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20 anni senza Marcello Mastroianni

Il 19 dicembre 1996 moriva a Parigi l'attore Marcello Mastroianni, uno degli interpreti italiani più conosciuti e apprezzati del mondo.

20 anni senza Marcello Mastroianni
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19 Dicembre 2016 - 11.50


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Classe 1924, Marcello Mastroianni nacque a Fontana Liri ma trascorse l’adolescenza a Roma. La sue prime comparse al cinema sono in Marionette di Carmine Gallone, ne La corona di ferro di Alessandro Blasetti, in Una storia d’amore di Mario Camerini, e ne I bambini ci guardano di Vittorio De Sica.

Dopo la guerra, inizia a recitare nella compagnia “Luchino Visconti”. Per il cinema, diretto da Luciano Emmer, recita in diverse commedie neorealistiche (Domenica d’agosto, Parigi è sempre Parigi, Le ragazze di Piazza di Spagna), poi arrivano i primi ruoli drammatici in Febbre di vivere di Claudio Gora, Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani e Le notti bianche di Luchino Visconti, mentre sul set di Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti incontra per la prima volta Sophia Loren. È l’inizio di un lungo sodalizio artistico durato trent’anni in cui Marcello e Sophia diventano uno dei simboli più prestigiosi del cinema italiano all’estero grazie anche alla regia impeccabile di Vittorio De Sica. Recitano insieme in 14 film: “La bella mugnaia”, “La fortuna di essere donna”, “Ieri, oggi, domani” (1964), Oscar come miglior film straniero, passato alla storia per la celebre scena dello spogliarello della Loren, poi ironicamente ripetuta dai due, trent’anni dopo, in Pret-à-Portèr di Robert Altman. Seguono “Matrimonio all’italiana”, tratto dalla commedia di Eduardo De Filippo “Filumena Marturano”, “I girasoli” , “La moglie del prete” (1971) di Dino Risi, il noir “La pupa del gangster”. Nel 1977, è la volta di “Una giornata particolare” di Ettore Scola, due nomination all’Oscar, come miglior film straniero e a Marcello Mastroianni come miglior attore protagonista; il Golden Globe come miglior film straniero al regista Ettore Scola; Nastro d’argento e David di Donatello a Sophia Loren.

Nel 1958 Mastroianni, insieme a Gassman, Claudia Cardinale, Totò, è nel cast de I soliti ignoti di Mario Monicelli, capolavoro del regista e primo del genere “caper movie”, i “film del colpo grosso”. Poi l’incontro con Federico Fellini che lo vuole per La Dolce Vita (1960) e 8½ (1963) che lo portano al successo internazionale e alla fama di “latin lover”, che Mastroianni rifiutò sempre. “Non sono bello e non lo sono mai stato. Ho una faccia qualsiasi, anonima, anche un po’ da burino”, diceva di sé. Secondo Time in quegli anni è il divo straniero più amato negli Stati Uniti. Gira Il bell’Antonio (1961), tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati, poi Divorzio all’italiana, di Pietro Germi, noir basato sull’omicidio d’onore con una giovane Stefania Sandrelli. Il film vince a Cannes come migliore commedia e diventa un successo internazionale: Mastroianni ottiene per la sua interpretazione del barone Cefalù il Nastro d’argento al migliore attore protagonista, il premio Bafta al migliore attore straniero, il Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale e infine la nomination all’Oscar al miglior attore. Nel 1966 Mastroianni debutta nella commedia musicale, interpretando per circa tre mesi il ruolo di Rodolfo Valentino in Ciao Rudy di Garinei e Giovannini. Nel 1968 gira Amanti sotto la regia di Vittorio De Sica accanto a Faye Dunaway, con la quale avrà una breve ma chiacchieratissima storia sentimentale, tanto che nel 1970 si separa, senza mai divorziare dalla moglie Flora Carabella da cui ha avuto la figlia Barbara (1951). La storia si ripete nel 1971 quando sul set di La cagna di Marco Ferreri conosce Catherine Deneuve, con la quale intreccerà una lunghissima relazione, da cui nasce la figlia Chiara. Negli anni 70 dimpostra di essere un attore poliedrico spaziando dalle commedie leggere (Culastrisce nobile veneziano, La pupa del gangster) ai film d’autore (Todo modo, Una giornata particolare), dai drammi a tinte forti ai film grotteschi fino ai primi ruoli in televisione (Le mani sporche). La sua collaborazione con Federico Fellini non si è ancora esaurita: nel 1980 è protagonista di La città delle donne, nel 1985 è in Ginger e Fred, al fianco di Giulietta Masina, e in Intervista, nel ruolo di se stesso, nel 1987. Nello stesso anno recita in Oci ciornie di Nikita Sergeevič Michalkov, film ispirato ai racconti di Anton Čechov, che gli vale il premio per la migliore interpretazione maschile e la candidatura agli Oscar come miglior attore. In tutto è stato candidato all’Oscar come miglior attore per tre volte: per Divorzio all’italiana (1963), per Una giornata particolare (1978) e per Oci ciornie (1988). Ha vinto 2 Golden Globe, 2 Premi Bafta, 8 David di Donatello, 8 Nastri d’argento, 5 Globi d’oro e un Ciak d’oro. È inoltre l’unico attore, insieme a Jack Lemmon e Dean Stockwell, ad aver ottenuto in due diverse occasioni il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes, nel 1970 per Dramma della gelosia e nel 1987 per Oci ciornie. Ha vinto due volte la Coppa Volpi alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per Che ora è? (insieme a Massimo Troisi) e Uno, due, tre, stella!. Nel 1990 gli è stato conferito il Leone d’oro alla carriera. Colpito da un tumore del pancreas, lavora incessantemente, fino alla fine.

Poco prima di morire realizza durante la lavorazione del suo ultimo film, Viaggio all’inizio del mondo di Manoel de Oliveira, una lunga auto-confessione Mi ricordo, sì… mi ricordo, considerata il suo testamento spirituale e curata da Annamaria Tatò, l’ultima compagna. “Da giovani, quando si monta a cavallo per compiere questa cavalcata, si pensa che sarà un viaggio che non avrà mai fine, lunghissimo! E poi invece, raggiunta una certa età, ci si accorge che questo prossimo villaggio non era molto lontano; che veramente è stata una cavalcata breve, brevissima! La vita sì, ci si accorge a una certà età che è passata così, come…biin! E il villaggio è lì, vicino” (Marcello Mastroianni)

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