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I 100 anni di Mastroianni

Per l'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani l’attore, nato a Fontana Liri (Frosinone) cento anni fa, il 28 settembre 1924, e morto a Parigi il 19 dicembre 1996, è stato il divo più amato del cinema italiano del dopoguerra.

I 100 anni di Mastroianni
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30 Giugno 2024 - 18.09 Culture


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Come ricorda la voce curata da Tullio Kezich per l’Enciclopedia del Cinema Treccani, Mastroianni si formò alla scuola di teatro di Luchino Visconti e divenne l’alter ego di Federico Fellini, passando alla storia come il divo italiano più amato del dopoguerra, eclettico interprete di circa 150 film spesso firmati da registi di grande rilievo.

La crescita sul palcoscenico teatrale coincise con la sua affermazione nel cinema, iniziata nel 1948 impersonando un rivoluzionario in I Miserabili di Riccardo Freda e proseguita fra umorismo e mélo, allargando poi la gamma espressiva alle caratterizzazioni e trovando sempre sul set brillanti soluzioni inventive grazie alla sua capacità di concentrazione.

Nelle vesti del giovane ingenuo e sventato è comparso in “Una domenica d’agosto” (1950) di Luciano Emmer, “Vita da cani” (1950) di Mario Monicelli e Steno, “Parigi è sempre Parigi” (1951) e “Le ragazze di Piazza di Spagna” (1952), entrambi ancora di Emmer.

Di maggiore impegno sono state le partecipazioni a Febbre di vivere (1953) di Claudio Gora, Cronache di poveri amanti (1954) di Carlo Lizzani, Giorni d’amore (1954) di Giuseppe De Santis.

La vera svolta e la popolarità giunsero con Peccato che sia una canaglia (1954) di Alessandro Blasetti, il primo degli undici film che abbinarono Mastroianni nell’arco di quarant’anni, in una sorta di coppia fissa, a Sophia Loren.

Tra i vari registi con cui lavorò uno dei più importanti è stato sicuramente Ettore Scola, il regista con cui l’attore collaborò in ben otto film tra i quali possiamo ricordare “Dramma della gelosia” (tutti i particolari in cronaca), “La terrazza” (1980), “Il mondo nuovo”, noto anche come “La nuit de Varennes” nel 1982 (dove impersonò un invecchiato Casanova), “Splendor” (1989), “Che ora è?” (in felice abbinamento con Massimo Troisi) e che firmò “Una giornata particolare” (1977), che narra di un toccante incontro d’amore fra una casalinga e un omosessuale ambientato nel giorno della visita di Hitler a Roma nel 1938.

Il momento magico della carriera coincise con l’enorme successo di La dolce vita (1960), in cui Fellini gli assegnò la parte del giornalista intorno al quale ruotano gli episodi.

Dopo questo film, in 8 1/2 (1963) diventò una sorta di ‘doppio’ del regista, al quale rimase fedele in tre film successivi: “La città delle donne” (1980), “Ginger e Fred” (1986) e (nella parte di sé stesso) “Intervista” (1987). 

Negli anni Settanta intensificò l’attività nel cinema francese, prendendo casa a Parigi e diventando il compagno di Catherine Deneuve dalla quale nel 1972 ebbe una figlia, Chiara, divenuta anch’essa attrice.

Sempre aperto alle proposte stimolanti, fece con Paolo e Vittorio Taviani “Allonsanfàn” (1974), con Luigi Comencini “La donna della domenica” (1975), con Giuseppe Patroni Griffi “Divina creatura” (1975), con Alberto Lattuada “Così come sei!” (1978), con Luciano Tovoli “Le général de l’armée morte” (1984; L’armata ritorna), con Marco Bellocchio “Enrico IV” (1984) da L. Pirandello, con Giuseppe Tornatore “Stanno tutti bene” (1990), con Francesca Archibugi “Verso sera” (1990) e, infine, con Roberto Faenza il film “Sostiene Pereira” (1995).

 Di tanto in tanto Mastroianni tornò a quella che definì la “dieta teatrale”, conclusasi in una crepuscolare commedia italiana dal titolo “Le ultime lune” di F. Bordon e diretta da Giulio Bosetti.

Mastroianni girò con questo spettacolo per due stagioni (1995-96) toccando varie città italiane, accolto ovunque da un travolgente consenso di pubblico. Fece eroicamente l’ultima recita a Napoli, in condizioni fisiche che lo costrinsero a recitare seduto, e andò quindi a morire a Parigi.

E’ stato tre volte candidato all’Oscar e due volte premiato come miglior attore al Festival di Cannes, per Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola e nel 1987 per Oči čërnye (Oci ciornie) di Nikita S. Michalkov.

Ottenne a Venezia per due volte la Coppa Volpi, nel 1989 per “Che ora è?” di Scola (ex aequo con Massimo Troisi) e nel 1993 per “Un, deux, trois, soleil” (Un, due, tre, stella!) diretto da Bertrand Blier, come miglior attore non protagonista.

Infine, fu anche insignito due volte (nel 1983 e nel 1997, in memoriam) di uno speciale David di Donatello alla carriera. 

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