“E l’unico suono che rimane / dopo che se ne sono andate le ambulanze / è Cenerentola che spazza la strada / nel vicolo della desolazione”, scriveva Bob Dylan in una delle sue ballate più avvolgenti, “Desolation Row” dall’album “Highway 61 Revisted”, che riprendiamo in una traduzione dal sito maggiesfarm.it. In quella canzone il cantautore pennellava una scena urbana popolata da personaggi marginali, un’America più o meno disperata, più o meno speranzosa, fotografava uno stato del genere umano.
Quei luoghi popolati da persone in lotta con la vita e che richiamano tanto la pittura di Edward Hopper li ritroviamo adesso in alcuni dei dipinti del cantautore esposti fino al 30 aprile al Museo Maxxi di Roma nella sua prima mostra in Europa dopo Miami e Shangai: “Retrospectrum”.
Dylan conosce il mestiere
Nella galleria numero 5 dell’edificio progettato da Zaha Hadid, nelle sale dal pavimento inclinato e con la parete che si affaccia sulla piazza antistante il museo, Dylan dispiega motel, un camion diretto verso l’osservatore in una luce rossa, avventori in un bar, New York in un grande trittico, i binari di una linea ferroviaria in campagna, fedeli afroamericani a messa … Dylan con la veste da pittore dimostra anzi tutto che sa dipingere, sa usare i colori, sa impaginare le scene e prende il mestiere molto sul serio, i pennelli per lui non sono una semplice distrazione quanto una integrazione, un percorso parallelo. Va da sé che questi dipinti suscitano tanto interesse perché sono opera di uno dei maggiori autori tra 900 e nuovo millennio.
Le vette del cantautore restano inarrivabili
Sia bene dirlo: in musica, con i suoi testi, l’81enne venuto da Duluth nel Minnesota, all’anagrafe Robert Allen Zimmerman, ha musicato con tale profondità e varietà tante sfaccettature del genere umano che in pittura non può raggiungere vette simili in originalità e radicalità. Quando alla presentazione alla stampa il curatore Shai Betel ha descritto Dylan come un pittore dallo stile unico ha forzato la mano. Non è infatti così.
Nei dipinti e nei disegni, nei ritratti, quando incornicia una highway verso i monti all’orizzonte in un territorio semidesertico, il multiforme Dylan si inserisce nella scia del realismo nordamericano e impiega colori pastosi, densi, tenendosi a distanza dalle sperimentazioni più audaci, e non possiamo certo disgiungere la sua pittura dal Dylan cantautore, tale è la sua statura.
Sguardi cinematografici e altri più convenzionali
Quando poggia uno sguardo obliquo su un tavolino mr. Zimmermann può ricordare un certo Matisse, quando dipinge la scalinata di Piazza di Spagna verso Trinità dei Monti a Roma ha uno sguardo convenzionale, mentre tra camion, avventori in un bar e pugili sul ring ci fornisce una visione molto cinematografica della sua America in una narrazione senza fine come il suo “never ending tour”.
Il musicista si cimenta anche con la scultura, creando opere in metallo che richiamano esplicitamente le industrie del ferro e minerarie del suo Minnesota, come ricorda la nota stampa, nel solco di certo industrialismo novecentesco.
Dalle strade secondarie a Knockin on Heaven’s Door
“Retrospectrum” ribadisce come spesso il cantautore-artista prediliga le strade secondarie e le persone nelle abitudini di ogni giorno che si dimostrano epifanie dell’esistenza. Nell’allestimento suddiviso per sezioni non mancano i dovuti rimandi alle canzoni, ad esempio attraverso con una “story board” del 2018 (una sceneggiatura disegnata) della magnifica cantata del 1973 “Knockin on Heaven’s Door”.
Il video storico con Allen Ginsberg donato al museo
Risalta uno dei primi video musicali della storia, quel “Subterranean Homesick Blues” del 1965 girato in un vicolo industriale dove il cantore sulla destra canta e sfila uno a uno i fogli con le parole del testo mentre sul lato sinistro dell’inquadratura Allen Ginsberg conversa con un tizio e infine se ne va tranquillo. Bob Dylan ha donato al Maxxi sia il video sia quelle parole riscritte nel 2018 in 64 cartelli venendo a formare una parete-installazione sonora e visiva. Un ingresso notevole per la collezione del museo essendo, quel video così pioneristico, un capitolo essenziale della musica del ‘900.
Clicca qui per il video di “Subterranean Homesick Blues”
I Nobel poeti e pittori
Un’ultima curiosità. Almeno altri due Nobel della letteratura amavano disegnare o dipingere, entrambi poeti: Eugenio Montale si dilettava a disegnare, il caraibico Derek Walcott amava eseguire acquerelli soprattutto delle sue isole. Con la scelta di esporre al Maxxi Dylan, premiato nel 2016 dall’Accademia di Svezia dimostra di impegnarsi sul serio anche sul versante figurativo.
Un centinaio i pezzi esposti, il catalogo è edito da Skira, tutte le info sulla mostra sul sito del museo: clicca qui