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I concerti "umanitari" di Marc Vella: la musica dove serve speranza

Ha suonato in sperduti villaggi africani come nelle baraccopoli dell'India.

I concerti "umanitari" di Marc Vella: la musica dove serve speranza
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4 Luglio 2016 - 10.58


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Marc Vella è un “pianista nomade” che con il suo pianoforte a coda ha tenuto concerti nei luoghi più remoti della Terra. In 25 anni, ha percorso 200 mila chilometri toccando oltre 40 Paesi, per trasmettere un messaggio di pace e di unità. Il suo ultimo concerto, nella sperduta Valle dell’Omo in Etiopia ha suscitato non poco clamore. In questa terra sta infatti sorgendo una gigantesca diga che rischia di mettere in pericolo la vita degli indigeni e uno degli ecosistemi naturali più ricchi del mondo. Ne parla un articolo Virginia Ntozini pubblicato dalla rivista Africa.

La missione di Marc è “portare la musica dove c’è bisogno di speranza”. Con il suo pianoforte vuole veicolare messaggi di pace, fratellanza e solidarietà presso i popoli più diseredati. Inseguendo questo ideale si è trovato a suonare nei villaggi africani, nelle baraccopoli dell’India, transitando per il Sahara e le montagne del Pakistan. Poche settimane fa era in Etiopia, dove, su un pick up, per strade dissestate, ha trasportato il suo pianoforte fino ai villaggi della Valle dell’Omo. Alla fine, a forza di sobbalzare su buche e pietraie, il piano era completamente scordato… ma la musica ha comunque stupito e rapito gli abitanti del luogo.

Ma è soprattutto un altro il motivo che rende questo concerto così importante. Nella Valle dell’Omo sta infatti nascendo una gigantesca diga, fortemente voluta dal governo etiope e appaltata alla società italiana Salini Impregilo. L’opera produrrà l’energia di due centrali nucleari e dovrebbe contribuire a risolvere la cronica penuria di energia di cui soffre la nazione.

Potrebbe pero rivelarsi micidiale sia per l’ecosistema della valle che per le popolazioni che la abitano. Secondo l’organizzazione Survival International , che difende i diritti dei popoli tribali, la diga metterebbe in pericolo le vite di almeno 400 mila persone e danneggerebbe fortemente una delle aree a maggior biodiversità del pianeta. Tutto il sistema di sussistenza agro-pastorale degli indigeni, fortemente legato alle piene spontanee del fiume Omo e alla pesca nel Lago Turkana, subirebbe un gravissimo colpo.
Al contrario, per la società italiana Salini, la diga farà dell’Etiopia uno dei primi produttori energetici del continente, e porterà a una crescita del benessere e dell’aspettativa di vita della popolazione.
Mentre la controversia continua, l’invaso della diga, ormai realizzata si sta già riempiendo. E la musica del “pianista nomade” non riuscirà né a bloccare, né a condizionare la messa in funzione di questa opera monumentale. Ma i concerti di Marc hanno avuto almeno il merito di attirare l’attenzione di giornali e televisioni su una questione controversa ignorata dai media.

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