“Oggi è la Festa della musica nel mondo, Ravenna ha otto monumenti Unesco, è impegnata nelle celebrazioni dantesche per il prossimo anno, quest’anno si celebra Raffaello: questo dà l’idea di cosa è importante in questo paese. Il nostro pensiero va ai colleghi musicisti e artisti in tutto il mondo ai quali vorrei fare un saluto, I wish you all the best for all with love and friendship”. Firmato, al microfono, da Riccardo Muti. Lo ha detto al pubblico e in diretta streaming e su Radio3 il direttore d’orchestra prima di dare avvio al concerto che stasera domenica 21 inaugura alla Rocca Brancaleone il Ravenna Festival alla guida della “sua” compagine di giovani ed eccellenti professori d’orchestra, l’Orchestra giovanile Cherubini, e con il soprano Rosa Feola. Sempre per le giuste misure anti-contagio che obbligano a contenere il numero degli spettatori, appena 300 le persone alla Rocca.
Fu lo stesso Muti a inaugurare la prima edizione del Festival ravennate nel 1990. Iniziando con una piccola gaffe dicendo che era presente il presidente della Camera invece della presidente del Senato, cui ha rimediato con ironia (“spero di dirigere meglio di quanto non abbia iniziato”), il musicista ha rilevato la situazione particolare per le misure di sicurezza anti-Covid: “I ragazzi della Cherubini stasera non suonano in condizioni ideali, c’è un musicista per leggio quando dovrebbero essercene due e per girare le pagine (della partitura, ndr) servirebbero quattro mani, invece devono fare tutto da soli. Ma ci sono elementi che fanno ben sperare. Il primo brano della serata, ‘Reverie’, ‘Sogno’ (di Skrjabin, ndr) ha un significato di auspicio, è un augurio”. In programma ci sono di Mozart “Exsultate, jubilate”, mottetto giovanile del compositore con Rosa Feola, e la sinfonia n. 41 “Jupiter”, il tutto preceduto dell’esecuzione dell’inno italiano.
A Rainews Muti aveva dichiarato: “Questo concerto vuol dire ritornare alla bellezza, all’armonia, all’educazione, alla musica, alla cultura, che sono il fondamento della nostra patria, del nostro Paese. È quella cultura italiana che ci ha reso famosi nel mondo e verso cui noi abbiamo una profonda responsabilità”. E ha ricordato un tasto su cui, a ragione, batte spesso: “Sinfonia vuol dire suonare insieme e l’orchestra è l’espressione più precisa di cosa deve essere la democrazia”. Una parola poi sull’insegnare musica ai giovani: “L’afflizione del solfeggio non serve a nulla: insegnare la musica non vuol dire insegnare a suonare uno strumento, ma a muoversi nel mondo dei suoni”.
A Radio3 a fine concerto Muti confessa: “Durante questi mesi ho sentito la solita storia in tv che mi ha dato molto fastidio, ‘gli italiani si sono comportati bene’. Come fosse una sorpresa, gli italiani sono un popolo disciplinato e intelligente e questi ragazzi hanno dato una dimostrazione straordinaria perché suonare Mozart richiede vicinanza mentre si stava a distanza chilometrica, in più suonarlo all’aperto e con l’umidità forte che allenta i crini degli archi, allora da parte loro è stata una dimostrazione strepitosa di cosa sia l’Italia e di cosa sono questi giovani molto preparati che affrontano una vita piena di punti interrogativi”.
Riccardo Muti e la Cherubini suoneranno di nuovo al Ravenna Festival il 3 luglio nel consueto concerto dell’Amicizia fra i popoli, che viene replicato il 5 al Parco archeologico di Paestum, dedicato alla Siria e che sarà eseguito insieme all’Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana. In programma la terza sinfonia di Beethoven, l’Eroica. “Abbiamo musicisti siriani che si uniscono a noi in questa occasione e viene così riconfermato e sottolineato il messaggio di pace e di fratellanza”, ha chiarito il direttore a Rainews 24. Il concerto, a ricordato alla radio, è dedicato a Khaled al-Asaad, il curatore delle antichità della città di Palmira decapitato dalle forse terroristiche dell’Isis.