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Due o tre cose che non sono riuscito a dire a Dolores O' Riordan

Di te mi resta una canzone, ricordi? L'hai scritta, l'hai cantata e l'hai incisa con il nostro comune amico Angelo Badalamenti. Si intitola "Secrets of Love"

Due o tre cose che non sono riuscito a dire a Dolores O' Riordan
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David Grieco Modifica articolo

15 Gennaio 2019 - 21.16


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 Cara Dolores,

ieri sera ero al cinema e stavo guardando un film finalmente divertente e intelligente, che si intitola “Morto Stalin se ne fa un altro”. È stato girato in Ucraina, dove 14 anni realizzai “Evilenko”. Quando ti mostrai “Evilenko”, per te fu una sofferenza tremenda. Mi raccontasti che eri stata abusata per anni, da bambina, da un amico di tuo padre. Ma poi mi dicesti subito che avresti scritto e interpretato due canzoni per il film e che lo avresti fatto gratis, per tutti i bambini che Andrej Cikatilo (il vero Mostro di Rostov) aveva violentato e ucciso. E alla fine aggiungesti che in fin dei conti apprezzavi molto la mia compassione per quel mostro perché ogni essere umano nasconde un doloroso mistero e siamo tutti inevitabilmente figli della nostra infanzia travagliata.

Ieri sera, mentre ero al cinema, il mio telefono ha cominciato a vibrare. Non ho mai risposto, ma a un certo punto mio figlio Manuel mi ha mandato un SMS per dirmi che eri morta. Ho provato un senso di smarrimento così profondo che ancora adesso non riesco a dare un senso a questa notizia così improvvisa, così violenta, così spietata, così inaccettabile.

Ad Annabella non ho detto niente. Non riuscivo a trovare le parole. Stamattina, a scuola, una sua insegnante ha fatto ascoltare le tue canzoni a tutta la classe per annunciare che saresti stata assente per sempre. Annabella mi ha telefonato all’ora di ricreazione e ha singhiozzato con me. Eri il suo modello, eri la sua madrina canora, e ora hai anche tu una quarta figlia che non potrà mai dimenticarti.

Quest’estate speravo che poteste fare un piccolo duetto insieme ma non venisti più a Roma e cancellasti tutta la tournée. Avevi male alla schiena, niente di grave. Si trattava probabilmente di un residuo della lunga anoressia che ha accompagnato la tua adolescenza.

Undici anni fa, quando mi mandasti quel disco che ti eri fatta da sola (“Are you listening?”) e che vendevi da sola su Internet, io mi ero appena innamorato della mamma di Annabella e avevamo deciso di partire tutti insieme alla ventura con i nostri cinque figli. In viaggio non ascoltavamo che te. E Annabella, che aveva soltanto 4 anni, cantava sempre con te riproducendo perfettamente ogni sfumatura della tua voce. Non credevo alle mie orecchie e chiesi a sua madre se Annabella non fosse provvista di un registratore nascostoda qualche parte nel suo piccolissimo corpo. Quando te lo raccontai ridesti parecchio e ti colpì molto l’idea di possedere già una specie di reincarnazione infantile, dal momento che la tua infanzia è stata dolorosa e sei sopravvissuta proprio grazie alla tua voce.

Vorrei dirti tante cose che non ti ho mai detto, perché a volte sembravi così forte e mi davi consigli materni pur essendo molto più giovane di me, mentre altre volte scorgevo nei tuoi occhi un buio assoluto che evidentemente non smetteva mai di perseguitarti. Non ti ho mai detto niente perché avevi accanto a te un uomo veramente straordinario, Don, che aveva dedicato la vita a proteggere te e i vostri tre figli. Eravate così belli e così buffi insieme, tu alta un metro e mezzo e magra come un chiodo, lui alto due metri e fin troppo robusto.

Ma quando hai deciso di divorziare senza un perché, e di aggrapparti alla “famiglia” dei Cranberries che da troppo tempo aveva fatto il suo tempo, rinunciando di conseguenza a vedere i tuoi figli se non in momenti fugaci, mi sono preoccupato molto.

I nostri figli erano il nostro argomento di conversazione preferito, ricordi? I nostri figli che ci hanno salvato la vita perché ci hanno consentito di uscire dalla nostra infanzia difficile chiedendoci di non commettere gli stessi errori commessi dai nostri genitori.

In quel momento eri euforica e dicevi di sentirti nuovamente diciottenne. Come hai fatto a dimenticare che a diciott’anni soffrivi come un animale ferito e volevi morire? Credo che questa dimenticanza ti sia stata fatale, Dolores, perché in quest’epoca così strana tutti pensiamo di avere sempre 18 anni e finiamo per dimenticare tutto ciò che abbiamo costruito per crescere e per cercare di sopravvivere. Ma questo modo, rischiamo di cadere in quel pozzo nero che è sempre lì dentro di noi e che nasconde il nostro mostro personale dalle fauci sempre spalancate.

Avrei voluto dirtelo, avrei dovuto dirtelo, pensavo di farlo a Roma, ma sta di fatto che non l’ho fatto e mi sento tremendamente in colpa. Non so cosa è stato a spegnere la tua vita, sento parlare di overdose, ma nemmeno mi interessa. Sono notizie per i fans o per i tanti siti che si occupano di gossip. Per me non è morta una rock star. Io ho perso una ragazza che amavo molto e che è caduta nel suo baratro personale perché ha smesso di proteggersi.

Rimpiango gli psicanalisti che andavano di moda quando tu sei nata e che sono poi pian piano scomparsi. Erano pieni di difetti ma chissà quanta gente sono riusciti a salvare. Perché non c’è niente di peggio che non avere qualcuno con cui parlare, specie oggi che nessuno parla più con nessuno. Leggevo proprio adesso di una coppia americana che aveva 13 figli e li teneva in catene. I genitori sono stati arrestati e i figli sono stati liberati. Ma che ne sarà di quelle 13 vite?

Di te mi resta una canzone, ricordi? L’hai scritta, l’hai cantata e l’hai incisa con il nostro comune amico Angelo Badalamenti. Si intitola “Secrets of Love” ed è la canzone di un film che non sono riuscito a realizzare. Avevi anche una piccola parte in quel film, e l’idea di questa parentesi da attrice ti eccitava molto. Ora “Secrets of Love” l’ho riscritto, è diventato un film completamente diverso, e se riuscirò a realizzarlo la tua canzone sarà la sua canzone.

Anche questo volevo dirti, ma anche questo mi è rimasto in gola. Sono un vero impiastro. Come te.

 

 

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