Saga, il miracolo del Teatro equestre barbarico montano | Giornale dello Spettacolo
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Saga, il miracolo del Teatro equestre barbarico montano

Nei Chiostri di San Pietro, a Reggio Emilia, lo spettacolo di Giovanni Lindo Ferretti e della Corte Transumante di Nassetta. Emozioni e cavalli. [Valentina Montisci]

Saga, il miracolo del Teatro equestre barbarico montano
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25 Giugno 2014 - 13.36


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di Valentina Montisci

Il respiro dei cavalli. Forte e nitido irrompe spezzando il silenzio dell’attesa. Nei Chiostri di San Pietro, a Reggio Emilia, gli spettatori restano in quella sospensione carica di aspettative: stanno per entrare i cavalli, sono sedici, e con loro i cavalieri della Corte Transumante di Nasseta, ecco che comincia Saga , lo spettacolo azzardo diventato miracolo di Giovanni Lindo Ferretti.

Un teatro in divenire, un work in progress dove cavalli e cavalieri crescono e imparano, giorno dopo giorno, l’uno dall’altro. Puledri appena nati, giovani stalloni che giocano, il branco che trotta, galoppa. La simbiosi uomo cavallo: un equilibrio di grazia e potenza per ridare vita a legami profondi, millenari.

Al respiro seguono le immagini: Giovanni scivola dal cavallo e si lascia cadere al centro dell’arena. I suoi sono movimenti lenti, aggraziati; gli stessi con il quale il cavallo poggia il muso su di lui restituendo agli occhi dello spettatore un’immagine simbiotica di eleganza e appartenenza. Quella stessa immagine che regalano in scena Marcello Ugoletti con Athos e Assolo. Il signore dei cavalli sussurra ai suoi stalloni movimenti impercettibili che i giovani maremanni mettono in pratica come fosse la cosa più naturale del mondo.

E poi c’è Cinzia Pellegri che cammina piano, si china a terra e aspetta che Socrate si lasci accarezzare e si sieda con lei.

“Un cavaliere muove nella storia, lento traversa geografia, macerie, polvere rovine i secoli dei secoli a fargli compagnia”. Le parole di Giovanni, gli sguardi dei cavalli, la lentezza con cui seguono i movimenti dei cavalieri entrano con forza nell’animo degli spettatori, occhi incollati all’arena. Il cavallo offre il proprio corpo e l’uomo che ricambia rinnovando la sua attenzione.

È il racconto della storia dell’Appennino tosco emiliano dalla preistoria ai giorni nostri. Quella storia che va dalla nascita, alla fioritura, all’abbandono delle montagne. Un’Illiade del popolo tosco emiliano strutturata come libretto d’opera con parole e canto di Giovanni Lindo allestita a cura della Corte Transumante di Nasseta (libera compagnia di uomini, cavalli e montagne), con la collaborazione, per i costumi, di Davide Dall’Osso.

All’imbrunire la luce sull’arena arriva dal fuoco. “Ci sono molti fuochi, se guardi il fuoco ti riempie gli occhi, se ascolti palpita e scoppia. s’accende un fuoco, un cavallo vicino comincia il cammino fra dell’uomo.” e tra i fuochi cominciano i giochi dei cavalli, le sfilate che ancora una volta sottolineano la bellezza e la meraviglia dell’amicizia che lega l’uomo al cavallo.

Nell’arena Roberto Concezzi in sella a Fanfara sfida fiamme e velocità del galoppo lasciando con il fiato sospeso.

E poi in scena i protagonisti: Elegante, Scricciolo, Socrate, Tancredi, Ugolino, M.Athos, Assolo, Assenzio, Cangrande, Canusiae , Tetide, Verbena, Diamante, Enea, Kabul, Benjamin.

E poi ci sono loro. Marcello (Ugoletti), signore dei cavalli; Giovanni (Lindo Ferretti), signore delle parole; Cinzia (Pellegri), signora dei giorni, nella cura, nel comando. E i cavalieri Martina Falcucci Chinca e Roberto Settimi, con la partecipazione straordinaria di: Roberto Concezzi con Fanfara

Quest’anno al gruppo di amici si è unito anche Ignacio Maraver Morales arrivato dalla Reale Accademia Equestre spagnola per uno stage alla corte di Nasseta. Un’altra novità è stata Paolo Simonazzi, grande polistrumentista e musicista della tradizione, accompagnerà infatti un momento dell’opera con cornamuse e zampogne suonate dal vivo.

E il saluto Giovanni lo dedica a loro, ai diciassette protagonisti di “Saga” e racconta di come Enea carne ormai destinata alle polpette abbia incontrato Marcello cambiando così il suo futuro, o di come Scricciolo puledro scheletrico e minuto sia diventato un maestoso purosangue perché la Corte non sceglie i suoi cavalli ma accoglie quelli che il destino mette sul suo cammino.

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