I Marlene Kuntz fanno "Bella Ciao" con Skin per Riace: «Un canto per la libertà» | Giornale dello Spettacolo
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I Marlene Kuntz fanno "Bella Ciao" con Skin per Riace: «Un canto per la libertà»

Il gruppo interpreta la canzone-simbolo della Resistenza e destinano il ricavato del singolo al modello di coesistenza tra le genti ideato dal sindaco Mimmo Lucano

I Marlene Kuntz fanno "Bella Ciao" con Skin per Riace: «Un canto per la libertà»
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24 Aprile 2019 - 11.12


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di Giordano Casiraghi

Un 45 giri, come si usava una volta, perlopiù negli anni Sessanta. Lo hanno pubblicato i Marlene Kuntz che per l’occasione si sono fatti raggiungere in studio da Skin, la estrosa cantante degli Skunk Anansie. La notizia però è un altra: la canzone in questione è un monumento della resistenza, è quel Bella ciao che tanti hanno cantato e che ancora oggi, forse ancor più oggi, acquista valore.

Pochi artisti oggi in Italia possono scegliere di interpretare un canto così conosciuto e profondamente significativo come Bella Ciao e riuscire nell’intento di creare un’opera allo stesso tempo nuova e intensa come hanno fatto i Marlene Kuntz. La loro versione è infatti una canzone che conserva tutta la forza e l’urgenza dell’originale, così come è cantata e amata in tutto il mondo, ma allo stesso tempo si rivela un brano del tutto attuale e profondamente radicato nel tempo presente, sia dal punto di vista musicale che artistico, sociale e culturale. Ne è prova la scelta di Riace come luogo reale e ideale dove girare il video che accompagna questa nuova interpretazione. Che i Marlene Kuntz abbiano voluto lanciare un segno forte e preciso, così legato ai tempi che viviamo, è evidente. Un segnale all’insegna di senso etico e civico. Ma la loro è anche e soprattutto un’operazione artistica, destinata a rimanere nel tempo.

La collaborazione con Skin
In trent’anni di carriera la band capitanata da Cristiano Godano ha già dato ampiamente prova di saper arrivare in modo forte e memorabile al pubblico, spesso proprio grazie a singoli di straripante energia. Lungo il cammino che li ha portati alla pubblicazione di Bella Ciao i Marlene Kuntz ritrovano anche la straordinaria collaborazione con Skin. La partecipazione convinta dell’artista britannica al progetto, la sua interpretazione e la sua voce accanto a quella di Godano aggiungono al brano una profondità, un’atmosfera e un impatto ancora più forte, coinvolgente, unico e memorabile.

«Bella Ciao è un canto per la libertà, il canto di tutti»
Questo il pensiero dei Marlene Kuntz in proposito: «Bella Ciao è un canto per la libertà, il canto di tutti. Noi invitiamo le persone ad abbracciarsi, non a dividersi, e la libertà è il presupposto principale per avere lo stato d’animo positivo e buono per farlo. Non si tratta di buonismo, e nemmeno di avere soluzioni in tasca a problemi enormi destinati a diventare sempre più complessi, ma di avere la mente predisposta a sentimenti di pace, a comprendere gli altri, a cercare soluzioni umane per tutti, a mantenere la calma. Bella ciao dunque è l’emblema della resistenza nei confronti di una deriva che consideriamo portatrice di tensioni. E, dal nostro punto di vista, di valori ben poco poetici. E siccome la poesia piace a tutti, facciamo in modo di essere coerenti con questo slancio poetico insito nell’essere umano».

«I muri dividono il mondo»
Ci tengono i Marlene Kuntz a far sentire il loro pensiero, così insistono: «Per noi è dunque particolarmente importante sottolineare la radiosa bellezza di un mondo che sia vario, armonioso e melodico, perché varietà, armonia e melodia, sono requisiti essenziali della poesia. I muri reali o ideologici che vogliono dividerlo di questi tempi paiono voler distruggere queste premesse: pienezza e varietà di volti e parole che nella loro abbondanza creano, ciascuno nel loro ambito, un risultato magnifico e poetico. Per noi il mondo è magnifico perché è vario, non perché è chiuso in sé stesso e diviso in spicchi non comunicanti fra loro». Non a caso il gruppo ha girato il video a Riace e quel luogo devolveranno il ricavato delle vendite del singolo: «perché costituisce tutt’ora un modello funzionante di coesistenza fra le genti», concludono.

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