Carmelo Bene, ottant'anni dalla nascita del genio | Giornale dello Spettacolo
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Carmelo Bene, ottant'anni dalla nascita del genio

E’ sempre stato un grandissimo Signore con la S maiuscola, il “Genio”, l’Unico, che ho incontrato nella mia vita.

Carmelo Bene, ottant'anni dalla nascita del genio
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Rino Maenza Modifica articolo

31 Agosto 2017 - 19.11


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Quando penso al genio, penso a lui con tutte le sfaccettature umane e culturali. Era un grande, aveva colto appieno il sale della vita. Era un maestro di vita. E lo fu anche per me, che lo avvicinai da giovane e per caso nel 1980, dopo averlo ascoltato in teatro a Bologna nel Manfred. Fu il mio primo incontro personale con lui.

Il Manfred fu una rivelazione. Una rivelazione musicale allora non sufficientemente evidenziata dalla critica, perché fu la prima forma di melologo costruito trovando un giusto equilibrio con un fondamento musicale forte, straordinario, di tipo sinfonico potenziato, che è la partitura di Schumann eseguita da grandi orchestre degli enti lirici italiani (da Roma a Firenze, Bologna, poi la Scala). Nella partitura tipica del melodramma, quindi, e con due straordinarie voci diciamo “recitanti”, quella di Lydia Mancinelli e quella di Carmelo. Il Manfred mi apparve allora come un grandissimo monumento di un qualcosa di inconsueto, al di fuori della partitura tradizionale dei palinsesti offerti dagli enti lirici italiani, che comunque cercava uno spazio di musicalità a tutto tondo nel quale la voce si integrava pienamente nella partitura e la partitura diventava supporto della voce.

Riuscii a parlare con Carmelo in un hotel di Bologna. Fu subito simpatia tra noi e capimmo che avremmo potuto realizzare numerosi progetti assieme. Abbiamo cominciato a parlare, parlare… Dopo due giorni, Carmelo mi telefonò e mi disse: “Sai, mi hai convinto, faccia­mo il disco del Manfred… Però ho bisogno di vederti perché c’è tutto un discorso di fonica che voglio fare”.

Quindi registrammo il Manfred live alla Scala il 29 settembre 1980. L’LP fu pubblicato dalla WEA in formato cd. Riascoltato oggi, continua a essere un insegnamento. E’ il piacere di un ascolto, il piacere di farsi coinvolgere in un racconto tutto musicale, dove la parola diventa un’espressione assolutamente musicale e l’insie­me è una cosa di grande godimento. Alla Scala testammo il nuovo impianto di amplificazione: avevamo realizzato “la Ferrari del suono”, come diceva Carmelo, la Fonica, che per lui aveva molto di “sensuale” nella sua accezione perché lui con la fonica ci faceva l’amore in modo totale.

La Fonica fu l’esperienza più esaltante che abbiamo compiuto insieme: un vero e proprio laboratorio durato anni, nel quale Carmelo si cimentò con determinazione. Attraverso la mediazione elettronica del microfono e degli amplificatori rese la sua voce un assoluto e completo strumento musicale, come una grande orchestra, un insieme di strumenti acustici in grado di realizzare una comunicazione “da un di dentro”, il suo, “a un di dentro”, quello del pubblico.

Fu una grande occasione per me, ma anche per Carmelo, che ritrovò il piacere di ragionare di strumentazioni elettroniche audio al servizio dello spettacolo e, più in generale, della possibilità di creare un nuovo mezzo espressivo, diverso e integrato, con lo spettacolo teatrale stesso at­traverso l’uso del supporto discografico. L’esperienza più esaltante che abbiamo compiuto insieme: un vero e proprio laboratorio durato anni, nel quale Carmelo si cimentò con determinazione. Consapevole del suo grande talento vocale, Carmelo volle sperimentare e verificare ogni possibile forma di comunicazione. Attraverso la mediazione elettronica del microfono e degli amplificatori, rese la sua voce un assoluto e completo strumento musicale, come una grande orchestra, un insieme di strumenti acustici e non, in grado di realizzare una comunicazione “da un di dentro”, il suo, “a un di dentro”, quello del pubblico.

