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O Gorizia tu sei maledetta, tutti in piazza con Soledad e gli altri

A Soledad Nicolazzi non hanno fatto finire di cantare la canzone pacifista. Così artisti e gruppi di canto popolare la canteranno in strada ovunque il 12 dicembre prossimo.

O Gorizia tu sei maledetta, tutti in piazza con Soledad e gli altri
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3 Dicembre 2015 - 17.10


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Aveva cantato “O Gorizia, tu sei maledetta”, la canzone pacifista più nota, più bella, più vera, ma anche la più contestata, sulla prima guerra mondiale . E aveva sorpreso generali e politici durante la cerimonia delle forze armate del 4 novembre scorso a Carrara. Ma non aveva potuto terminare il canto bello e libertario che ancora oggi ci parla della guerra e ci ricorda la pace. Soledad Nicolazzi, fermata e identificata quasi subito, ha detto al Tirreno:

“Sono andata a quella manifestazione per capire di cosa si trattasse visto che le scuole erano state invitate, inclusa quella di mio figlio. Quando ho sentito l’intervento delle autorità mi sono sentita di intervenire: era un discorso di stampo fascista, patriottico, che sembrava idolatrare quella guerra. E mi sono sentita di intervenire per questa città medaglia d’oro al valor militare per la resistenza che ha portato avanti. Quella canzone, mi è venuta da dentro, dal cuore. È una canzone che parla del macello della guerra del 15-18, una canzone che parla di pace. E io volevo ricordare proprio la storia di questa canzone. Quando mi sono avvicinata al palco mi sono venuti addosso in sette per farmi smettere di cantare. E mi sembra una reazione sproporzionata”.

Il 12 dicembre, invece, Soledad Nicolazzi artista di grande talento tornerà a cantarla nelle strade del centro storico di Carrara. E non solo “O Gorizia”, si canteranno tutti i canti popolari, tutti contro la guerra, per la pace, per la cultura, per la storia. A Carrara e a Trieste contemporaneamente. E con Soledad, durante l’evento “Cantiamogliele!”, organizzato dall’Archivio Germinal in collaborazione con il coro “Inni e canti di lotta” della scuola popolare di musica del Testaccio di Roma ci saranno: Voci di mezzo di Milano, Giovanna Marini e il coro Inni e canti di lotta, il coro Garibaldi d’assalto di Livorno, i cori di Pisa, i Suonatori terra terra, De Soda Sisters, Marco Rovelli, la Lega di Cultura di Piadena, Anna Barile da L’Aquila, Massimo Ferrante e tanti altri.

“Crediamo che sia sbagliato celebrare ancora la vittoria italiana nella prima guerra mondiale – fanno sapere dall’Archivio – inutile carneficina, e che non ci sia niente da festeggiare. E che proprio oggi, quando sembra si stia nuovamente soffiando sul fuoco della guerra, sia importante insegnare ai ragazzi valori diversi dal sacrificio della vita per la vittoria”, scrive il Tirreno.

Soledad Nicolazzi è un’artista con grande esperienza e tante capacità. Per esempio straordinario è il suo lavoro sui migranti con Alem Teklu ([LinkNewsB_83023]). “In cima a quel mondo lontano, sottratta a tutto il resto, c’è la residenza teatrale di Campsirago. E nella notte, perché lo spettacolo è cominciato quasi a mezzanotte, sono apparsi i miraggi migranti, attraverso la bravura scenica di Soledad Nicolazzi, le cui mani hanno raccontato con una perfezione che raramente a teatro si vede la storia di mille migranti in viaggio verso un Nord che respinge, da un Sud che potrebbe nutrire che parte. In un miscuglio di ragioni in cui il gioco dell’assurdo prende il suo spazio con una certa solennità”, ha scritto su questo giornale Antonio Cipriani ([LinkNewsB_83130]).


O Gorizia tu sei maledetta – Sandra Mantovani

Il brano venne composto nel 1916 in trincea da autore anonimo
nel corso della sanguinosa battaglia per la conquista della città
friulana costata la vita a ben 100.000 uomini da ambo le parti.
Venne trascritto successivamente a Novara da Cesare Bermani
grazie alla testimonianza mnemonica di alcuni soldati di fanteria
sopravvissuti al cruento massacro, gli stessi gli narrarono anche
che chiunque venisse sorpreso a cantarla al fronte era accusato
di disfattismo e quindi spedito davanti al plotone d’esecuzione.
Non esistendo dunque un testo originale molte furono in seguito
le versioni differenti dalla prima stesura, la più celebre delle quali
sicuramente quella eseguita dall’indimenticato Michele Straniero
a Spoleto nel 1964 nel corso dell’annuale Festival dei Due Mondi.

La mattina del cinque d’agosto

si muovevan le truppe italiane

per Gorizia, le terre lontane

e dolente ognun si partì

Sotto l’acqua che cadeva al rovescio

[variante: che cadeva a rovesci]

grandinavan le palle nemiche

su quei monti, colline e gran valli

si moriva dicendo così:

O Gorizia tu sei maledetta

per ogni cuore che sente coscienza

dolorosa ci fu la partenza

e il ritorno per molti non fu

O vigliacchi che voi ve ne state

con le mogli sui letto di lana

schernitori di noi carne umana

questa guerra ci insegna a punir

Voi chiamate il campo d’onore

questa terra di là dei confini

Qui si muore gridando assassini

maledetti sarete un dì

Cara moglie che tu non mi senti

raccomando ai compagni vicini

di tenermi da conto i bambini

che io muoio col suo nome nel cuor

Traditori signori ufficiali

Che la guerra l’avete voluta

Scannatori di carne venduta

[altra versione: ‘Schernitori di carne venduta’]

E rovina della gioventù

[altra versione: ‘Questa guerra ci insegna così’]

O Gorizia tu sei maledetta

per ogni cuore che sente coscienza

dolorosa ci fu la partenza

e il ritorno per molti non fu.


Le immagini del video sono stratte da “Uomini contro – Francesco Rosi (1970)”. Il film, liberamente tratto dal libro “Un anno sull’altopiano” di Emilio Lussu,
narra l’altra faccia della grande guerra quella nascosta all’opinione pubblica,
lucido spietato e crudo atto d’accusa contro la cinica efferatezza del conflitto
e la ferrea crudeltà della disciplina militare che condannava quotidianamente
migliaia di uomini al macello sull’altare di dispute e sogni di gloria dei potenti.
All’uscita nelle sale cinematografiche la pellicola venne dapprima censurata,
poi boicottata dai circuiti commerciali a causa della chiara impronta pacifista
e lo stesso regista fu a sua volta denunciato per vilipendio delle forze armate.
Oltre il valore letterario l’opera di Lussu è da considerarsi un documento verità
riguardo le alterne vicende belliche svoltesi sull’Altopiano di Asiago durante
il biennio 1916/17, testimonianza di un inutile eccidio scritta propria manu
dalla penna di chi quelle battaglie aveva combattuto davvero, ed eroicamente.

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