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Save the Children: in Africa servono 17 milioni di insegnanti

Il futuro del pianeta si decide in questo immenso continente che è sconosciuto ai più. Rilevanti dati sono stati forniti durante la Biennale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Save the Children: in Africa servono 17 milioni di insegnanti
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1 Giugno 2024 - 13.28 Culture


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Tutti presi dalle terribili vicende della guerra in Ucraina e del massacro di Gaza, oltre che dalle stucchevoli vicende politiche di casa nostra, ci dimentichiamo dell’Africa, di un continente nel quale si giocano partire decisive per l’umanità. A richiamarci con costanza a una lettura più attenta sui problemi di questa consistente parte del pianeta è Save the Children.

L’ultimo accorato appello l’ha lanciato da Roma dove si è svolta la biennale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. “Il continente avrà bisogno di 17 milioni di insegnanti in più per poter raggiungere l’istruzione primaria e secondaria universale entro il 2030” è quanto scritto in uno dei dossier che sono stati resi noti in questo importante appuntamento.

Entro il 2030 oltre il 40% della popolazione giovanile mondiale sarà africana ed entro il 2050 l’Africa rappresenterà più del 25% della popolazione globale, con un incremento fino a 2,1 miliardi e un’età media inferiore ai 25 anni. L’Africa, secondo i dati forniti da Save The Children – e rilanciati dall’Ansa – ha il secondo più alto tasso di crescita economica dopo l’Asia, e una persona su 5 in età lavorativa avvia un’attività autonoma. Ma solo in Africa sud-orientale 365 milioni di persone non hanno accesso all’energia e quella subsahariana registra i più alti tassi globali di esclusione scolastica e di povertà dell’apprendimento.

“L’Africa – ha spiegato la direttrice generale di Save The Children Daniela Fatarella – si trova di fronte a una delle più grandi opportunità e sfide del XXI secolo: mettere a frutto il potenziale dei suoi milioni di giovani per guidare la sua crescita e il suo sviluppo. Tuttavia, per farlo, è necessario un cambiamento sistemico, che parta innanzitutto da investimenti nell’istruzione di qualità e nella formazione professionale, nella promozione delle soft skills e dell’empowerment, nonché la creazione delle condizioni per favorire l’occupazione e l’imprenditoria giovanile, anche attraverso l’accesso al credito, partenariati inclusivi e approcci innovativi”. 

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