Islam, le ragazze che fanno tremare gli stereotipi con l'heavy metal | Giornale dello Spettacolo
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Islam, le ragazze che fanno tremare gli stereotipi con l'heavy metal

Si chiamano "Voice of Baceprot": sono tre adolescenti indonesiane. Suonano con il velo e i watt sparati. Un caso che sta conquistando il mondo

Islam, le ragazze che fanno tremare gli stereotipi con l'heavy metal
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2 Settembre 2017 - 17.46


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di Delia Vaccarello

L’urlo per i diritti delle tre rockers adolescenti musulmane sta conquistando il mondo. Catturano, per via di un mix di tenacia e tenerezza che è irresistibile. Studentesse tranquille, sul palco si trasformano appassionate di libertà e heavy metal. Con il velo, i jeans e le scarpe da tennis, graffiano l’aria sulle note di “The Enemy of Earth is You” (il nemico della terra sei tu, ndr), popolare in Indonesia. Si ribellano alle restrizioni imposte alle donne, alle norme religiose, agli insegnanti e ai genitori che hanno vietato loro di suonare, a chi le minaccia di morte. Sono amiche dall’infanzia ma solo nel 2014, grazie a un prof di musica che ha visto lungo, hanno messo su la band “Voice of Baceprot”, voce del rumore. E fanno proprio rumore le tre ragazze della West Java, che frequentano le superiori nella città rurale di Singajaya. Sembrano nate per spezzare gli stereotipi. Per loro il velo e l’essere musulmani osservanti non vuol dire affatto rinunciare a l’heavy metal che è molto amato anche dal presidente della repubblica indonesiana. Combattono l’intolleranza, lottano per l’uguaglianza di genere e per i diritti dei giovani in un paese ferito dal cosiddetto fenomeno delle “spose bambine”. Chiaro che hanno cercato di fermarle. Ma Firdda Kurnia, chitarrista e cantante di 17 anni, la batterisa Eusi Siti Aisyah, anche lei di 17, e la bassista Widi Rahmawati di 15 sono indomabili. E il tempo ha dato loro ragione: il mese scorso hanno suonato davanti a una folla di duemila funzionari governativi, dirigenti d’affari e gruppi studenteschi di Giacarta per la celebrazione del settantaduesimo anniversario della indipendenza, accompagnate da una orchestra di 50 strumenti.

 

Un traguardo conquistato suonando di nascosto e ignorando il divieto espresso all’inizio dai familiari. Poi, attraverso spettacoli live postati su facebook e divenuti virali, si sono imposte non solo a livello locale. Ma i social hanno anche un effetto boomerang. “Se produrrete un album lo bruceremo e vi taglieremo la testa”, questo il tono delle minacce.Loro tirano dritto, compaiono in programmi televisivi nazionali, e arrivano a fare anche 5 spettacoli al mese. A breve il loro primo album vedrà la luce anche se non si placa il conflitto tra le ragazze e i musulmani strettamente conservatori, che sono tanti (l’indonesia è il paese più popoloso a maggioranza musulmana ). A dispetto dei divieti, però, l’Indonesia ha una scena musicale molto viva e la “Voice of Baceprot” viene paragonata alle femministe punk “riot grrrl” impegnatissime contro violenze e sessismo. Anche a scuola la notorietà non dà loro vita facile. Ma la band ribatte dichiarando al New York Times: “Ci dicono che la musica non dà nulla? Non potrebbe essere più falso”.

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