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Corpi disobbedienti: il mondo dello spettacolo s'inginocchia contro Trump

Il corpo come arma e strumento di protesta: i corpi ‘disobbedienti’ delle star americane si inginocchiano contro il razzismo.

Corpi disobbedienti: il mondo dello spettacolo s'inginocchia contro Trump
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26 Settembre 2017 - 14.06


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In geografia politica, si dà una incredibile rilevanza al movimento dei corpi nello spazio. Al modo in cui essi interagiscono tra loro, ma anche all’intento con la quale vengono coordinati, usati, rinchiusi, liberati od ostacolati.

Il caso del ‘ban’ americano è, per esempio, un modo per ‘bloccare’ i corpi nello spazio, di impedirne la totale libertà di movimento: i cittadini provenienti da stati considerati a rischio, non potranno accedere agli Usa. I corpi, in questo caso, vengono orientati da una autorità statale.

Ma, di contro, il corpo può anche essere usato per protestare, per manifestare dissenso, per opporsi: i corpi ‘disobbedienti’ sono molteplici, da quelli dei migranti a quelli dei manifestanti, ad esempio.

In America stiamo assistendo appunto a questo: una schiera di corpi disobbedienti, molto noti al pubblico, capaci di farsi vedere dalla folla mentre compiono un atto di pura insubordinazione. Stiamo parlando degli sportivi, dei cantanti, degli attori, che in questi giorni si sono inginocchiati per protestare contro Trump ed il suo razzismo. Ecco chi sono.

Stevie Wonder, Eddie Vedder e Pharrell Williams: questi sono solo alcuni nomi dei cantanti che hanno protestato durante i loro concerti, imitando il gesto di Colin Kaepernick, ex quarterback dei San Francisco che nel 2016 fu il primo a inginocchiarsi durante l’inno statunitense per denunciare il trattamento degli afroamericani da parte della polizia di Stato. Ora mettersi in ginocchio (e pregare cantando, come nel caso di Wonder) è diventato il simbolo di una protesta trasversale, che dai campi di football ha invaso i palchi dei concerti negli Stati Uniti e naturalmente i social network. Sono infatti numerose le star che, pur senza inginocchiarsi fisicamente, stanno sostenendo virtualmente la campagna con l’hashtag #TakeAKnee.

Il primo a mettersi in ginocchio per protesta, seguendo il gesto di Kaepernick, è stato Stevie Wonder durante il Global Citizen Festival, sabato 23 settembre. Come riporta “Rolling Stone”, l’artista ha detto: “Stasera mi inginocchio per l’America. Ma non su un ginocchio solo, ma su entrambe per il nostro pianeta, il nostro futuro e i nostri leader mondiali”. Aiutato dal figlio Kwame Morris, si è abbassato davanti al pubblico di Central Park.

Il giorno dopo, al Pilgrimage Fest, in Tennessee, Eddie Vedder nel suo set da solista si è alzato dal piano e si avvicinato al centro del palco, inginocchiandosi davanti al suo pubblico. Nello stesso giorno i Pearl Jam avevano pubblicato una dichiarazione su Twitter in supporto dei Seahawks, che sono rimasti nello spogliatoio durante lo show The Star-Spangled Banner. “Appoggiamo tutti coloro che esercitano il diritto costituzionale di alzarsi, sedersi o inginocchiarsi per l’uguaglianza”.

Alzando il pugno verso il cielo, proprio come i due atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, John Legend si è inginocchiato aderendo al movimento #TakeAKnee. Inoltre, il cantante ha scritto un editoriale per “Slate”, in cui spiega perché la protesta dei giocatori della Nfl è un gesto patriottico. L’articolo comincia attaccando Trump: “Ha incoraggiato concretamente un potere estero ostile ad infiltrarsi nelle nostre procedure elettorali. Vuole sopprimere il diritto di voto di milioni di americani perché non hanno votato per lui. Compromette sistematicamente la liberà di religione con la sua rabbiosa islamofobia, attacca la stampa libera disturbandola continuamente e ora sta attaccando i diritti della popolazione a protestare in modo pacifico”. Poi, ricordando le proteste di Selma e dell’Alabama, aggiunge che “protestare è patriottico”.

Anche la voce di “Happy”, Pharrell Williams, ha contribuito alla protesta. Al minuto 11:34 del video è possibile vederlo genuflettersi davanti al pubblico e dire “Se voglio mettermi in ginocchio ora per la gente della mia città, per le persone del mio Stato, è perché per questo esiste questa bandiera”. Un messaggio chiaro al presidente Donald Trump, chiamato in causa pur senza nominarlo.

Gli ultimi in ordine di tempo non sono due cantanti, bensì due attori. Si tratta dei protagonisti della serie “The X Files”, Gillian Anderson e David Duchovny, che in una foto pubblicata su Instagram hanno aderito al movimento #TakeAKnee.

Infine, voci di protesta anche dal mondo del teatro: l”attrice Olivia Wilde, parte del cast di “1984” in scena ora a Broadway, ha preso parte alla protesta inginocchiandosi sul palco con gli altri attori, durante la fine dello spettacolo di domenica 24 settembre all’Hudson Theatre.

 

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