Here’s to you: così Joan Baez ha reso immortali Sacco e Vanzetti | Giornale dello Spettacolo
Top

Here’s to you: così Joan Baez ha reso immortali Sacco e Vanzetti

“Here’s to you” inno generazionale e successo mondiale. La storia del brano musicato da Morricone e cantato da Joan Baez. La versione italiana di Gianni Morandi

Here’s to you: così Joan Baez ha reso immortali Sacco e Vanzetti
Preroll

Francesco Troncarelli Modifica articolo

23 Agosto 2017 - 12.11


ATF

Fu Ennio Morricone a firmare la colonna sonora di “Sacco e Vanzetti”. Lo volle fortemente Giuliano Montaldo che ne apprezzava le qualità di compositore e la sua grande versatilità dimostrata non solo con l’enorme successo della cosidetta “trilogia del dollaro” (i film western di Sergio Leone), ma anche in pellicole più romantiche e meno d’azione come “Metti una sera cena” con cui aveva vinto il Nastro d’argento.
Dodici brani di grande atmosfera per sottolineare la drammatica vicenda dei due anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti, che valsero il terzo Nastro d’argento a Morricone e un grande successo internazionale grazie alla canzone composta insieme a Joan Baez “Here’s to you” che faceva parte della colonna sonora del film e che entrò in tutte le classifiche nel 1971, prima addirittura in Francia e nella chart inglese.
Quel pezzo, che era il più breve componimento musicale per il film, è stato anche il più famoso.

L’ “Here’s to you, Nicola and Bart” che tutti hanno cantato nel corso degli anni Settanta è l’incipit di una piccola strofa (Here’s to you Nicola and Bart/ Rest forever here in our hearts/ The last and final moment is yours/ That agony is your triumph!) che ha fatto veramente il giro del mondo divenendo uno dei simboli di quella tragica vicenda e in un certo senso una sorta di inno manifesto contro le ingiustizie.
La musica è solenne e riflette una tensione emotiva e partecipativa dell’evento che racconta in conclusione del film e sulla scia di quanto è successo. E’ sottolineata prima da un organo, poi dalle note cadenzate di un pianoforte che introducono la voce calda di Joan Baez che al pari del crescendo della musica, canta sempre più decisa e a piena voce riuscendo così col suo carisma e la sua interpretazione, a coinvolgere emotivamente chi ascolta.
La canzone è un omaggio a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, che furono condannati a morte da un tribunale degli Stati Uniti nel 1920 e uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto del 1927, 90 anni fa esatti, per una rapina e un omicidio per i quali erano invece completamente innocenti. Pagavano in realtà per le loro idee politiche e per il fatto di essere italiani.
Il testo trae spunto da una dichiarazione attribuita a Vanzetti durante un’intervista rilasciata un giornalista del “Nord America Newspaper Alliance”, Philip D. Strong, che lo aveva visitato in carcere, nel maggio 1927, tre mesi prima della sua esecuzione:
« Se non fosse stato per queste cose, io avrei vissuto la mia vita là fuori, parlando agli angoli delle strade con degli uomini disprezzati. Io sarei morto trascurato, sconosciuto, un fallimento. Ora noi non siamo un fallimento. Questa è la nostra carriera e il nostro trionfo. Mai nella nostra intera vita avremmo mai potuto sperare di compiere un tale lavoro in favore alla Tolleranza, alla Giustizia, alla Comprensione che ha un Uomo di un altro Uomo come ora noi facciamo per caso. Le nostre Parole – le nostre Vite – le nostre Pene – non hanno fatto niente. La presa delle nostre Vite – vite di un buon calzolaio e di un povero pescivendolo – ha fatto tutto! Questo ultimo momento appartiene a noi – questa Agonia è il nostro Trionfo! »
Gianni Morandi poi ne fece una versione in italiano, che prendendo spunto dal film di Montaldo parla della storia di quei due sventurati italiani condannati ingiustamente. Un disco e una situazione particolare in cui Morandi e la Baez si ritrovano a parti invertite dopo il successo internazionale di “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” che fu rilanciato nel mondo dall’artista newyorkese.
Questa volta infatti fu l’eterno ragazzo della canzone italiana a sfruttare il successo scritto dalla cantautrice americana, con l’aiuto di Franco Migliacci, autore di entrambi i testi delle due canzoni passate da un interprete all’altro, “C’era un ragazzo” e “Ho visto un film”. Ovviamente in Italia il 45 dell’artista bolognese andò fortissimo. Ecco il testo:

Ho visto un film
di Migliacci-Miti-Morricone-Baez

Tu vivi, cammini, lavori,
guardi, parti, canti
poi viene qualcuno
e ti lega le mani e i piedi
e ti chiude la bocca
e ti chiude gli occhi

Ho visto un film Nicola e Bart
la vita di Nicola e Bart
la morte di Nicola e Bart
amo voi Nicola e Bart.

Se morir vuol dire amare
se morir vuol dire lottar
la vostra morte la regaliam
all’uomo che uomo non è.

Queste mani per lavorar
questi occhi per guardar
questi piedi per camminar
questa bocca per cantar.

Canto a voi Nicola e Bart
per chi odia la schiavitù
per chi ama la verità
canto forte libertà.

Con le mani non supplicherò
con i miei occhi non piangerò
con i piedi non fuggirò
con la bocca canterò.

Canto a voi Nicola e Bart
per chi odia la schiavitù
per chi ama la verità
canto forte libertà.

La versione orchestrale diretta da Ennio Morricone

Native

Articoli correlati