Nanni Ricordi, il discografico che “inventò” Paoli, Gaber e Jannacci | Giornale dello Spettacolo
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Nanni Ricordi, il discografico che “inventò” Paoli, Gaber e Jannacci

Dalla scoperta dei cantautori all’amicizia con Bernstein e la Callas, Claudio Ricordi ricostruisce in un libro l’avventura straordinaria del cugino

Nanni Ricordi, il discografico che “inventò” Paoli, Gaber e Jannacci
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25 Settembre 2019 - 09.36


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Giordano Casiraghi

Una storia straordinaria, quella di Nanni Ricordi che viene raccontata attraverso un libro ricco di contributi e incontri di persone che l’hanno conosciuto e frequentato. Tante voci raccolte e selezionate da Claudio Ricordi, cugino dello stesso Nanni, nel libro L’inventore dei cantautori (Il Saggiatore, 290 pagg. 26 €). Tanti anni di paziente lavoro per arrivare a completare un quadro il più possibile esauriente di quello che è stato lo scopritore dei cantautori. Una categoria che è andata affermandosi nei primi anni Sessanta con il gruppo che ruotava attorno alla casa discografica Ricordi. Da Endrigo a Paoli, Tenco, Bindi, Gaber e Jannacci. Intuizioni dettate dal saper riconoscere il talento nascosto di ciascuno di questi che diventeranno i giganti della canzone italiana.
A Nanni è stato dedicato un museo a Sala Monferrato, dove ha vissuto fino al 2012 (era nato nel 1932 a Milano) con la compagna Sandra Gasparinetti. Nato artisticamente con la pubblicazione discografica di Medea, Nanni Ricordi stringe subito rapporti stretti con gli artisti a cominciare da Maria Callas. L’interpretazione del ruolo di discografico esce dai canoni conosciuti: per lui il rapporto con l’artista con cui sta lavorando è qualcosa di sacro, da costruire giorno dopo giorno, offrendo la sua esperienza appresa in America, ascoltando e osservando Leonard Bernstein. Probabilmente da qui arriva la sua apertura a non ridurre in steccati i vari generi musicali. Infatti, dopo la pubblicazione di Medea, nel 1958 per i 150 anni di Casa Ricordi, l’intraprendente Nanni Ricordi guarda oltre. Nessuno avrebbe mai sospettato che di lì a poco tempo avrebbe avviato una produzione di giovani interpreti che diventeranno nomi importanti e fondanti della canzone italiana. I nomi? Li chiediamo a Claudio Ricordi, autore del libro che racconta l’attività di Nanni Ricordi.

Claudio, come riesce il cugino Nanni a scovare nel giro di poco tempo una schiera di artisti che diventeranno colonne portanti della canzone d’autore in Italia?
Nanni era una persona molto appassionata al proprio lavoro. Gli piaceva il contatto con le persone. Nanni era un giovanotto pieno di entusiasmo, aveva perfino provato a diventare un boxeur, nel frattempo si stava diplomando in pianoforte, al punto che aveva tenuto qualche concerto. Nel suo andare per locali incontra le orchestre che suonano e vedendo un contrabbassista nell’orchestra di Riccardo Rauchi gli viene da chiedergli se non avesse mai scritto nulla di suo. Tempo dopo quel giovane gli porta la sua prima canzone e Nanni capisce di aver trovato un talento, era Sergio Endrigo. Attorno a Nanni si va formando un gruppo di cantanti che provengono da Genova, come Paoli e Tenco, e da Milano, come Jannacci e Gaber. In effetti al titolo del libro, L’inventore dei cantautori, si sarebbe dovuto aggiungere: prima che loro stessi se ne rendessero conto.
Ecco, ma allora non si chiamavano ancora cantautori. Quando entra in circolo questo termine?
È Maria Monti, la fidanzata di Gaber, a pronunciare per la prima volta questo termine. Lo confermano Paoli ed Endrigo, che durante una riunione in RCA la Monti suggerisce questo termine da associare a un cantante che scriveva le proprie canzoni, credo si trattasse di Gianni Meccia.
A un certo punto però Nanni Ricordi va a lavorare alla concorrente Rca. Come mai?
Su questo Nanni scivolava via, non voleva spiegare molto. Certamente in Ricordi ha trovato grosse difficoltà a proseguire nel lavoro di proposta dei cantautori che aveva scoperto. Il consiglio di amministrazione ha sempre guardato ai profitti e mal tollerava le insistenze dopo gli insuccessi. Paoli all’inizio vende pochissimo con La gatta, poi le cose cambiano e le proposte di Nanni cominciano a funzionare anche sotto il profilo economico. Dopo un paio d’anni si trasferisce a Roma con tutta la famiglia ed entra in RCA, dove porta con sé Paoli e Endrigo, artisti da lui lanciati.
Anche lì però non rimane molto, cosa succede?
Tante cose. Nanni è in perenne movimento, torna a Milano dove fonda l’etichetta indipendente Gruppo 99, con distribuzione Ricordi. Ci faccio un disco anch’io con il gruppo Le Mani Pesanti. Partecipa all’azione politica, entra all’Arci, porta al Festival dei due mondi di Spoleto il Nuovo Canzoniere con lo spettacolo Bella ciao insieme a Filippo Crivelli, Franco Fortini e Roberto Leydi.
Nel libro ci sono tanti contributi, tante persone che ricordano la frequentazione con Nanni. Come si è svolto il lavoro di raccolta di questo materiale?
L’idea è partita da una trasmissione a Radio Popolare, dove tuttora conduco una trasmissione di musica classica, Rotoclassica. Quella volta, in un programma estivo pomeridiano, avevo in studio Nanni che a fine puntata butta lì questa frase: basta con i dischi, che poi si rompono, adesso voglio scrivere un libro, insieme a te. Sulle prime resto di sasso, poi ci siamo messi in moto e molti artisti li abbiamo convocati a casa dello stesso Nanni dove abbiamo registrato la conversazione che è stata poi trascritta. Tra questi Paoli, Endrigo, Vanoni, Jannacci, Ricky Gianco, poi vi sono delle testimonianze trasmesse via fax, perché va detto che il libro è stato sviluppato nel corso di svariati anni. Una prima edizione è uscita quando Nanni era ancora in vita, in questa seconda edizione ampliata, catturando il QR code attraverso un semplice smartphone, ci si collega alle voci originali dei vari contributi.

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