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Roberto Latini, la bellezza del perdere il confine

Quando a teatro si manifesta la bellezza occorre lasciarsi toccare. Accade con i Giganti della Montagna di Roberto Latini. [Ilaria Drago]

Roberto Latini, la bellezza del perdere il confine
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27 Dicembre 2014 - 23.49


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di Ilaria Drago

Roberto Latini – I Giganti della Montagna. Uno degli spettacoli più belli che abbia visto ultimamente. Poetico, forte, onirico, amaro, straziante, magico… “Se i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli.” Roberto Latini.

Ecco quello che cercavo di esprimere, dopo avere visto i suoi Giganti della Montagna! È arrivato. Tutto questo, guardandolo, assaporandone i respiri, scivolando nel sudore umano del corpo teso, nella voce tirata, tutto questo è arrivato. Oltre il limite. Elevato. Sublimato. Qualcosa di altro nasceva dal corpo di Roberto, dal corpo delle sue parole, dalle sue viscere piene di azzurro. Parlava la sua essenza attraverso il calore profondo di Cotrone, ma proprio quella essenza, proprio dal limite-Roberto che tutto si porgeva lì, si offriva, i limiti si spaccavano, i confini venivano rarefatti fra grano e oro. E si era risucchiati in un mondo altro eppure tanto vicino. Tanto vicino come lui in quel momento, nello spazio piccolo del Mat, eppure dietro un velo, intoccabile, irraggiungibile e devastante. Un contrasto ghiacciante. Vicinissimo, lontanissimo. Ciò che resta è nostalgia.

Micidiale nostalgia. La Bellezza si è manifestata; occorre lasciarsi toccare, lasciarsi fare. Occorre perdere. Perdere insieme a Roberto il limite, il confine… “provarci, almeno”!


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