“Amo questo posto e lo amerò. Sono un po’ triste ma molto molto orgogliosa del lavoro fatto insieme, quindi che le rose continuino a fiorire nel sentiero del Maxxi, viva il Maxxi”. Con una dichiarata citazione da Cesare Pavese Giovanna Melandri con una conferenza trasmessa anche online saluta i suoi dieci anni da presidente della fondazione del museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma: dal 12 dicembre la sostituisce Alessandro Giuli, giornalista esplicitamente di destra nominato dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.
Finisce un’epoca? Il bilancio della gestione Melandri, a parere di chi scrive beninteso, si riassume in poche parole: ottimo. L’istituzione è vitale, propone idee, non solo mostre coraggiose, è dentro la scena dell’arte e dell’architettura contemporanee, si misura anche con i suoi territori, Roma e dal 2021 L’Aquila, esplora i confini del sapere e delle scienze, ha robusti sostegni da privati, dà spazio alle voci italiane. Sarà mantenuto, questo lascito?
La domanda che circola in questi giorni è: se e come cambierà il museo con l’arrivo dell’attuale editorialista di Libero, giornalista apertamente schierato, ospite spesso di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7?
Un risvolto politico deve essere chiaro: così come il governo Monti ebbe titolo per nominare Giovanna Melandri, già deputata Pd, presidente, così il governo Meloni ha titolo per decidere chi presiede il Maxxi. C’è da aspettarsi altre nomine da un esecutivo che vuole occupare i gangli vitali anche della cultura e non starne lontano o essere indifferenti come precedenti governi di centro destra (questo è di destra-destra, come sappiamo).
Va solo ricordato che la presidente uscente aveva esperienza nel settore e nelle responsabilità istituzionali essendo stata lei stessa ministro dei beni culturali dopo Veltroni. Giuli ancora non può vantare di aver avuto responsabilità simili .
Giovanna Melandri saluta e mette l’accento sul lavoro fatto come opera collettiva citando per nome direttori e direttrici, curatori e curatrici, i/le responsabili di sezioni, di uffici e i presenti nell’auditorium del museo l’hanno salutata con applausi e un tifo da star che mostra anzi tutto affetto e stima. Non è poca cosa. “Vado via gioiosa e tranquilla perché so che questo team garantirà una continuità importante all’istituzione, qui abbiamo fatto crescere un’intelligenza collettiva rara e unica”, esclama.
A Giuli Melandri augura “buon lavoro” e fa “due premesse. Le istituzioni sono sempre più grandi di ognuno di noi, credo profondamente nel valore sacro delle istituzioni perché vi si costruisce un terreno comune, di identità e in quelle che lavorano per la cultura ci sono regole auree: l’autonomia delle scelte curatoriali, il rispetto e il riconoscimento del lavoro degli artisti, la cura del pubblico”.
Ecco una domanda dirimente: l’autonomia di chi cura il programma culturale resterà?
“Un avvicendamento è sempre tra le opzioni possibili, non era obbligato ma nell’ordine delle cose. Si è fatta una scelta politica che rispetto, adesso mi predispongo a facilitare il lavoro del successore con un informato passaggio di consegne”, riflette la presidente uscente che rivendica il ruolo internazionale acquisito dal museo, il legame con #Roma e il quartiere e con le altre istituzioni, la creazione dell’eccellente Maxxi Aquila, il restauro e l’apertura della futurista Casa Balla nella capitale; non secondario rimarca che è una #fondazione di diritto privato con una funzione pubblica con oltre 100 dipendenti, ha conti sani, robustissimi sostegni privati e in dieci anni conta “16 milioni di biglietti” per le mostre e ha superato la pandemia con nuove idee.
Chiusura della conferenza con un abbraccio collettivo di gran parte dello staff a beneficio dei fotografi, saluti e sorrisi. Un appunto: non risulta che qualcuno abbia potuto fare domande pubbliche, almeno nella diretta online. Ormai sembra una prassi, i giornalisti fanno solo da platea.
La conclusione? Il Maxxi è una realtà viva, sforna proposte spesso sorprendenti, si confronta con le scienze, la letteratura, ha reso la piazza davanti al museo un luogo aperto e teatro di tanti incontri e iniziative pubblice, lo caratterizzano l’esplorare le frontiere dell’arte contemporanea, dell’architettura, della fotografia, della tecnologia. Si vedrà quale sarà il percorso futuro.
Tra i prossimi necessariamente già programmati Giovanna Melandri annuncia una retrospettiva di un artista di alto livello emerso con la Transavanguardia di Achille Bonito Oliva, ovvero Enzo Cucchi. Mentre dal 16 dicembre ci sarà una mostra con i disegni di Bob Dylan.