo.

Questo spettacolo è nato a partire da uno spunto autobiografico. Tutti gli studenti dopo la scuola, ossia dopo le 17 devono partecipare a delle attività sportive, entrare a far parte di un club. Il club del baseball è tra i più popolari. Okada ha sempre odiato il baseball, le maniere militaresche del club e la pressione di suo padre che lo spingeva a giocare e a primeggiare. Da qui è nato uno dei personaggi dello spettacolo recitato in giapponese, coreano e americano (tutto sottototilato in giapponese e americano). I tre Paesi rappresentati dalle tre lingue sono i protagonisti metaforici della storia che il regista ha voluto mettere in scena proprio oggi in quanto i rapporti tra Sud Corea e Giappone si stanno inasprendo nuovamente. Anche in Sud Corea il baseball è stato massivamente introdotto dagli USA e questo ha dato spunto al regista di mostrare come, dal suo punto di vista, la Sud Corea possa spesso essere vista paradossalmente come uno specchio del Giappone e per questo anche in contrasto.

In scena due ragazze e due ragazzi, interrogandosi sulle regole del baseball si interrogano sulla vita. Una voce fuori campo che parla in americano rappresenta il padre di uno di ragazzi che persuade e influenza le sue azioni. Quasi fino alla fine, finché 3 dei quattro personaggi dopo essersi riparati sotto un ombrello perché bersagliati da palle da baseball e acqua, non decidono di uscire da quella copertura, decidono che possono immaginare una diversa realtà. Uno dei protagonisti, si ribella al padre, volge il getto d’acqua che li colpiva verso una sfera concava che sin dall’inizio è sospesa sul fondo. La sezione di una grade palla da baseball che piano piano, con l’acqua, si squaglia e cade a pezzi provocando vibranti tonfi in palcoscenico.

Il pubblico ha mostrato grande apprezzamento e divertimento; e anche se a volte non chiarissimi alcuni passaggi, soprattutto per un pubblico occidentale, di sicuro il cuore del messaggio del regista è arrivato. Ha detto Okada: “Vorrei che il pubblico esercitasse la propria immaginazione, che smettesse di essere pigro e troppo occupato. Vorrei esercitasse il proprio diritto a immaginare liberamente come vorrebbe fosse la propria realtà quotidiana”. Vorrei che le persone immaginassero possibilità alternative nella società e nel mondo”.

Prossime tappe di questo spettacolo saranno negli Stati Uniti, Okada è curioso, interessato e leggermente timoroso di come il suo spettacolo verrà accolto.

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