La voce, cosi mediata da transistor, valvole e chip, divenne il suo strumento. La Fonica divenne modo nuovo, dove gli effetti diventavano affetti. Come affermava Gilles Deleuze parlando della strumentazione di Carmelo: “Non è questo o quel personaggio che parla, ma il suono stesso diventa personaggio, quel preciso essere sonoro diventa personaggio”.

Dopo il Manfred sono stati prodotti altri LP in vinile, tra i quali il Majakovskij – Quattro diversi modi di morire in versi, la Lectura Dantis, Pinocchio, l’Adelchi (tutti pubblicati allora dalla Fonit Cetra e dalla CGD e tutt’ora disponibili nel catalogo classico della Warner Music) e poi l’Hyperion di Hòlderllin-Maderna, ancora inedito ma, vi assicuro, straordinario.

Sono stati tanti, oltre ai dischi, gli eventi che mi hanno visto al fianco di C.B., con quella flessibilità e disponibilità che lui esigeva, riconoscendone sempre i meriti.

L’81 è stato un anno straordinario: è stato l’anno della Lectura Dantis.

In occasione della pubblicazione del volume e del DVD Carmelo Bene: lectura Dantis a cura del sottoscritto, l’allora sindaco di Bologna Renato Zangheri ha ricordato così quel grande evento commemorativo del primo anniversario dell’orrenda strage del 1980 alla stazione di Bologna: “Mi chiedete un ricordo, un significato di quella serata: il valore, il significato unico per tutti, profondo, incancellabile è stato e resta il modo come decidemmo di opporci alle stragi, al sangue, non con altro sangue, ma con la cultura, col diritto, con iniziative del popolo. Usammo Carmelo Bene e per suo tramite le parole più alte della nostra lingua, in uno dei luoghi più rappresentativi del nostro vivere civile”.

La Lectura Dantis non fu soltanto il trionfo dell’attore, il quale prestò la sua incomparabile voce a Dante: fu soprattutto una rappresentazione, che riuscì a fondere in un evento straordinario gli elementi, le parti, il testo, la voce, il pubblico, l’architettura stessa di Bologna, palcoscenico e platea insieme.

Per me la Lectura Dantis rimane l’evento più importante che ho realizzato nella mia vita di produttore e organizzatore culturale. Carmelo mi ha ricordato con sobrietà, ma con tanta stima ed affetto nel volume Sono apparso alla Madonna con queste parole: “Questi genieri scelti in su li spalti roventi del meriggio, intimoriti punto del gran tumulto de le folle in basso, con ordigno predisposto intendeano li consigli del mastro in succitata bottega Maenza Salvator nomato, non vedente d’occhi due e perciò abilissimo conoscitor de la musica e inventor di congegni altoparlanti di provata efficacia…”.

Per me è stato anche un grandissimo impresario che sapeva trattare col mondo delle istituzioni a tutto tondo, sia che si occupassero direttamente di cultura sia che si occupassero in generale di questioni pubbliche. Un talento, una maestria in questo, una capacità che non ho ritrovato in altri. Come Carmelo sapeva trattare e sapeva intuire le scelte, come sapeva investire sulle persone è un ulteriore patrimonio, una ricchezza, un insegnamento che ho appreso.

Carmelo fu un uomo di grande generosità prima di tutto intellettuale, e per quello che mi riguarda, come per tutti coloro che lo hanno frequentato, anche umana e personale.

Con la sua genialità e con la sua autorevolezza, era anche un “generoso”, proprio come uomo.

E’ sempre stato un grandissimo Signore con la S maiuscola, il “Genio”, l’Unico, che ho incontrato nella mia vita.

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