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Dopo la malattia torna Johnny Clegg, lo 'zulu bianco' amato da Nelson Mandela

Tournée internazionale per l'artista sudafricano che, nel 1997 in Germania, mentre cantava una canzone dedicata al leader nero, rimase shoccato dal vederlo arrivare sul palco a danzare davanti alla platea in delirio.

Dopo la malattia torna Johnny Clegg, lo 'zulu bianco' amato da Nelson Mandela
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Diego Minuti Modifica articolo

19 Settembre 2017 - 12.49


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Per tutti è lo ”zulu bianco”. E’ Johnny Clegg, l’artista sudafricano che fu tra i primi a schierarsi con i negri che chiedevano la parità cantando il diritto di tutti a potere parlare, a potere esprimere le loro idee, al di là del colore della loro pelle. E se quelle barriere oggi non ci sono più si deve anche a lui che, nelle sue canzoni, ha spesso inserito delle frasi in una lingua che non era la sua per sottolineare la vicinanza ad una lotta di civiltà che aveva fatto propria sin dalla gioventù. 
Clegg da domani comincia una tournée internazionale, che lo porterà in giro per il mondo (tappe in Nord America, Europa sino in Australia) con una energia che, a 64 anni suonati ed una salute un po’ scricchiolante, è stupefacente. Sono in forma e forte, ha detto anticipando che, come sempre, nei suoi concerti canterà e danzerà, anche se sa benissimo che saranno momenti per lui non certo facili, dopo essere stato in cura per un tumore al pancreas, che gli è stato diagnosticato nel 2015. Dopo due cicli di chemioterapia ed un intervento chirugico per la rimozione delle cellule cancerose, è tornato in pista, con la volontà di sempre. Come quando si fece conoscere in tutto il mondo con i suoi gruppi multirazziali (Juluka e Savuka) , una sfida aperta alla minoranza bianca che dominava il Sud Africa. Cosa che si tradusse per alcuni dei suoi musicisti in arresti.
Una delle canzoni più note di Johnny Clegg è ”Asimbonanga”, “non l’abbiamo mai visto” in lingua zulu e si riferisce al fatto che il regime dell’apartheid vietava la pubblicazione della prigionia di Nelson Mandela. Una canzone in cui la voce dei coristi zulu (con il loro tradizionale modo di cantare quasi cupo) isembra raccogliere tutta la rabbia di un popolo costretto a vivere entro confini artificiali, ma non meno pericolosi come quelli imposti da un regime che si sentiva il solo abilitato a governare per il colore della pelle e la presunta superiorità che da essa derivava.

Johnny Clegg ama raccontare un episodio che ha segnato profondamente la sua vita, di artista e di uomo. Nel corso di un concerto in Germania, nel 1997, quando aveva appena cominciato ad intonare ”Asimbonanga”, rimase shoccato vedendo apparire sul palcoscenico un Nelson Mandela raggiante e che danzava seguendo la musica.
”La musica e la danza – disse Mandela davanti alla platea sbalordita – mi fanno sentire in pace con il mondo. E in pace con me stesso “. Dopo aver chiesto a Clegg di riprendere la canzone, Mandela invitò tutti gli spettatori a salire e ballare sul palcoscenico.  Alla fine della canzone, Nelson Mandela e Johnny Clegg, lasciarono il palcoscenico insieme.
Un momento che Clegg considera il più alto della sua vita: ”fu un dono completo e incredibile dell’universo”.

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